ALLA STAMPA NAZIONALE E INTERNAZIONALE

26 dicembre 1997.

Dame e cavalieri:

Qui segue un comunicato dove informiamo sugli ultimi risultati delle nostre investigazioni. Grazie.

Abbiamo solo una domanda: Quello che dice Chuayffet che il nostro comunicato precedente si merita una risposta dello stesso tono, significa che va davvero a dire la verità su ciò che è successo? o significa che è scritto bene? o significa che ci farà lo stesso "trattamento" che ha ordinato per i rifugiati di Acteal?

Bene. Saluti e ricordate che, per sapere chi è stato, si deve cercare in alto e non in basso.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Marcos.

Messico, dicembre 1997.

P.S. CHE DOMANDA AL SUPREMO (solo per curiosità).- E la cena di Natale, non sapeva un po' di sangue?

P.S. CHE CONTINUA A FAR DOMANDE - Il fatto che il conflitto di Chenalhó viene dagli anni 30, non sta toccando il mio generale Cárdenas?

P.S. CHE, COME È EVIDENTE, RIBADISCE LE DOMANDE - Parlando di pretesti, non è quello di "restaurare l'ordine in Chenalhó" un pretesto per la nuova invasione di soldati federali?

Saluti di Noce e mandate le vostre risposte a... dove?

Il Sup che vorrebbe navigare sul mare.


COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO - COMANDO GENERALE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE MESSICO

26 dicembre 1997.

Al Popolo del Messico:

Ai popoli ed ai governi del mondo:

Alla stampa nazionale e internazionale:

Fratelli:

L'EZLN informa l'opinione pubblica nazionale e internazionale sul progredire delle nostre investigazioni sul massacro di Acteal, municipio di San Pedro di Chenalhó, Chiapas:

Primo.- In Acteal vivevano alcuni delle migliaia di profughi di altre comunità indigene di Chenalhó. Si trovavano lì rifugiati per proteggersi delle aggressioni delle bande paramilitari che "prendono d'assalto" le comunità che non sono dalla parte del governo.

Tutti i rifugiati erano indigeni tzotziles, civili, professavano la religione cattolica. C'erano zapatisti e non zapatisti dell'organizzazione indipendente Las Abejas di Chenalhó.

Nessuno dei rifugiati aveva armi da fuoco.

Secondo.- Gli attaccanti, in maggioranza, sono indigeni tzotziles, appartengono a diverse comunità del municipio di Chenalhó, professano la religione cattolica e sono priisti (del PRI o del Partito Cardenista, che è la stessa cosa).

Tutti gli attaccanti avevano armi da fuoco e alcuni, inoltre, armi bianche. La maggioranza delle armi lunghe erano AK-47, calibro 7.62 x 39. Le armi corte o pistole erano di modello 'escuadra', calibro 22 lungo, carabina.

Terzo.- Alcuni minuti prima che si iniziasse il massacro, i veicoli dei paramilitari furono segnalati da indigeni delle basi d'appoggio dell'EZLN, che andarono ad avvisare i rifugiati di Acteal perché fuggissero e, quindi, avvisarono la Conai. Un gruppo di circa 15 persone riuscì ad andarsene, però gli altri dissero che non sarebbe loro successo nulla perché non avevano fatto niente di male e che si sarebbero messi a pregare, e stavano appunto pregando quando furono attaccati.

Quarto.- Il 22 dicembre a mezzogiorno, quando era appena iniziato l'attacco, basi d'appoggio zapatiste ascoltarono le prime detonazioni e comunicarono alla Conai ciò che stava succedendo. La Conai rispose ai compagni che avrebbe avvisato il governo dello stato. Così fu fatto. Alle ore 12 del 22 dicembre il governo dello stato ha ricevuto la denuncia della Conai. Alle ore 19 l'avviso fu ripetuto. Il governo dello stato ha detto che tutto era sotto controllo.

Quinto.- Il commando paramilitare che ha realizzato il massacro si è spostato su veicoli di proprietà della presidenza municipale priista di Chenalhó e di privati.

Sesto.- Tutti i membri del gruppo aggressore portavano divise di colore scuro.

