COMUNICATO STAMPA N.291/97 DELLA SEGRETERIA DI GOVERNO

28 Dicembre 1997.

In risposta al comunicato dell'EZLN datato 26 dicembre 1997, la Segreteria di Governo porta a conoscenza dell'opinione pubblica quanto segue:

1. L'EZLN incorre in inesattezze che possono provocare nell'opinione pubblica nazionale ed internazionale una falsa idea dei deplorevoli fatti accaduti in Acteal, il passato giorno 22.

Il Governo ha condannato gli avvenimenti di Chenalhó, ha offerto un'indagine che è tuttora in corso e che sta dando risultati, e si è impegnato a condannare tutti i colpevoli, sia coloro che sono intervenuti nella preparazione sia quelli che hanno eseguito questo terribile assassinio, però ha anche offerto di tornare ai negoziati di pace, con l'obiettivo di raggiungerla e di evitare che continuino altri atti di violenza in Chiapas.

In risposta, l'EZLN dà la sua versione dei fatti su Chenalhó, emette giudizi parziali, formula affermazioni che non corrispondono alla realtà e non si riferisce a nessuna via per riallacciare il processo di negoziato.

2. La Procura Generale della Repubblica svolge una ricerca trasparente, fedele al diritto e assolutamente imparziale, con l'obiettivo di identificare i colpevoli.

I fatti che afferma l'EZLN nel suo comunicato sono oggetto dell'indagine che realizza la Procura Generale della Repubblica, e il Governo Federale ha confermato un'altra volta la sua volontà di condannare i responsabili, senza distinzione di posizione politica, sociale, religiosa o etnica.

3. Nel punto quattro del suo comunicato l'EZLN afferma che le autorità hanno voluto prima negare gli omicidi di Chenalhó e quindi minimizzarli e che adesso vogliono confondere l'opinione pubblica sull'autentico movente del crimine.

L'affermazione è falsa. Il Governo della Repubblica non auspica né insabbia gli illeciti. Questi sono stati oggetto della più ampia diffusione nazionale ed internazionale, senza alcun passamano.

Gli organi d'informazione elettronici e la stampa non solo hanno presentato la relazione dei fatti, senza inserire la loro opinione. Tutti concordano nel condannare energicamente questi avvenimenti e nel bisogno di condannare i responsabili.

L'EZLN presenta la sua indagine sui fatti e sottolinea che non si tratta di un conflitto religioso né etnico.

Per provarlo, secondo l'EZLN, tutti quelli che sono intervenuti nel massacro di Chenalhó -aggressori e aggrediti - professano la religione cattolica. Non è certo. Bastano due casi per confermarlo: il Presidente Municipale di Chenalhó, Jacinto Arias, è di religione diversa da quella cattolica; non è cattolico nemmeno il signor Domenico Pérez Pazienza, dirigente del gruppo aggredito di "Le Abejas".

4. L'EZLN afferma nel suo comunicato che in Chiapas si utilizzano fondi federali per finanziare diverse strutture paramilitari nelle regioni della Selva, Los Altos e Nord del Chiapas, e che dette finanze non sono ignorate dai funzionari federali e statali. Arriva addirittura ad affermare che con il denaro si reclutano persone per fare la guerra governativa contro gli indigeni usando altri indigeni.

Il Governo Federale ha dato prove concrete, non retoriche, che vuole la pace. Ha fatto tutte le pratiche necessarie affinché le diverse sospensioni dei dialoghi di San Andrés, decretati dall'EZLN in modo unilaterale, si concludano per poter ritornare al tavolo dei negoziati.

Ogni volta che i dirigenti zapatisti si sono presentati in San Andrés Larráinzar, sono stati protetti dalle forze di sicurezza pubblica.

I detenuti militanti o simpatizzanti del movimento zapatista, per i quali l'EZLN ha domandato la libertà, l'hanno ottenuta per le indagini che ha fatto il Governo Federale; oggi sono liberi e difendono la causa zapatista senza limitazione alcuna imposta dalle autorità.

La presenza di zapatisti in vari avvenimenti fuori dello stato del Chiapas, anche all'estero, non è stata impedita dal Governo Federale.

Nel settembre passato, la marcia zapatista dal Chiapas a Città del Messico, e l'evento celebrato dai simpatizzanti di questo movimento nella capitale del paese, è avvenuto con la sicurezza elargita dal Governo della Repubblica e da quella di diversi stati.

