ANTROPOLOGI IN DOPPIO PETTO...

Proponiamo la traduzione di questo interessante articolo tratto da un rivista messicana sulla reale identità degli autori intellettuali dei massacri che si stanno consumando in Chiapas e sicuramente in altri stati messicani (come il Guerrero ad esempio).

Troppe volte la giusta e legittima protesta e indignazione dei compagni delle associazioni e dei comitati di solidarietà con chi lotta in Chiapas e in tutto il Messico non marca dovutamente il ruolo dell'imperialismo USA (solo apparentemente di basso profilo) nella strategia contro-insurrezionale in Chiapas.

Di fronte ai massacri e alle sofferenze inflitte alle popolazioni indigene, alla caccia spietata nei confronti dei militanti zapatisti o eperristi, la mobilitazione (nel nostro caso) ha puntato il dito, a nostro avviso, principalmente contro il governo messicano, trascurando la vera consistenza dell'intervento USA in Chiapas. Un intervento, a differenza di altri paesi centroamericani e sudamericani, molto più discreto e ridotto in termini militari, ma molto più "efficace", se pensiamo che un manipolo di "antropologi" ha determinato questi conflitti "interetnici", così come è stato in Perù per togliere le basi di appoggio a Sendero Luminoso o in Colombia per le FARC e l'ELN.

Senza dilungarci troppo: crediamo che l'intervento USA sulle questioni messicane non sia solo nella sfera dei macrosistemi di dominazione economica e politica (vedi il TLC); esso si esprime in termini di conduzione diretta della tattica e della strategia repressiva nelle aree più conflittuali, scavalcando addirittura l'esercito messicano che, seguendo una delle opzioni della guerra di bassa intensità, deve rimanere apparentemente il più possibile estraneo alla violazione dei diritti umani, salvaguardando così la sua immagine di esercito di un paese "democratico" (vedi l'atteggiamento tutto sommato elastico con i "campamentistas", molto diverso da quello che i militari del Guatemala o di El Salvador riservavano agli stranieri magari semplicemente sospetti di "simpatie comuniste").

In questo senso, di fronte ad un (non improbabile) precipitare della situazione nelle aree coinvolte pensiamo che sia giusto caratterizzare la solidarietà e la mobilitazione non solo contro i simboli e le rappresentanze del governo messicano, ma anche, e con più forza, contro l'intervento USA in Chiapas, così come fu fatto per il Centro America negli anni '80.

I compagni della Rete Internazionalista dell'Emilia Romagna di Cesena

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LA CIA IN CHIAPAS

Inchiesta di un antropologo messicano

di Josè Martinez Mendoza

Un antropologo messicano ha svelato dall'agosto 1985 l'ingerenza della CIA in Chiapas. È proprio da questa data che nasce l'embrione dei gruppi paramilitari.

In larga parte le azioni destabilizzanti condotte dai gruppi parafascisti vincolati al Partito Rivoluzionario Istituzionale hanno in origine l'indottrinamento ideologico che gli esperti della CIA seminarono nelle comunità indigene del sud-est dai primi anni '80, con il fine di puntellare l'accerchiamento ideologico affinchè le guerriglie centro-americane (Guatemala, Nicaragua, ecc.) non varcassero le frontiere sud del Messico, di fronte alla minaccia di un'estensione del conflitto fino alle porte di casa degli Stati Uniti, come dichiarò in quel momento il Dipartimento di Stato USA, che per questo motivo inviò vari rappresentanti delle sue agenzie alla frontiera del paese.

Juan Manuel Sandoval Palacios, antropologo e ricercatore della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia, dal 1985 mise in allerta il governo messicano sulla presenza della CIA e i primi segnali della guerriglia in Chiapas. Sandoval Palacios presentò le prove in un congresso nazionale di ricercatori in antropologia.

Per lo specialista messicano il problema principale del governo statunitense nel caso specifico del Chiapas, oltre allo spionaggio, era come indurre comportamenti individualistici fra gli indigeni delle differenti comunità, in modo tale da introdurre idee contrastanti fra loro, facendogli perdere il senso di collaborazione e di comunità insieme alle istituzioni tradizionali di mutuo soccorso o "tequio", le feste, ecc.

Dodici anni dopo le avvisaglie dell'antropologo, non solamente ci sono indizi che in Messico esistano i gruppi "vendicatori" dell'ultra-destra cavernicola messicana, disposti a commettere atti di terrorismo come quella del massacro di Chenalhò (dicembre '97). A partire dalla rivolta zapatista del sud-est è chiara la formazione di diversi gruppi para-militari legati al partito di potere e ai gruppi dei "Caciquiles" che predominano in Chiapas.

