SOGNI ZAPATISTI

di Mumia Abu Jamal- scritto del 19 maggio 1997

Più di 500 anni dopo la conquista europea delle Americhe, i nativi, i popoli indigeni (voglio dire, i discendenti dei pochi che sono sopravvissuti) vivono ancora ai margini della società, sono i più poveri tra i poveri, i più malati tra i malati, i popoli più espropriati tra le popolazioni del cosiddetto "Nuovo Mondo" .

Molti di noi dimenticano che gli "Indios", e non gli africani, sono stati i primi schiavi delle Americhe, forzati dall'ammiraglio Cristoforo Colombo e compagnia a scavare in cerca dell'oro e se si pensava che non fossero abbastanza produttivi, venivano loro tagliate le mani.

Questo fu il principio del genocidio di incalcolabili milioni di nativi, e trasformò un antico mondo "Indio" in un nuovo mondo bianco. Da allora ogni paese in questo emisfero, dal Canada, agli Stati Uniti, al Messico, riposa sopra le ossa spezzate del genocidio dei nativi e può esser visto come una Nuova Europa (Canada = Nuova Gran Bretagna e Nuova Francia, Messico = Nuova Spagna) per l'importazione massiva di europei, la decimazione dei nativi, la cattività forzata e la schiavitù degli africani.

Nell'angolo più meridionale del Messico, nello stato del Chiapas, un movimento rivoluzionario indigeno sta crescendo, attivato dai poveri "indios" maya, che stanno introducendo una vitalità impressionante nella tradizione rivoluzionaria. Nel luglio-agosto del 1996, gli zapatisti hanno convocato il Primo Incontro Intercontinentale per l'Umanità e contro il Neoliberismo in Chiapas. Nel loro discorso inaugurale c'è la comparsa di qualcosa di veramente commovente a sentirsi e profondo nel suo potere poetico.

Per favore, condividilo con noi:

"Vogliamo presentarci.

Noi siamo l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Per dieci anni abbiamo vissuto su queste montagne, preparandoci a fare una guerra.

Fra queste montagne abbiamo costruito un esercito.

Sotto, nelle città e nelle campagne, noi non esistevamo.

Le nostre vite valevano meno delle macchine e degli animali.

Eravamo come pietre, come le piante che ci sono sui sentieri.

Non avevamo parola.

Non avevamo volto.

Non avevamo nome.

Non avevamo domani.

Noi non esistevamo.

Per il potere, questo che oggi si veste mondialmente con il nome di "neoliberismo", noi non contavamo, non producevamo, non compravamo, non vendevamo.

Eravamo un numero inutile per i conti del gran capitale.

Allora fuggimmo sulla montagna per cercarci bene e per vedere se incontravamo sollievo al nostro dolore di essere pietre e piante dimenticate.

Qui, nelle montagne del sudest messicano, vivono i nostri morti. Sanno molte cose i nostri morti che vivono nelle montagne.

Ci parlò la loro morte e noi ascoltammo.

Cassettine che parlano ci raccontarono un'altra storia che viene da ieri e punta verso il domani.

Ci parlò la montagna, a noi, i "MACEHUALOB", noi che siamo gente comune ed ordinaria.

Noi che siamo gente semplice, così come ci dicono i potenti.

Tutti i giorni e le loro notti che si trascinano vuole il potente manovrarci il "X-TOL" e ripetere la sua brutale conquista.

Il "KAZ-DZUL", l'uomo falso, governa le nostre terre e possiede grandi macchine da guerra che, come il "BOOB" che è metà puma e metà cavallo, seminano il dolore e la morte tra di noi.

Il falso che è governo ci manda gli "ALUXOB", i bugiardi che ingannano e regalano oblio alla nostra gente.

Per questo ci siamo fatti soldati.

Per questo continueremo ad essere soldati.

Perché non vogliamo più morte ed inganno per i nostri, perché non vogliamo l'oblio.

La montagna ci disse di prendere le armi per poter avere voce.

Ci disse di coprirci il viso per poter avere un volto.

Ci disse di dimenticare il nostro nome per poter essere nominati.

Ci disse di conservare il nostro passato per poter avere un domani.

...questo siamo noi.

L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

La voce che si arma per farsi ascoltare.

Il volto che si nasconde per mostrarsi.

Il nome che si tace per essere nominato.

La rossa stella che chiama l'essere umano e il mondo affinché ascoltino, affinché vedano, affinché pronuncino il nome.

Il domani che si raccoglie nel ieri."

Prendendo il loro nome dal rivoluzionario Emiliano Zapata (1879-1919), le cui forze lottavano contro il dittatore Porfirio Diaz, sotto lo slogan "Terra e Libertà", gli Zapatisti prendono la loro forza, le loro metafore e la loro visione dai segmenti più oppressi della vita messicana, gli indigeni, i conquistati che hanno potuto sostenersi da sé nonostante 500 anni di conquista.

Il fatto che esistano è quasi un miracolo, e portano qualcosa al tavolo della vita che è meraviglioso.

Mumia Abu Jamal maggio 1997.

(tradotto da Consolato Ribelle del Messico- Brescia.)


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