Da La Jornada 27 agosto 1997

LOTTA DI POSIZIONI IN SAN CAYETANO

Circa cento elementi armati del Gruppo Aeromobile delle Forze Speciali della Settima Regione Militare, si sono mobilitati oggi sopra il principale monte di San Cayetano per ricostruire circa 50 capanne e trincee che furono distrutte 15 giorni fa dagli stessi militari.

Sopra la stessa montagna, allo stesso tempo, circa due dozzine di simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) hanno iniziato i lavori di disboscamento per porre filo spinato ai bordi dell'accampamento castrense, per evitare maggior mobilità ai soldati e mantenere una "vigilanza permanente" dei gruppi di élite che furono trasportati il passato domenica in elicotteri militari e del governo dello stato.

Per il terzo giorno consecutivo continua la disputa per le posizioni intorno alle terre dell'accampamento di San Cayetano.
I federali ed i simpatizzanti zapatisti vogliono mantenere il controllo della maggior parte della montagna, da dove si vede la maggioranza delle comunità in ribellione in Los Altos del Chiapas.

"Non permetteremo che rimaniate sui nostri terreni, dato che già ci avete fatto molto danno", assicura Juan Díaz Pérez, uno dei dieci comproprietari delle terre dove si trova assentato l'accampamento dell'Esercito Messicano.
I proprietari dei terreni hanno chiesto alle autorità dello stato e federali la restituzione immediata dei terreni.

Le autorità comunali di San Cayetano ed i comproprietari hanno realizzato un censimento sui danni che negli ultimi due anni hanno causato i militari: hanno tagliato 120 alberi di bosco, hanno rotto il filo spinato che dividevano i terreni, hanno sospeso la distribuzione dell'acqua al villaggio distruggendo i tubi e, soprattutto, segnala Juan Díaz Pérez, "ci hanno lasciato senza mangiare perché non possiamo seminare il nostro mais".

L'Esercito Messicano si mantiene appostato nelle zone più basse del monte, giusto dove si trova il panteon [cimitero] di San Cayetano.
"Non rispettano nemmeno i nostri morti", segnala arrabbiato Antonio Gómez, uno dei simpatizzanti zapatisti che ha partecipato alle tre manifestazioni realizzate di fronte all'accampamento militare negli ultimi giorni.

L'accampamento è diviso dalla strada che comunica San Andrés Larráinzar con Puerto Caté, municipio di El Bosque.
Da un lato si trovano circa 20 unità militari e circa 500 soldati.
Dall'altro, il Gruppo Aeromobile di Forze Speciali della Settima Regione Militare ha occupato a mezzogiorno di questo martedì la maggior parte del terreno e ha iniziato a ricostruire, con pale e picconi, quello che è sempre stato uno dei principali bastioni antiguerriglia dell'Esercito Messicano in Los Altos de Chiapas.

Quattro dei dirigenti zapatisti intervistati nell'abitato di San Cayetano, assicurarono che aspetteranno i risultati delle gestioni che realizzi la Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai) col governo del presidente Ernesto Zedillo e la Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena), prima di ricominciare le mobilitazioni di massa intorno all'accampamento castrense.
"Ci siamo preparati per ricominciare le mobilitazioni, vogliamo che (il problema) si soluzioni per la via pacifica, vogliamo vedere i soldati fuori dalle nostre terre e sapere se il governo è disposto a mostrarci qualche segnale di pace", precisa Antonio Gómez.

I simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale insistono che l'unica soluzione è il ritiro delle truppe federali da San Cayetano. "Non c'è altra soluzione, se il governo non vuole ritirare i soldati, allora la situazione diventerà difficile nella zona", avvertono.

(a cura del Comitato Chiapas di Torino)


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