La Jornada, 28 gennaio 1997

Il Partito Democratico Popolare Rivoluzionario (PDPR) e l'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR) hanno annunciato ieri che non attaccheranno le postazioni di polizia e di militari, nè le unità in movimento, "riservandosi però il diritto di rispondere a qualsiasi aggressione".

Diffondendo il Comunicato Rivoluzionario Numero 1, il gruppo armato ha aggiunto che, a partire dal 26 gennaio scorso ha dato inizio alla campagna di propaganda rivoluzionaria in varie parti del paese, "per continuare a far conoscere le nostre idee politiche", anche se, ha aggiunto, continuerà a sviluppare la "autodifesa armata" come diritto legittimo contro la repressione.

Con lo slogan "Per un Messico in cui regnino la verità, la giustizia, la democrazia e la libertà per tutti", il comunicato dell'EPR precisa che diffonderà il proprio progetto per il paese e che la campagna avrà caratteristiche "eminentemente politiche", per cui non si contemplano azioni contro i corpi di polizia o militari.

Il pubblicizzato pagamento di 5 milioni di dollari al governo statunitense e al Fondo Monetario Internazionale, secondo l'EPR non è il risultato di un recupero a livello economico.
Chiedere prestiti a nuovi creditori per saldare debiti contratti anteriormente con altri "non risolve nulla", ma costituisce soltanto un palliativo e una manovra che permette al governo l'accesso a nuovi crediti di fronte alla possibile "acutizzazione" dei conflitti politici durante il processo elettorale di quest'anno.

Il documento segnala inoltre che le incursioni militari nelle comunità zapatiste, le violazioni delle case, l'incarceramento e la tortura degli abitanti della regione mixteca e Loxicha, in Oaxaca, e la repressione poliziesca contro i lavoratori delle pulizie di Tabasco, "sono l'espressione del totale disprezzo della vita e della dignità umana inerenti alla globalizzazione dell'economia e alla dittatura del capitale finanziario".




La Jornada, 6 febbraio 1997

Solo il 10% dei comunicati e delle dichiarazioni dell'EPR trovano eco in qualche organo di stampa.
Evidentemente ciò preoccupa il comando generale di questa organizzazione perchè, spiega la comandante Carmen, si conoscono le azioni militari dell'EPR, ma poco o quasi niente le sue proposte politiche.

Dal luglio dell'anno scorso, quando si presentò nel guado di Aguas Blancas, l'EPR è apparso nelle comunità in circa 200 occasioni con quelle che definisce "azioni di propaganda armata".
"E vediamo che già ci aspettano, che c'è entusiasmo e voglia di ascoltare la nostra alternativa. Molti giovani chiedono di unirsi a noi.".
Il comandante Oscar assicura che in tali occasioni "affiora l’elemento sotterraneo" della tradizione di lotta messicana.
Questo è il volto sconosciuto dell'EPR, dicono i suoi capi.

Durante un'operazione effettuata sotto strettissime misure di sicurezza, come il tener chiuso un gruppo di giornalisti per 24 ore in una stanza foderata di coperte, una parte del comando eperrista ha dato nuovamente appuntamento alla stampa. Le informazioni date dai comandanti guerriglieri includono un'analisi militare sulla recente ristrutturazione dell'esercito messicano.
Secondo i dati da loro forniti, il bilancio militare è stato triplicato, dai 5.414 milioni di pesos del 1993 ai 15.657 milioni di pesos del 1996. Questo riadeguamento a fini controinsurrezionali, include, secondo un comunicato, l'incremento dai 175 mila effettivi del 1994 ai 229 mila del 1997.
Comprende inoltre la creazione di unità di truppe speciali, come la Fuerza Tarea Arco Iris con 10 mila effettivi, la creazione di due ulteriori zone militari e di due battaglioni d'èlite per le operazioni nella selva.

"È - dice il comandante Vicente - la guerra dichiarata."
Aggiunge: "Fino al primo settembre dell'anno scorso c'era una guerra non dichiarata da parte del governo contro il popolo.
Ma a partire da allora, quando Zedillo ha spostato tutta la forza dello Stato per combattere l'EPR, e quindi il popolo, si tratta di una vera e propria guerra."
Secondo il comandante Oscar la risposta dell'EPR è "l'autodifesa rivoluzionaria. Non abbiamo ancora dichiarato la guerra, perchè pensiamo che ciò corrisponda ad un differente grado di sviluppo."
Più che propizio per la vita clandestina sembra il caos della metropoli, le vene sotterranee della metropolitana sono perfette per i movimenti dei cospiratori nell'anonimato delle masse, i vicoli bui dei quartieri popolari sono il luogo migliore per i contatti furtivi.

