il Manifesto 30 Giugno 1998

 

Neoliberismo, cioè truffa

Messico, scandalo finanziario: 65 miliardi di dollari

 

GIANNI PROIETTIS - SAN CRISTOBAL, CHIAPAS

 

Studente modello, specializzato in economia alla Yale University, il dottor Ernesto Zedillo arrivò alla presidenza nel dicembre 1994, dopo l'assassinio del candidato Luis Donaldo Colosio, promettendo "il benessere per le famiglie messicane". A un mese dal suo insediamento, una svalutazione improvvisa e senza precedenti - il dollaro passò in pochi giorni da 3 a 8 pesos - provocò un crollo dell'economia e del sistema finanziario da cui il paese non si è ancora ripreso.

E' pur vero che all'origine del dissesto - che ha prodotto milioni di disoccupati, la chiusura di migliaia di industrie e il dimezzamento del potere d'acquisto dei salari - sta la gestione disinvolta del suo predecessore, Carlos Salinas de Gortari, attualmente rifugiato in Irlanda. Ma la cura del dottor Zedillo, esperto in neoliberismo, si è rivelata più nefasta della malattia, ha prodotto un buco di 65 miliardi di dollari e, insieme alla politica inumana messa in atto in Chiapas, potrebbe essere lo scoglio su cui avverrà il naufragio finale del regime.

La sigla Fobaproa - Fondo bancario di protezione al risparmio - occupa ormai quotidianamente le prime pagine dei giornali. Creato all'inizio degli anni '90 come un fondo di garanzia per proteggere i risparmiatori da eventuali rovesci bancari, il Fobaproa venne utilizzato, a partire dalla crisi del 1994, per arginare il crollo del sistema finanziario. Il salvataggio degli istituti di credito, assunto come una doverosa necessità da parte del governo, venne condotto con criteri discutibili, beneficò una classe di neo-banchieri nati all'ombra delle privatizzazioni saliniste e produsse un passivo di 65 miliardi di dollari.

Oggi si vorrebbe passare il conto ai contribuenti messicani, già stressati dall'attuale situazione economica, trasformando il passivo in debito pubblico. Quando, nel marzo scorso, il presidente Zedillo ha inviato il pacchetto al Congresso, ormai dominato dall'opposizione, si è visto rispondere con un secco no. Finiti i tempi in cui il potere legislativo era una semplice cassa di risonanza dell'esecutivo, grazie al dominio assoluto del Pri, il partito-stato al potere da quasi 70 anni, si è prodotta così una impasse dagli sviluppi imprevedibili.

Dopo aver cercato di trincerarsi dietro il segreto bancario - un argomento piuttosto fragile, vista l'entità del deficit - il governo ha dovuto ammettere che i partiti dell'opposizione hanno tutto il diritto di effettuare una supervisione particolareggiata dell'attività del Fobaproa. E, a quanto pare, gli scheletri nell'armadio abbondano. Prestiti incrociati fra banchieri, aziende fantasma date in garanzia, autofinanziamenti per importi faraonici sono all'ordine del giorno, in questo balletto neoliberista "alla messicana".

I nomi dei maggiori beneficiari di questa truffa colossale sono ormai di dominio pubblico. Un caso particolarmente pittoresco è quello di Angel Rodriguez, detto el Divino, estradato recentemente dalla Spagna, dove ha passato due anni in galera, catturato dell'Interpol mentre tentava la fuga a nuoto dal suo yacht. El Divino si è appropriato indebitamente di più di un miliardo e mezzo di dollari. Oggi, a piede libero in Messico, propone di restituire 7 milioni di dollari e minaccia controquerele a destra e a manca, dichiarandosi vittima di una persecuzione. Carlos Cabal Peniche, un altro banchiere fraudolento, è uccel di bosco. E Jorge Lankenau, prima di essere arrestato nel novembre scorso, ha avuto la prontezza di trasferire il maltolto ai suoi familiari, rendendo così più difficile il recupero del bottino.

Mentre la supervisione delle operazioni illegali avvenute all'ombra del Fobaproa è appena iniziata, si calcola che circa la metà dell'intero deficit è frutto di appropriazioni indebite. Ma il governo insiste che a pagare dovrebbero essere tutti i messicani.

Dice Porfirio Munoz Ledo, numero due del Partido de la revolución democratica, di centro-sinistra: "La discussione sul Fobaproa segna la fine di una classe di governo. Questi tecnocrati devono lasciare il potere perché sono stati catastrofici per il paese e devono essere puniti. Qui non si tratta solo di seppellire un cadavere putrefatto, devono essere le esequie della politica neoliberista. Se non approfittiamo dell'occasione, mancheremo di fronte alla storia".

Il principale responsabile sul banco degli accusati è ora Guillermo Ortiz, attuale presidente del Banco de México e ministro delle finanze all'epoca del Fobaproa. E' possibile che il Pri, il partito di governo, ne conceda la testa all'opposizione pur di non assumersi i costi politici del caso in un anno di elezioni locali. Ma un solo capro espiatorio non sarebbe considerato sufficiente, ora che l'opposizione ha l'occasione storica di pilotare una riforma a fondo dell'intero sistema finanziario.

Definito "una bomba a orologeria" dal Financial Times, che ha calcolato che il deficit equivale all'importo delle pensioni di tutti i messicani per i prossimi 25 anni, il caso Fobaproa ha innervosito il governo perché rischia di paralizzare la discussione per il bilancio del 1999. Ma la revisione caso per caso di tutte le operazioni, lavoro per svolgere il quale i partiti d'opposizione hanno già contattato esperti di fama internazionale, prenderà alcuni mesi e il presidente Zedillo ha fretta di seguire i "consigli" della Banca Mondiale, che, pur riconoscendo l'errore di aver propugnato a suo tempo la privatizzazione del sistema finanziario messicano, raccomanda oggi la conversione dell'enorme passivo in debito pubblico.

Intanto, Felipe de Jesús Cantú, deputato del Pan, il partito di centro-destra, ricorda come, all'inizio degli anni '80, un piano denominato Ficorca provocò un debito pubblico di 12 miliardi di dollari per salvare dal fallimento una ventina di grandi imprese private. Molti dei beneficiari del Ficorca erano, curiosamente, gli stessi che, convertiti in banchieri, sono stati favoriti dal Fobaproa. E il giovane funzionario del Banco de México responsabile del piano si chiamava Ernesto Zedillo Ponce de León, dottore in economia.


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