28 Dicembre 1997.
In risposta al comunicato dell'EZLN datato 26 dicembre 1997, la Segreteria di Governo porta a conoscenza dell'opinione pubblica quanto segue:
1. L'EZLN incorre in inesattezze che possono provocare
nell'opinione pubblica nazionale ed internazionale una falsa idea
dei deplorevoli fatti accaduti in Acteal, il passato giorno 22.
Il Governo ha condannato gli avvenimenti di Chenalhó, ha offerto un'indagine che è tuttora in corso e che sta dando risultati, e si è impegnato a condannare tutti i colpevoli, sia coloro che sono intervenuti nella preparazione sia quelli che hanno eseguito questo terribile assassinio, però ha anche offerto di tornare ai negoziati di pace, con l'obiettivo di raggiungerla e di evitare che continuino altri atti di violenza in Chiapas.
In risposta, l'EZLN dà la sua versione dei fatti su Chenalhó,
emette giudizi parziali, formula affermazioni che non corrispondono
alla realtà e non si riferisce a nessuna via per riallacciare
il processo di negoziato.
2. La Procura Generale della Repubblica svolge una ricerca
trasparente, fedele al diritto e assolutamente imparziale, con
l'obiettivo di identificare i colpevoli.
I fatti che afferma l'EZLN nel suo comunicato sono oggetto dell'indagine
che realizza la Procura Generale della Repubblica, e il Governo
Federale ha confermato un'altra volta la sua volontà di
condannare i responsabili, senza distinzione di posizione politica,
sociale, religiosa o etnica.
3. Nel punto quattro del suo comunicato l'EZLN afferma
che le autorità hanno voluto prima negare gli omicidi di
Chenalhó e quindi minimizzarli e che adesso vogliono confondere
l'opinione pubblica sull'autentico movente del crimine.
L'affermazione è falsa. Il Governo della Repubblica non
auspica né insabbia gli illeciti. Questi sono stati oggetto
della più ampia diffusione nazionale ed internazionale,
senza alcun passamano.
Gli organi d'informazione elettronici e la stampa non solo hanno
presentato la relazione dei fatti, senza inserire la loro opinione.
Tutti concordano nel condannare energicamente questi avvenimenti
e nel bisogno di condannare i responsabili.
L'EZLN presenta la sua indagine sui fatti e sottolinea che non
si tratta di un conflitto religioso né etnico.
Per provarlo, secondo l'EZLN, tutti quelli che sono intervenuti
nel massacro di Chenalhó -aggressori e aggrediti - professano
la religione cattolica. Non è certo. Bastano due casi per
confermarlo: il Presidente Municipale di Chenalhó, Jacinto
Arias, è di religione diversa da quella cattolica; non
è cattolico nemmeno il signor Domenico Pérez Pazienza,
dirigente del gruppo aggredito di "Le Abejas".
4. L'EZLN afferma nel suo comunicato che in Chiapas si
utilizzano fondi federali per finanziare diverse strutture paramilitari
nelle regioni della Selva, Los Altos e Nord del Chiapas, e che
dette finanze non sono ignorate dai funzionari federali e statali.
Arriva addirittura ad affermare che con il denaro si reclutano
persone per fare la guerra governativa contro gli indigeni usando
altri indigeni.
Il Governo Federale ha dato prove concrete, non retoriche, che
vuole la pace. Ha fatto tutte le pratiche necessarie affinché
le diverse sospensioni dei dialoghi di San Andrés, decretati
dall'EZLN in modo unilaterale, si concludano per poter ritornare
al tavolo dei negoziati.
Ogni volta che i dirigenti zapatisti si sono presentati in San
Andrés Larráinzar, sono stati protetti dalle forze
di sicurezza pubblica.
I detenuti militanti o simpatizzanti del movimento zapatista,
per i quali l'EZLN ha domandato la libertà, l'hanno ottenuta
per le indagini che ha fatto il Governo Federale; oggi sono liberi
e difendono la causa zapatista senza limitazione alcuna imposta
dalle autorità.
La presenza di zapatisti in vari avvenimenti fuori dello stato
del Chiapas, anche all'estero, non è stata impedita dal
Governo Federale.
Nel settembre passato, la marcia zapatista dal Chiapas a Città
del Messico, e l'evento celebrato dai simpatizzanti di questo
movimento nella capitale del paese, è avvenuto con la sicurezza
elargita dal Governo della Repubblica e da quella di diversi stati.