Sei giornalisti arrivano all'ora di cena in una stanza sconosciuta, dopo aver viaggiato con gli occhi chiusi, camminato guardando l'appartamento, obbedito alle indicazioni di personaggi con i quali ci si imbatte come per caso in qualche passaggio pedonale.
Il pretesto per l'incontro con la stampa è l'80° anniversario della Costituzione "che praticamente fin dalla nascita è rimasta lettera morta", e, per ripetere uno degli argomenti più noti, "È necessaria una nuova Costituzione, ma stavolta dev'essere il popolo ad elaborarla, a metterla in pratica e a darle contenuto."

Come unica uniforme, dei fazzoletti grigi con piccoli buchi che lasciano intravvedere solo l'iride degli occhi, coprono la testa di tutti i ribelli, sia della dozzina di combattenti che sorvegliano la casa, sia dei comandanti Oscar, Victoria e Vicente, che della maggiore Carmen. Il fazzoletto dà loro un'aria di uccelli tristi. L'espressività è affidata alle mani.

- Fino ad oggi lo sforzo militare è caduto nel vuoto: è come un elefante che voglia dar la caccia ad un piccolo animale più agile - conclude Oscar nella sua analisi militare.

- Nell'agosto dello scorso anno avete fatto un'azione molto spettacolare e da allora non ne abbiamo viste altre dello stesso livello. Potreste dare l'impressione che le detenzioni in Oaxaca e in Guerrero vi abbiano causato difficoltà operative al punto tale che non avete più potuto ripetere operazioni come quella...

- Le detenzioni in Oaxaca e in Guerrero tentano di dare l'impressione di averci colpito militarmente. Ma la maggior parte della gente detenuta non ha rapporto con noi: si tratta di attivisti e di civili. Abbiamo solo due compagni dell'EPR che sono ad Almoloya e un altro, il compagno Rafaèl, di Guerrero, che è "scomparso". Fin dalla nostra nascita, una delle caratteristiche della nostra politica è quella di dire la verità, di riconoscere dove il nemico ci ha colpito.

- Chi sono quelli che si trovano ad Almoloya e quando sono stati catturati?

- Sono Josè Luis Garcìa e Sergio Bautista, arrestati il 28 agosto mentre andavano a fare azione di propaganda in Huixquilucan, nello stato del Messico. Il compagno Rafaèl è stato arrestato nello stato di Guerrero, e fino ad oggi risulta "scomparso", anche se il governatore del Guerrero ha ammesso il suo arresto.

- Come viene sviluppato, com'è attualmente il fronte urbano?

- Da dieci anni stiamo sviluppando le nostre unità urbane. Non abbiamo fatto azioni all'altezza delle nostre capacità militari sinora. I luoghi scelti per le azioni fatte rispondono ad un piano, ad una strategia. Ci sono state azioni urbane in Oaxaca, in aree della periferia del Distretto Federale, nello stato del Messico, Neza, Ecatepec, Texcoco...

- Molti dei vostri documenti sono molto critici rispetto al ruolo avuto dagli Stati Uniti nella storia del Messico. Tengono in conto azioni contro i bianchi statunitensi. Avete scelto dei luoghi turistici ma non avete fatto azioni contro i turisti...

Oscar: - Abbiamo detto che il nemico principale che abbiamo di fronte è l'oligarchia finanziaria intrecciata al grande capitale finanziario multinazionale. Le nostre azioni sono orientate contro i pilastri di questa oligarchia, le forze armate del paese e i corpi di polizia. Nella misura in cui l'intervento del grande capitale continua ad intensificarsi e arriva ad adottare modalità di intervento armato, cosa che sta già facendo attraverso i consiglieri militari e l'invio di armamento vario all'esercito messicano, nella misura in cui esso si impegna sempre più nella repressione contro il popolo, allora la nostra organizzazione analizzerà se è il caso di sviluppare delle azioni contro questo tipo di intervento.

- Quindi non scartate tale eventualità.

- Non la scartiamo.

- Il sequestro è o continuerà ad essere una tattica di finanziamento del vostro movimento?

- Lo abbiamo rivendicato pubblicamente come un modo per finanziare alcuni aspetti della nostra lotta armata rivoluzionaria.

- Rivendicate il sequestro di Alfredo Harp?

- Non siamo stati noi.

- Quello di Ricardo Name Aboumrad?

- Neanche quello.

- E chi è stato?

- Non possiamo renderlo pubblico.

- Ora, a quanto dite, è la fase della propaganda armata. In quali condizioni passereste ad una fase di azioni militari?

Victoria: - Non sviluppiamo necessariamente solo la propaganda armata rivoluzionaria, abbiamo sviluppato anche azioni militari dal significato politico e dagli obiettivi molto precisi. Non stiamo aspettando determinate condizioni per dichiarare la guerra, no. La nostra posizione non è fare la guerra, ma dare una via d'uscita militare ad un problema le cui cause sono ben chiare, ben concrete, cioé le condizioni politiche, la miseria in cui vive il popolo, l'emarginazione, la repressione, l'oppressione.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)


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