Settimo.- I veicoli, così come l'armamento, le divise e l'equipaggiamento degli aggressori sono stati comprati con denaro proveniente dal governo federale. In concreto, dalla Segreteria per lo Sviluppo Sociale.

Ottavo.- I paramilitari diedero il colpo di grazia ai feriti che trovarono ed alle donne incinte hanno aperto il ventre con il machete.

Nono.- Terminato l'attacco, agenti della polizia di Pubblica Sicurezza dello stato del Chiapas si sono preoccupati di raccogliere i cadaveri e di "farli sparire" dentro una grotta e nel fondo di un dirupo.

Alcune conclusioni su quanto detto:

1.- Non si tratta di un conflitto religioso: tanto assassini come assassinati professano la religione cattolica.

2.- Non si tratta di un conflitto etnico: i morti e coloro che li hanno ammazzati sono indigeni tzotziles.

3.- Non si è trattato di uno scontro (come lo vogliono presentare i governi federale e statale): i morti erano disarmati, gli attaccanti avevano armi di grosso calibro. Non c'è stato scontro armato, ma, semplicemente e chiaramente, un'esecuzione.

4.- L'obiettivo era sterminare tutti, ché non rimanessero testimoni per accusare e "far sparire le prove". Il piano governativo non prevedeva che il fatto diventasse di dominio pubblico. Le autorità prima hanno tentato di negare il massacro, quindi di minimizzarlo, e adesso cercano di confondere l'opinione pubblica sull'autentico movente del reato.

5.- Quando il governo del Chiapas rispondeva alla Conai che "tutto è sotto controllo" non intendeva evitare un fatto di sangue, ma riferirsi al fatto che proprio lui stava dirigendo l'attacco.

6.- Lo storno di fondi federali per il finanziamento di diverse strutture paramilitari, nella Selva, nel Nord e in Los Altos del Chiapas non è ignorato dai funzionari federali e statali. Dal 1994 l'assegnazione di risorse economiche federali in Chiapas si realizza con un criterio politico-militare; coloro che sono disposti a scontrarsi con le comunità zapatiste e con quelle neutrali possono ottenere denaro con la condizione di adempiere a quella che chiamano "preparazione di base" e stare ad assoluta disposizione per rispondere all'appello degli "incaricati" di inoltrare i progetti di Sedesol. Non si tratta solo di acquistare lealtà, è un autentico reclutamento, una "leva" per fare la guerra governativa contro gli indigeni... con indigeni.

7.- L'attacco ha incluso le fasi militari chiamate "di avvicinamento", "presa di contatto", "attacco" e "sfruttamento del successo", oltre a quella di "sterminio totale dell'avversario". È evidente che il gruppo aggressore aveva avuto quella preparazione militare che chiamano "di commando speciale". Le loro armi, equipaggiamento e divise sono quelli di una organizzazione militarizzata e rivelano che si è trattato di una azione concertata, preparata e diretta da persone o istanze che non hanno partecipato direttamente ai fatti.

8.- I paramilitari ottengono il loro armamento con il rifornimento diretto da ufficiali dell'Esercito federale, poliziotti giudiziari e, in primo luogo, dalla suddetta " Pubblica Sicurezza dello stato"; il governo dello stato del Chiapas (incaricato del "lavoro sporco" in questa strategia zedillista) a sua volta consegue l'armamento al mercato nero che esiste tra le diverse corporazioni di polizia del paese. I poliziotti ed i militari recuperano, per la vendita clandestina, le armi requisite in operazioni di polizia che poi rivendono a latifondisti, guardaspalle, governatori, presidenti municipali e "gente importante".

Si tratta di un autentico "lavaggio di armi". Sono armi "sporche" o "nere", chiamate così perché sono già state usate per commettere qualche delitto, che si "lavano" vendendole ai potenti della regione o a quelli locali.