L'Esercito Messicano è intervenuto per il ritorno pacifico
di migliaia di profughi chiapanechi ai loro luoghi di origine.
Di fronte a questi fatti, non paiono avere senso le parole dell'EZLN
quando dice che il governo è interessato a promuovere una
guerra di indigeni contro indigeni.
5. Al punto 8 del suo comunicato l'EZLN descrive la sua
versione di come ottennero le armi gli aggressori di Chenalhó.
Nasce necessariamente una domanda: dove prendono le armi i componenti
dell'EZLN?
Giammai si è spiegato perché si condanna come illecito
- e certamente lo è - il fatto che privati acquistino ed
usino armi proibite, ma che non è illecito il fatto che
le usino gli zapatisti.
6. Gli omicidi di Chenalhó sono condannabili in
tutti i sensi.
E' anche condannabile promuovere e difendere la costituzione di
"autorità in ribellione" che evidentemente sono
illegittime e propiziano scontri nelle comunità.
A Chenalhó, come l'EZLN riconosce nel suo comunicato, agisce
una "autorità parallela" ai margini della legge,
di fronte alle autorità costituite.
Il 6 luglio scorso, il popolo messicano è andato alle urne,
con un elevato indice di partecipazione.
Questo fatto ha tra le altre letture, una indiscutibile: la trasformazione
del Messico è possibile attraverso le istituzioni e la
legge. I messicani vogliono questa trasformazione attraverso la
pace, non attraverso la violenza.
7. Il comunicato dell'EZLN dice che il Governo Federale
conosceva la situazione in Los Altos, nel Nord del Chiapas e nella
Selva chiapaneca e che di conseguenza poteva evitare ciò
che è successo a Chenalhó.
Si presume che il Governo Federale conosca l'ambiente di violenza
che esiste in alcune di queste zone, acutizzatosi da quando ebbe
inizio il conflitto.
Quando il Governo Federale ha mediato in molteplici dispute, l'EZLN
lo ha accusato di provocazioni, quando ha inviato effettivi dell'esercito
per preservare la pace, allora lo ha accusato di "militarizzare"
il Chiapas.
Se bene è certo che in un ambiente di violenza come quello
conosciuto del Chiapas, è obbligo del governo promuovere
tutte le azioni alla sua portata per prevenire fatti sanguinosi,
è anche certo che qui come in qualsiasi altra parte del
mondo, coloro che li commettono contano sulla sorpresa e sulla
clandestinità.
8. L'EZLN attribuisce al Governo Federale di aver seguito
la politica dello struzzo e afferma che la CONAI fu oggetto di
molteplici aggressioni governative.
Il governo domanda, in linea con il chiarimento dei fatti: quali
sono state queste aggressioni?, e se esistono, su che base le
si imputa al governo?
9. Il Governo Federale torna ad insistere che sa dell'ambiente
che prevale in Los Altos, nella Selva e nel Nord del Chiapas,
però che in nessun modo era a conoscenza della minaccia
concreta dei fatti di Chenalhó.
Il comunicato dell'EZLN afferma che i periodici nazionali ed un
canale televisivo diffusero notizie che facevano presagire il
crimine di Chenalhó. Senza dubbio, c'è da dire anche
che il Governo Federale, attraverso la Segreteria di Governo ha
insistito nell'importanza di ritornare al tavolo dei negoziati,
manifestando in molteplici occasioni i rischi potenziali derivati
dai conflitti esistenti nelle aree geografiche descritte dello
stato del Chiapas, e l'impossibilità di evitare tutti quei
rischi senza l'impegno reale di tutte le parti.
10. Al punto 13, il comunicato dell'EZLN afferma che il
Segretario di Governo ha sicuramente visto il programma di una
televisione privata messicana che dimostrò obiettivamente
le condizioni di persecuzione e minacce in cui vivono gli indigeni
di Chenalhó. E aggiunge che una prova di questo è
che il Segretario vietò la sua ripetizione.
Non c'è stato tale veto: proprio l'EZLN riconosce la libertà
e ampiezza con cui i mezzi di comunicazione hanno informato sul
conflitto chiapaneco. Espressamente, nel punto 13 del suo comunicato
afferma che vari mezzi già da alcuni mesi diffondono questa
informazione.
11. Al punto 15 del suo comunicato, l'EZLN afferma che dalla metà di novembre le loro fonti informative hanno scoperto che si stava preparando "una azione paramilitare imminente".