L'Esercito Messicano è intervenuto per il ritorno pacifico di migliaia di profughi chiapanechi ai loro luoghi di origine.

Di fronte a questi fatti, non paiono avere senso le parole dell'EZLN quando dice che il governo è interessato a promuovere una guerra di indigeni contro indigeni.

5. Al punto 8 del suo comunicato l'EZLN descrive la sua versione di come ottennero le armi gli aggressori di Chenalhó.

Nasce necessariamente una domanda: dove prendono le armi i componenti dell'EZLN?

Giammai si è spiegato perché si condanna come illecito - e certamente lo è - il fatto che privati acquistino ed usino armi proibite, ma che non è illecito il fatto che le usino gli zapatisti.

6. Gli omicidi di Chenalhó sono condannabili in tutti i sensi.

E' anche condannabile promuovere e difendere la costituzione di "autorità in ribellione" che evidentemente sono illegittime e propiziano scontri nelle comunità.

A Chenalhó, come l'EZLN riconosce nel suo comunicato, agisce una "autorità parallela" ai margini della legge, di fronte alle autorità costituite.

Il 6 luglio scorso, il popolo messicano è andato alle urne, con un elevato indice di partecipazione.

Questo fatto ha tra le altre letture, una indiscutibile: la trasformazione del Messico è possibile attraverso le istituzioni e la legge. I messicani vogliono questa trasformazione attraverso la pace, non attraverso la violenza.

7. Il comunicato dell'EZLN dice che il Governo Federale conosceva la situazione in Los Altos, nel Nord del Chiapas e nella Selva chiapaneca e che di conseguenza poteva evitare ciò che è successo a Chenalhó.

Si presume che il Governo Federale conosca l'ambiente di violenza che esiste in alcune di queste zone, acutizzatosi da quando ebbe inizio il conflitto.

Quando il Governo Federale ha mediato in molteplici dispute, l'EZLN lo ha accusato di provocazioni, quando ha inviato effettivi dell'esercito per preservare la pace, allora lo ha accusato di "militarizzare" il Chiapas.

Se bene è certo che in un ambiente di violenza come quello conosciuto del Chiapas, è obbligo del governo promuovere tutte le azioni alla sua portata per prevenire fatti sanguinosi, è anche certo che qui come in qualsiasi altra parte del mondo, coloro che li commettono contano sulla sorpresa e sulla clandestinità.

8. L'EZLN attribuisce al Governo Federale di aver seguito la politica dello struzzo e afferma che la CONAI fu oggetto di molteplici aggressioni governative.

Il governo domanda, in linea con il chiarimento dei fatti: quali sono state queste aggressioni?, e se esistono, su che base le si imputa al governo?

9. Il Governo Federale torna ad insistere che sa dell'ambiente che prevale in Los Altos, nella Selva e nel Nord del Chiapas, però che in nessun modo era a conoscenza della minaccia concreta dei fatti di Chenalhó.

Il comunicato dell'EZLN afferma che i periodici nazionali ed un canale televisivo diffusero notizie che facevano presagire il crimine di Chenalhó. Senza dubbio, c'è da dire anche che il Governo Federale, attraverso la Segreteria di Governo ha insistito nell'importanza di ritornare al tavolo dei negoziati, manifestando in molteplici occasioni i rischi potenziali derivati dai conflitti esistenti nelle aree geografiche descritte dello stato del Chiapas, e l'impossibilità di evitare tutti quei rischi senza l'impegno reale di tutte le parti.

10. Al punto 13, il comunicato dell'EZLN afferma che il Segretario di Governo ha sicuramente visto il programma di una televisione privata messicana che dimostrò obiettivamente le condizioni di persecuzione e minacce in cui vivono gli indigeni di Chenalhó. E aggiunge che una prova di questo è che il Segretario vietò la sua ripetizione.

Non c'è stato tale veto: proprio l'EZLN riconosce la libertà e ampiezza con cui i mezzi di comunicazione hanno informato sul conflitto chiapaneco. Espressamente, nel punto 13 del suo comunicato afferma che vari mezzi già da alcuni mesi diffondono questa informazione.

11. Al punto 15 del suo comunicato, l'EZLN afferma che dalla metà di novembre le loro fonti informative hanno scoperto che si stava preparando "una azione paramilitare imminente".

