Da La Jornada 25 agosto 1997

Zapatisti senza armi e soldati, testa a testa in Larráinzar

Un cinturone umano formato da migliaia di zapatisti con passamontagna o paliacates manteneva circondati, fino alla mezzanotte di oggi, a circa 250 soldati che da questo sabato pretendevano di reinstallare l'accampamento di San Cayetano, nel municipio di San Andrés Larráinzar, lo stesso che abbandonarono il passato 12 agosto.

Centimetri dividono gli effettivi dell'Esercito --tra di loro truppe di élite trasportate in elicottero-- e gli zapatisti disarmati, che ripudiavano a grida la presenza militare nelle zone indigene del Chiapas; li qualificavano di "asesenzaos, difensori del mal governo e repressori", toccavano le loro armi e davano loro buffetti sulle guance con una espressione di sfida: "soldatino".

La tensione aumentò quando arrivarono quattro elicotteri dell'Esercito e del governo statale, che trasportavano una forza di élite con fucili di assalto R-15. Fu nel pomeriggio quando la tensione arrivò al suo apice e si è arrivati quasi allo scontro.

-Sparami una buona volta. Anche se me ammazzi, morirai pure tu, diceva un indigeno tzotzil con passamontagna in faccia a un soldato che si notava visibilmente nervoso.

Una commissione di zapatisti chiese a grida a un generale -che disse di chiamarsi Bautista- che attraversasse il cordone per negoziare il ritiro della truppa. Questo accese e iniziò una discussione con i ribelli.

-Vogliamo che ve ne andiate di qui. Queste sono terre di contadini e di queste vivono -diceva uno degli indigeni che formavano la commissione.

-Necessitiamo che ce lo ordinino per ritirarci. Io me vorrei andare subito. Capite che è domenica ed è un giorno in cui non si lavora -rispose il generale.

-Non vogliamo che ve ne rimaniate sulle nostre terre nè un momento in più, dovete andarvene, la gente non vuole che stiate qui. La gente sta piangendo, i terreni dei contadini li state invadendo e non fate che mangiare -diceva l'indigeno.

Il generale Bautista assicurò che non era proposito dell'Esercito rimanere indefinitamente in San Cayetano e diede questa risposta testuale: -La cosa è che noi abbiamo perduto alcuni apparati che probabilmente non servono alle persone e li siamo venuti a cercare.

L'indigeno solo avvertì: -Se non se ne vanno via, qualcos'altro succederà.

Fino a mezzanotte della domenica si manteneva lo scudo militare che proteggeva il generale e ad alcuni centimetri rimaneva il cordone zapatista che circondava i militari, senza che importasse la pioggia e la nebbia che iniziò a invadere l'antico accampamento di San Cayetano.

Tenta la Sedena di recuperare questa e altre due posizioni

L'Esercito Messicano tenta di recuperare le tre strategiche posizioni antiguerriglia -San Cayetano, Jolnachob e Santiago el Pinar- nel municipio di San Andrés Larráinzar, che bruciò e abbandonò il passato 12 agosto.

Quel giorno e durante altri due, repentinamente e in silenzio, abbandonò le sue posizioni e ritirò tutti i suoi blindati da guerra da questo municipio, in una mobilitazione che proprio il comandante della settima Regione Militare, Mario Renán Castillo, qualificò di "un riaggiustamento" del dispositivo militare.

Dal sabato, però, i militari ritornarono a San Cayetano con la pretesa di ricostruire il loro accampamento.

Nella mattinata del Domenica però simpatizzanti del EZLN bloccarono la strada che comunica San Cayetano con l'Aguascalientes di Oventic, per evitare l'azione castrense. Gli zapatisti bloccarono con pietre e fecero dei cordoni umani nei due accessi al di fuori di uno degli accampamenti più importanti dell'Esercito Messicano in Los Altos del Chiapas, e riuscirono ad evitare, fino al pomeriggio, che i militari tornassero ad invadere i terreni comunali.

Durante il giorno, circa 500 simpatizzanti del EZLN marciarono lungo la strada che comunica San Andrés Larráinzar con l'abitato di Puerto Caté per esigere, a grida, l'andata via delle forze armate.

Uno degli striscioni installati nel posto di blocco chiedeva al presidente Ernesto Zedillo la immediata andata via dell'Esercito Messicano e si pronunciava per una pace giusta e degna in Chiapas.

"Fuori l'Esercito dalle comunità indigene!", "Non vogliamo prostituzione nè alcoolismo!", "Vogliamo pace e non armi!", gridarono minuti prima di bloccare la strada, a circa cinque chilometri dall'Aguascalientes di Oventic.

Fino al passato 12 agosto, nell'accampamento di San Cayetano si concentravano circa 500 militari e una dozzina di moderni blindati da guerra del 22 Battaglione di Fanteria e il gruppo d'élite conosciuto come Forza di Compito Arcobaleno, creato appositamente dall'Esercito Messicano per affrontare il conflitto armato in Chiapas.

(a cura del Comitato Chiapas di Torino)


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