Pensavano che si trattasse di un possibile attentato contro il
signor Giusto Mullor. Ed hanno riconosciuto "ci siamo sbagliati".
Però al punto 10 dello stesso comunicato, si dice con tutta
chiarezza che "le vittime non furono scelte a caso, si è
scelto il luogo, la data e l'ora del crimine
".
Com'è possibile affermare allora, da una parte, che si
conoscevano alla perfezione i piani in dettaglio per perpetrare
il crimine, e dall'altro lato, riconoscere in altra parte del
documento che i servizi informativi dell'EZLN in realtà
si sbagliarono nella percezione di ciò che stava per capitare?
E allora: come è possibile affermare che il Governo Federale
era avvisato di ciò che stava succedendo durante il massacro
di Chenalhó se i servizi d'informazione dell'EZLN avevano
scoperto un avvenimento differente?
Come è possibile affermare, come dice l'EZLN al punto 16
del suo comunicato, che le Segreterie di Governo, di Sviluppo
Sociale e della Difesa Nazionale, così come le dirigenze
nazionali e statali del Partito Rivoluzionario Istituzionale avevano
piena coscienza del fatto che il crimine di Acteal fu preparato
con molto anticipo?
12. Al punto 18 del comunicato dell'EZLN, si riflette una
nuova contraddizione.
Si dice che "la guerra attuale" a Chenalhó cominciò
a consumarsi dall'agosto del 1995, quando i governi federale e
statale concordarono "la loro attuale strategia antizapatista".
E subito dopo si afferma che "più di anno e mezzo
dopo il primo di gennaio del 1994, la convivenza pacifica tra
gruppi politici differenti era possibile. Tuttavia da alcuni mesi,
le autorità ufficiali di Chenalhó avevano concordato
con le autonome rispetto mutuo e tolleranza. Però è
arrivato l'ordine da "molto in alto" di finirla con
i ribelli
".
Secondo questa dichiarazione "la guerra" di Chenalhó
è cominciata a maturare nel 1995, però lo stesso
documento afferma che fino alla metà del 1996 e ancora
fino ad alcuni mesi fa, c'era convivenza pacifica tra i diversi
gruppi politici, e le autorità costituite di Chenalhó
avevano concordato con le "autorità in ribellione"
rispetto mutuo e tolleranza.
Quale, delle due informazioni del comunicato dell'EZLN, è
la vera: quella del punto 13 del comunicato, secondo la quale
tutti sapevano in Chiapas che sarebbero capitati gli avvenimenti
e il Governo continuò la politica dello struzzo, o quella
del punto 18 che afferma che in realtà quelli che non sapevano
cosa stava per capitare erano gli abitanti di Chenalhó
che fino a pochi mesi fa vivevano in pace, e che i crimini li
preparò e ordinò il Governo?
13. Al punto 19 si vuole insistere sul fatto che non si
tratta di un conflitto religioso, né di una disputa ideologica
né di un conflitto intra o intercomunitario. E nella parte
finale si informa che "le menti" sono "molto in
alto, nei governi federale e statale".
Evidentemente, le imprecisioni del comunicato non provocano altro
che confusione e l'intenzione di incolpare il Governo per i fatti
successi a Chenalhó, senza prove e con base in fatti incongruenti.
In cambio, non si formula nessuna intenzione di trovare strade
per tornare al negoziato e, attraverso questo, raggiungere la
pace.
E' giusto domandarsi: vuole davvero la pace l'EZLN? Quanto si
dovrà aspettare per riallacciare i negoziati? Fino a quando
si prolungherà il conflitto chiapaneco e la sequela di
violenza che né la società né il Governo
accettano?
Il Governo Federale, nonostante l'atteggiamento che ha manifestato
l'EZLN nei loro due ultimi comunicati, ribadisce e ratifica la
sua volontà di risolvere le differenze che esistono, e
di arrivare a una riforma costituzionale in materia di diritti
e cultura indigeni, e cercare - con la partecipazione delle istanze
di coadiutore, COCOPA, e di intermediazione, CONAI - tutte le
vie che permettano la ripresa dei negoziati. Pertanto, il Governo
Federale esorta una volta più l'EZLN affinché ritorni
al dialogo, con l'obiettivo di raggiungere il più presto
possibile la pace definitiva, giusta e degna, che tutti noi messicani
desideriamo per il Chiapas.
http://www.quicklink.com/messico/gob97dic/gob28dic.htm
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)