A giudicare dai fatti di Chenalhò è chiaro che il governo non ha preso misure risolutive per reprimere con energia questa nuova delinquenza, destinando al contrario fondi segreti (pubblici) all'organizzazione di "Sviluppo, Pace, Giustizia", sotto cui si nascondono in realtà i gruppi paramilitari.

Sarebbe utile che gli analisti e gli spettatori dell'apparato di sicurezza nazionale valutassero con tutta l'attenzione alcune circostanze sulla origine e gli autori intellettuali dei gruppi che perpetrarono il massacro di Chenalhò.

Le indagini, a differenza di quelle vaporose condotte dalla Procura Generale della Repubblica (PGR), potrebbero rivelare che gran parte dei gruppi paramilitari che hanno operato negli ultimi 4 anni non sono composti da indios arrabbiati, ma che in realtà i fatti luttuosi che hanno indignato i messicani durante il Natale risultano di un tono ben maggiore.

I rinvenimenti dell'antropologo Sandoval Palacios, realizzati a metà degli anni '80, oggi acquistano una grande rilevanza nell'instabilità della frontiera sud.

Scrive l'antropologo: "Gli agenti della CIA utilizzano principalmente due travestimenti: membri di numerose sette evangeliche e professori in scienze sociali che conducono ricerche sotto la copertura di istituzioni del governo degli USA e, più recentemente, di alcune università e istituzioni messicane, dove sono riusciti ad infiltrarsi grazie all'appoggio incondizionato di alcuni funzionari di queste ultime, o perché questi antropologi sono considerati fra i migliori nel loro campo e sono quindi invitati come docenti e ricercatori, dietro il pretesto di una presunta "scienza neutrale"..... Molti di questi ricercatori statunitensi sono consulenti della Casa Bianca, agenti della CIA e di altri organismi come il Dipartimento di Stato."

L'antropologo Sandoval indica i suoi omologhi statunitensi Robert Camark e Gary Goasen come i pionieri della CIA in Chiapas. Entrambi i ricercatori intrapresero nel 1983 un progetto sui Chamula e i Tzotziles. Camark e Goasen parlano perfettamente il Tzotzil e il Quichè, appresi dagli indigeni in Guatemala, sempre per questioni di "lavoro".

Camark lavorò per il Centro Studi Maya della Università Autonoma del Messico (UNAM), contando sull'avallo dell'Istituto Nazionale Indigenista. I suoi servizi di informazione sono stati sempre molto apprezzati dal Dipartimento di Stato. Negli anni '80 sono sbarcati in Chiapas numerosi antropolgi del progetto linguistico "Francisco Marroquin", che fu fondato in Guatemala negli anni '60 sotto l'impulso della "Alleanza per il Progresso".

Due riconosciuti membri di questo progetto elaborato in Messico sono Karin Dakin e Thomas Smith. Il primo è stato membro dell'Istituto Nazionale Antropologico e dell'Istituto di Ricerche Filologiche, entrambi della UNAM.

Il secondo è stato ricercatore nel "Colegio de Mexico".

Quando nel 1984 fu istituito il Dottorato di Antropologia nella UNAM, si nominò per dirigerlo un ex agente del Dipartimento di Stato, il dottor Norman McQwon. McQwon lavorò molto strettamente con Heberto Morales Constantino, rettore della Università Autonoma del Chiapas. Constantino aveva stretti legami con università confessionali dell'ultra-destra USA del Colorado e dell'Alabama, così come con agenti della CIA. Constantino lavorò in progetti compiuti con James Burke dell'Università di Colorado e Alabama. Constantino fu scoperto come agente della CIA quando il capo della sezione della CIA in Messico Lawrence Sternfield venne accusato dell'assassinio del giornalista Manuel Buendia.

Altro agente della CIA che ha lavorato in Chiapas come agente coordinatore dell'Istituto Linguistico de Verano negli Altos de Chiapas è Thomas A. Lee che insieme con Constantino e James Burke lavorano per Lawrence Sternfield riportando tutti i movimenti indigeni del Chiapas. Sono questi antropologi che hanno elaborato il progetto ideologico di infiltrazione nei gruppi indigeni che oggi sono divisi e belligeranti per questioni politiche e "religiose".

È chiaro che la radice del massacro di Chenalhò non è come ha voluto far credere il procuratore generale Jorge Madrazo, ovvero che si tratti di un conflitto inter-comunitario e inter-famigliare. Il problema è una questione di sicurezza nazionale.

