EZLN: il governo incoraggia la distruzione delle basi di appoggio

La Jornada 28 novembre 1997

Elio Henríquez, corrispondente, Oventic, Chiapas, 27 novembre ¤

L'obiettivo principale della violenza "promossa dal governo'' in Chenalhó ed in altri municipi del Chiapas, "attraverso le guardias blancas e i gruppi paramilitari, è distruggere le basi di appoggio dell'EZLN", ha affermato oggi qui il comandante David.

Queste sono state le prime dichiarazioni di un capo zapatista sui fatti sanguinosi delle ultime settimane in Chenalhó e nel nord del Chiapas. David ha detto che la situazione di violenza che si vive in diverse comunità chiapaneche è "molto preoccupante, perché al posto di avvicinarci ad una pace autentica, ci stiamo allontanando e ci stanno portando alla morte, attraverso la persecuzione e la sofferenza di molte famiglie indigene".

Di fronte a componenti del gruppo Pastori per la Pace e della Fondazione Interreligiosa per l'Organizzazione Comunitaria (IFCO, per la loro sigla in inglese), che oggi hanno consegnato aiuti umanitari per gli sfollati di Chenalhó, David ha detto: "Ora che molti villaggi cercano di organizzarsi per poter godere di una vita migliore nel futuro, il governo distrugge la loro unità e la loro organizzazione".

Il comandante David - che fungeva da coordinatore della delegazione zapatista nel dialogo con il governo federale in San Andrés - ha sostenuto con i visitanti che la violenza "è stata provocata dalle guardias blancas e dai gruppi paramilitari pagati e istruiti direttamente dal governo statale e federale, con il fine di dividere le organizzazioni e le comunità".

Ha aggiunto che: "anche se il governo, attraverso i mezzi di comunicazione, dice quotidianamente che in Chiapas si stanno risolvendo i problemi, tutto è menzogna perché quello che cresce è solo la violenza, la persecuzione, la morte e l'incarceramento di molti compagni''.

"Non possiamo dimenticare che è una strategia del governo quello che sta succedendo nelle comunità, è una guerra che il governo ha imposto contro i vari villaggi nello stato, mentre non si è mai preoccupato d'offrire una vita migliore ai villaggi indigeni", ha sottolineato il comandante David.

Prima d'arrivare a questa comunità, i componenti della IFCO - capeggiati dal presidente esecutivo, il reverendo Lucius Walker Jr. - e dei Pastori per la Pace hanno consegnato circa quattro tonnellate di aiuti umanitari in Polhó, per gli sfollati di Chenalhó, dove secondo le cifre del consiglio autonomo esistono più o meno 6 mila sfollati interni.

Poi si sono diretti a Oventic per consegnare medicamenti e un'attrezzatura da falegnameria, tra le altre cose. Era già quasi di notte, quando si sono riuniti con David, che ha ringraziato per gli aiuti destinati agli indigeni di Chenalhó e di questa comunità.

Col viso coperto con un paliacate, il dirigente ribelle - che ha rifiutato d'essere intervistato, "perché non ho l'autorizzazione per questo'', e si è scusato con un "però ve la devo" - ha detto che la situazione "è molto difficile per i nostri villaggi a causa della violenza che ha scatenato il governo ultimamente''.

Ha detto che Chenalhó "sta incamminandosi lungo la stessa strada degli altri municipi della zona nord, dove la violenza e la morte sono cresciute ogni giorno di più". Per questo, "è interessante che siate arrivati voi in luoghi dove cresce la violenza, così potete avere informazioni di quello che succede, perché quello che fa il governo è cercare di bloccare le informazioni affinché non si sappia quello che succede, però voi potete portare una testimonianza''.

David ha segnalato che di per sé la zona affettata "è molto povera, ed ora con la violenza ci sarà più morte e povertà per le comunità indigene''. Ha assicurato che da parte del governo "non c'è stata nessuna soluzione a questi problemi, ma al contrario, ha attuato ogni giorno di più contro questi villaggi attraverso i presidenti municipali priisti, che sono quelli che s'incaricano di organizzare e distribuire armi ai gruppi paramilitari".

Dopo ha lanciato un appello "a tutte le persone che amano la vita e non la morte" affinché "uniscano la loro voce e protestino" per ciò che sta succedendo in Chiapas, ed ha chiesto ai componenti di IFCO e dei Pastori per la Pace di "stare attenti a ciò che accadrà, perché non sappiamo che cosa succederà, questa dura situazione è già generalizzata in Chiapas come in altri stati".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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