9.- Il rituale sanguinario di aprire il ventre delle donne incinte morte e di esibire come trofeo il feto, fa parte degli "insegnamenti" che i militari guatemaltechi (quelli detti "kaibiles") hanno impartito ai loro colleghi messicani a partire dall'insurrezione zapatista. Dopo il 1° di gennaio del 1994, l'Esercito guatemalteco ha offerto all'Esercito messicano "consigli e preparazione" sulla lotta antiguerriglia. Un gruppo selezionato di ufficiali dell'Esercito Federale ha frequentato il corso "kaibil". Da allora nuovi gruppi si sono addestrati nel vicino paese.

10.- Le vittime non sono state scelte a caso. Si è scelto il luogo, la data e l'ora del crimine perché i destinatari del sanguinoso messaggio lo ricevessero e lo capissero bene. I destinatari sono le comunità indigene ribelli ed il messaggio è: "niente vivrà che sia indipendente dal governo".

11.- Il governo messicano finge sorpresa per il massacro di Acteal. Per mezzo della stampa e della televisione privata nazionale, la situazione di tensione che si viveva in Los Altos e Nord del Chiapas nelle settimane precedenti al massacro di Acteal era di dominio pubblico. La strage dei 45 indigeni era stata preannunciata.

12.- Dall'inizio del deterioramento della situazione sociale in Chiapas, prodotto della strategia antiguerriglia governativa, il CCRI-CG dell'EZLN ha orientato le sue basi d'appoggio ad evitare in tutti i modi, e anche a costo di perdere i loro pochi averi, lo scontro con altri indigeni. Per noi é stato chiaro che il proposito governativo era ed è quello di farci cambiare il nemico e di farci scontrare con altri indigeni. Perciò tutte le volte che siamo stati aggrediti non abbiamo risposto in forma violenta, ma siamo ricorsi alla Commissione Nazionale di Intermediazione (la cui esistenza viene contrastata con decisione dal governo federale) ed alla stampa nazionale e internazionale (che col suo lavoro d'informazione disturba tanto i governanti).

Attraverso entrambi i canali, tanto il governo federale come quello statale erano a conoscenza di ciò che si preparava in Los Altos del Chiapas.

Più volte la stampa nazionale aveva pubblicato inchieste documentate sui segnali che adesso si leggono con chiarezza nel sangue di Acteal.

Agli articoli giornalistici professionali il governo statale ha risposto con inserzioni a pagamento, con lettere di smentita e con cospicue bustarelle per alcuni che si fanno chiamare giornalisti.

Intanto, il governo federale non ha nemmeno fatto questo. La Segreteria di Governo ha continuato con la politica dello struzzo ed "è sparita" adeguandosi al detto che se non si parla di un problema, questo si risolve da sé.

La Commissione Nazionale di Intermediazione, mentre sopportava aggressioni governative di ogni tipo, ha mantenuto continuamente informati il governo del Chiapas e la Segreteria di Governo di tutti i fatti che, adesso lo sappiamo, sarebbero culminati nel massacro di Acteal.

13.- È innegabile che la Segreteria di Governo sapesse in anticipo delle minacce che sovrastavano gli abitanti indigeni di Los Altos.

Erano mesi che alcuni periodici a circolazione nazionale garantivano l'informazione che oggi fa già parte degli antecedenti storici del peggiora crimine degli ultimi 29 anni in Messico.

In un canale di una televisione privata messicana si sono documentate obiettivamente le condizioni di sopruso e persecuzione in cui vivono gli indigeni di Chenalhó. Tutti gli intervistati hanno denunciato la presenza e le azioni di guardia Blancas.

Senza dubbio il segretario di Governo legge i giornali e ha visto senz'altro il programma. La prova sta nel fatto che ha protestato per il "tono parziale ed esasperato" della informazione televisiva e ha bloccato la sua distribuzione.

Quando lo vedrà di nuovo dovrà ricordarsi che alcuni e alcune degli indigeni che erano stati intervistati in questo programma "parziale ed esasperato" sono adesso morti, assassinati da quelli che, come il segretario di Governo, si sono lamentati delle gravi accuse che derivavano dal contenuto del reportage.