Gli Stati Uniti hanno inviato in Chiapas i primi rappresentanti di diverse agenzie di spionaggio già a partire dal 1980. Altri linguisti, questi si dell'Istituto Linguistico de Verano, fecero la loro apparizione in Chiapas nella decade degli '80, dopo la cancellazione della convenzione, esistente da 30 anni, fra questo istituto e il governo messicano. Gli agenti dell'Istituto Linguistico de Verano utilizzano lo stesso sistema degli antropologi della CIA, cioè operano sotto la copertura accademica offerta dalle istituzioni e dalle Università Messicane.

Una visita Pericolosa

Il 14 febbraio del 1994, William Wasley, direttore della CIA, incontra, presso la Segreteria di Governo, Jorge Carpizo per scambiare informazioni sul conflitto armato in Chiapas. Wasley era direttore della DCI (il direttore della CIA ha il titolo di Direttore di Intelligenza Centrale, perchè non dirige solo la CIA, ma anche tutte le organizzazioni segrete che operano all'estero, incluso l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale, l'Agenzia di Informazione della Difesa e i diversi corpi di sicurezza militare).

Gli Stati Uniti utilizzano la cooperazione antidroga con il Messico per lo spionaggio politico-militare. Un esempio: dietro il pretesto della minaccia rappresentata dal narcotraffico per la sicurezza nazionale degli USA, il governo di Washington si accordò, durante il governo dell'ex presidente Salinas de Gortari (1991), per la costruzione di un sofisticato radar in S. Cristobal de las Casas. Il radar fu installato solo apparentemente per individuare voli clandestini di aerei. Durante il governo Zedillo, Stati Uniti e Messico hanno firmato un accordo per la costruzione di altri 4 radar nella costa del Pacifico, più uno nell'isola di Cozumel. Un dispaccio segreto dello spionaggio militare americano datato il 12/2/95 e redatto da analisti della DIA (servizi segreti militari), rivela che l'ufficio aggiunto della difesa (USDAO) nell'ambasciata USA a Città' del Messico ha due squadre di due persone ciascuna, appostate in Chiapas con la finalità di inviare in USA informazioni direttamente dal luogo dei fatti.

Le informazioni sulla presenza dei militari americani in Chiapas integrano un dossier di 264 documenti confidenziali e segreti che furono selezionati da giornalisti messicani e statunitensi a Washington in base alla legge per la libertà di informazione.

Il documento del Pentagono in questione segnala nell'inciso 2 (C/NF): "La segreteria della difesa nazionale è stata informata dell'arrivo nel paese di 2 nuovi assistenti dell'ufficio aggiunto militare il 7/2/95. Il 10/2/95, in risposta ad un'operazione offensiva governativa contro l'EZLN nel quale le forze armate offrono appoggio all'ufficio della procura generale federale, la USDAO in Messico dispiega due squadre in Chiapas. Ogni squadra include uno degli assistenti della aggregazione militare recentemente arrivati. La decisione di includerli nel viaggio ha ricevuto il fermo appoggio dei responsabili della ambasciata." Il codice "C/NF" significa "confidenziale", proibita la sua distribuzione all'estero. I militari americani nascondono la loro vera identità come diplomatici.

La maggior parte degli alti ufficiali dei comandi dell'esercito messicano acquartierato in Chiapas sono usciti dalla famosa "Scuola delle Americhe", dove è nata e si è creata la cosiddetta "guerra di bassa intensità" e dove si sono formati tutti i militari delle dittature o "democrazie" latino-americane.

John Wright, coordinatore della informazione segreta della CIA, ha negato sistematicamente ai giornalisti che lo avevano sollecitato, di poter accedere ai dossier della CIA sul conflitto zapatista, con la giustificazione che la CIA stessa si riservava la divulgazione delle sue indagini in base a quanto stabilito nella sotto-sezione 102 (d) (3) della legge sulla sicurezza nazionale del 1974 e sezione 6 della legge CIA del 1949.

Così la legge sull'informazione (FOIA) non serve a niente quando il governo americano adduce argomenti di sicurezza nazionale.

Tratto da "Forum", mensile di analisi e riflessione

(Redazione: Manuel Josè Othon, 147 col. Obrera, 06800 MEXICO D.F.. tel/fax 7402429)

Tradotto dai compagni di Cesena della Rete Internazionalista dell'Emilia Romagna

(Tradotto da : KOLLETTIVO ESTRELLA ROJA - Cesena, Italia, pianeta Terra - http://www.ecn.org/estroja)

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