Pensavano che si trattasse di un possibile attentato contro il signor Giusto Mullor. Ed hanno riconosciuto "ci siamo sbagliati".

Però al punto 10 dello stesso comunicato, si dice con tutta chiarezza che "le vittime non furono scelte a caso, si è scelto il luogo, la data e l'ora del crimine…".

Com'è possibile affermare allora, da una parte, che si conoscevano alla perfezione i piani in dettaglio per perpetrare il crimine, e dall'altro lato, riconoscere in altra parte del documento che i servizi informativi dell'EZLN in realtà si sbagliarono nella percezione di ciò che stava per capitare?

E allora: come è possibile affermare che il Governo Federale era avvisato di ciò che stava succedendo durante il massacro di Chenalhó se i servizi d'informazione dell'EZLN avevano scoperto un avvenimento differente?

Come è possibile affermare, come dice l'EZLN al punto 16 del suo comunicato, che le Segreterie di Governo, di Sviluppo Sociale e della Difesa Nazionale, così come le dirigenze nazionali e statali del Partito Rivoluzionario Istituzionale avevano piena coscienza del fatto che il crimine di Acteal fu preparato con molto anticipo?

12. Al punto 18 del comunicato dell'EZLN, si riflette una nuova contraddizione.

Si dice che "la guerra attuale" a Chenalhó cominciò a consumarsi dall'agosto del 1995, quando i governi federale e statale concordarono "la loro attuale strategia antizapatista". E subito dopo si afferma che "più di anno e mezzo dopo il primo di gennaio del 1994, la convivenza pacifica tra gruppi politici differenti era possibile. Tuttavia da alcuni mesi, le autorità ufficiali di Chenalhó avevano concordato con le autonome rispetto mutuo e tolleranza. Però è arrivato l'ordine da "molto in alto" di finirla con i ribelli…".

Secondo questa dichiarazione "la guerra" di Chenalhó è cominciata a maturare nel 1995, però lo stesso documento afferma che fino alla metà del 1996 e ancora fino ad alcuni mesi fa, c'era convivenza pacifica tra i diversi gruppi politici, e le autorità costituite di Chenalhó avevano concordato con le "autorità in ribellione" rispetto mutuo e tolleranza.

Quale, delle due informazioni del comunicato dell'EZLN, è la vera: quella del punto 13 del comunicato, secondo la quale tutti sapevano in Chiapas che sarebbero capitati gli avvenimenti e il Governo continuò la politica dello struzzo, o quella del punto 18 che afferma che in realtà quelli che non sapevano cosa stava per capitare erano gli abitanti di Chenalhó che fino a pochi mesi fa vivevano in pace, e che i crimini li preparò e ordinò il Governo?

13. Al punto 19 si vuole insistere sul fatto che non si tratta di un conflitto religioso, né di una disputa ideologica né di un conflitto intra o intercomunitario. E nella parte finale si informa che "le menti" sono "molto in alto, nei governi federale e statale".

Evidentemente, le imprecisioni del comunicato non provocano altro che confusione e l'intenzione di incolpare il Governo per i fatti successi a Chenalhó, senza prove e con base in fatti incongruenti.

In cambio, non si formula nessuna intenzione di trovare strade per tornare al negoziato e, attraverso questo, raggiungere la pace.

E' giusto domandarsi: vuole davvero la pace l'EZLN? Quanto si dovrà aspettare per riallacciare i negoziati? Fino a quando si prolungherà il conflitto chiapaneco e la sequela di violenza che né la società né il Governo accettano?

Il Governo Federale, nonostante l'atteggiamento che ha manifestato l'EZLN nei loro due ultimi comunicati, ribadisce e ratifica la sua volontà di risolvere le differenze che esistono, e di arrivare a una riforma costituzionale in materia di diritti e cultura indigeni, e cercare - con la partecipazione delle istanze di coadiutore, COCOPA, e di intermediazione, CONAI - tutte le vie che permettano la ripresa dei negoziati. Pertanto, il Governo Federale esorta una volta più l'EZLN affinché ritorni al dialogo, con l'obiettivo di raggiungere il più presto possibile la pace definitiva, giusta e degna, che tutti noi messicani desideriamo per il Chiapas.

http://www.quicklink.com/messico/gob97dic/gob28dic.htm

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)


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