14.- Per il massacro di Acteal i governanti non possono essere processati per negligenza, perché si erano proprio proposti di realizzare quella "operazione". La negligenza sta nel non averlo saputo o potuto fare con discrezione. Hanno dimenticato che dal gennaio del 1994 il sangue indigeno ha un peso e il tempestivo lavoro d'informazione dei mezzi di comunicazione ha portato alla luce ciò che doveva restare in una grotta e al fondo di un dirupo.

15.- I servizi investigativi dell'EZLN avevano captato voci, a metà di novembre, che i paramilitari stavano preparando qualcosa. Agli inizi di dicembre si parlava di una azione paramilitare imminente. Noi pensavamo che questo "qualcosa" fosse per la visita in Chiapas del nunzio apostolico. Perciò nel nostro comunicato del 12 dicembre avvertivamo di un possibile attentato contro il signor Justo Mullor. Ci siamo sbagliati, le vittime dovevano essere, un'altra volta, quelli che stanno in basso. Adesso lo sappiamo.

16.- Conformemente alle evidenze riscontrate, si deduce che il crimine di Acteal fu preparato con anticipo, con piena coscienza, con la direzione di autorità governative statali e la complicità di diverse segreterie del governo federale tra le quali risaltano la Segreteria di Governo, quella dello Sviluppo Sociale e quella della Difesa Nazionale, così come delle dirigenze nazionali e statali del Partito Rivoluzionario Istituzionale.

17.- Fallita la politica di sottrarre la base sociale indigena all'EZLN, i governi federale e statale hanno optato per ciò che hanno considerato più semplice: annientare questa base sociale; hanno valutato che l'Esercito federale avrebbe dovuto pagare un costo molto alto se avesse partecipato direttamente a questo piano. Perciò sono ricorsi alla loro struttura di partito, hanno votato per la "sana distanza" e hanno fatto uso delle strutture organizzative del Partito Rivoluzionario Istituzionale per fare ciò che meglio sanno fare, cioè rubare e uccidere.

18.- La guerra attuale in Chenalhó non è iniziata negli anni 30. Ha cominciato ad essere in gestazione nell'agosto del 1995, quando i governi federale e statale concordarono la loro attuale strategia antizapatista. Prima di ciò, più di un anno e mezzo dopo il 1° gennaio 1994, la convivenza pacifica tra gruppi politici differenti era stata possibile. Ancora alcuni mesi fa, le autorità ufficiali di Chenalhó avevano concordato con le autonomie rispetto mutuo e tolleranza. Però è arrivato l'ordine da "molto in alto" di farla finita con i ribelli...

19.- È completamente falsa la versione data dalle autorità che dicono che stanno investigando sul crimine. Non si è trattato di un conflitto religioso, neanche di una disputa ideologica, meno ancora di un conflitto intra o intercomunitario. Questa storia che i conflitti in Chenalhó vengono dagli anni 30 è un favola per tonti di coloro che si dicono investigatori e si danno le arie da antropologi. Non negli anni 30, ma quasi 30 anni fa un altro massacro di uguale ampiezza ha commosso il mondo. E Tlatelolco del '68 non è affratellato solo con Acteal del '97 per il sangue innocente sparso. Anche allora, come adesso, il governo parlava di dialogo e di pace con le mani piene di morte.

Fratelli e sorelle:

Il massacro di Acteal è stato un massacro ed è stato realizzata con perfidia, premeditazione e superiorità.

Il movente è politico, militare, sociale e economico. Si tratta di annientare gli indigeni ribelli.

Gli autori intellettuali sono molto in alto, nei governi federale e statale.

I 41 arrestati sono solo pezzi minori della complicata e sanguinosa macchina di guerra contro i popoli indios del Messico. E l'eliminazione di pezzi minori non danneggia il funzionamento del macchinario, semplicemente si rimpiazzano.

Per favorire il rimpiazzo e non per evitare che si ripeta Acteal '97, il governo federale ha inviato nuovamente migliaia di soldati in terre indigene e milioni di dollari ad alcune autorità statali che hanno scoperto che la guerra, però soprattutto la guerra sporca, è un gran affare.

Questo è ciò che abbiamo raccolto con le nostre investigazioni.

Democrazia!

Libertà!

Giustizia!

Dalle montagne del Sudest Messicano

Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Messico, dicembre 1997

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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