Chiapas, mappa della antiguerriglia

JESUS RAMIREZ CUEVAS

(La Jornada del 23/11/97)

La crescita dell'influenza zapatista ha propiziato l'apparizione di perlomeno sei gruppi paramilitari che, vincolati a dirigenti priisti, attuano in differenti regioni del Chiapas. Ammazzano, scacciano, bloccano strade, impongono il pagamento di imposte di guerra e reclutano a forza giovani indigeni. In qualche posto si conosce solo la loro legge. Questa è una mappa della guerra che sta andando avanti in territorio chiapaneco.

Sulle nove regioni del Chiapas, le basi d'appoggio dell'EZLN sono già estese in sei: Selva, Nord, Altos, Sierra, Frontiera e Costa del Pacifico.

Questo ha provocato la risposta dei settori locali più reazionari.

Dal 1995 sono già apparsi, per lo meno, sei gruppi paramilitari di corte priista che attuano nell'area indigena:

In Chicomuselo, municipio situato nella depressione centrale della Sierra Madre, vicino alla frontiera con Guatemala, recentemente sono riapparsi gruppi di guardias blancas, che già combattevano le organizzazioni contadine nel 1995.

Tutti questi gruppi sono vincolati a dirigenti priisti locali, deputati e presidenti municipali, e contano con l'appoggio del governo statale e dell'Esercito Messicano. Tra le loro file ci sono militari, poliziotti e contadini.

La situazione si aggrava. Nelle montagne e nelle selve di Los Altos e della zona nord si sta giocando una guerra civile non dichiarata, che rappresenta un dramma per migliaia di indios choles, tzotziles e tzeltales.

I popoli ribelli soffrono quotidianamente per le persecuzioni e lo spionaggio continuo. Sono questi gli effetti della strategia antiguerriglia che applicano i governi federale e statale con l'aiuto dell'Esercito, della polizia e dei gruppi armati irregolari.

Le dipendenze governative (come la Sedeso) e le autorità statali e municipali priiste portano avanti una strategia per dividere e far scontrare al loro interno le comunità che simpatizzano con i ribelli.

"Di fronte al fallimento della manipolazione degli investimenti governativi per minare la base sociale dell'EZLN, il governo ha esteso il modello applicato nella zona nord ad altre regioni dello stato per promuovere una guerra civile tra indigeni attraverso i gruppi paramilitari", dice Hugo Trujillo, ex componente del Coordinamento delle Organizzazioni non Governative per la Pace (Conpaz), l'istanza civile più importante dello stato, che alcuni giorni fa si è disciolta.

In intere regioni non c'è libero transito, ogni settimana si riporta qualche attacco o un'imboscata e nuove vittime vanno a ingrossare le statistiche di una guerra non riconosciuta come tale. Migliaia di indigeni sono stati forzati ad abbandonare le loro comunità, però poco si parla di questo esilio interno e della difficile sopravvivenza che devono affrontare.

NEL NORD, LA VITA NON VALE NIENTE...

I latifondisti di Palenque, Yajalón e Salto de Agua, tra gli altri municipi, hanno iniziato una campagna contro le comunità zapatiste e le organizzazioni contadine d'opposizione o del PRD.

Pace e Giustizia e Chinchulines hanno forzato lo sfollamento di grandi nuclei di popolazione e continuano ad effettuare blocchi sulle strade per coloro che non sono priisti.

Pace e Giustizia è capeggiato apertamente da Samuel Sánchez Sánchez, deputato locale del PRI e dirigente di Solidarietà Contadina Magistrale (Socama). Fra il suo stato maggiore appare il sottotenente e coordinatore della zona chol, Eduardo Gutiérrez Vázquez, accusato di vendita illegale di armi.

Per lo meno 4 mila 112 indigeni simpatizzanti dell'EZLN e PRD, così come catechisti cattolici della zona nord di Chiapas, continuano ad essere esiliati "per motivi politici" e "sopravvivono in condizioni molto precarie per mancanza di appoggio", segnala Abelardo Arcos, rappresentante dei rifugiati.

Dal febbraio 1995 ad oggi sono già stati assassinati per lo meno 40 contadini oppositori. Altri 23 indigeni, delle basi d'appoggio zapatiste, sono incarcerati a Cerro Hueco e in Yajalón.

CHENALHO, IMPUNITA' PARAMILITARE

Nel municipio di Chenalhó la violenza ha provocato un virtuale stato d'assedio in molte comunità e centinaia di indigeni sono già fuggiti dai loro villaggi. I caciques, appoggiati ed armati dall'ex deputato federale priista Antonio Pérez Hernández e l'ex presidente municipale Jacinto Arias Cruz, si affrettano a formare piccoli eserciti indigeni per combattere gli zapatisti.

Chenalhó vive una situazione comparabile a quella delle dittature militari sudamericane. Circa una decina comunità sono sotto il controllo di gruppi paramilitari composti da militanti del PRI e del Partito Cardenista. In ognuna di loro è come se ci fosse un Pinochet locale, che impone alla popolazione un clima di terrore.

I gruppi paramilitari impongono il pagamento di quote a tutte le famiglie, reclutano i giovani e li obbligano ad un addestramento militare. Coloro che si rifiutano ricevono minacce e rappresaglie.

Le prime azioni armate di questi gruppi hanno avuto luogo nelle comunità di Puebla, Los Chorros e Chanemboló. Sono proseguiti gli omicidi di simpatizzanti zapatisti in Mercedes Isidro, Chitamulkum e Emiliano Zapata, in Simojovel e Huitiupán.

Il consiglio municipale ribelle di Polhó considera che ci siano più di 2 mila indigeni rifugiati in tutto Chenalhó, in per lo meno sei comunità (Chimix, Los Chorros, Esperanza, Canolal, Yaxjemel, Yibeljoj).

Raúl, un giovane indigeno di Los Chorros, racconta che è stato reclutato a forza dai priisti armati.
Lo hanno obbligato ad arruolarsi in Santa María, dove ha imparato a maneggiare armi.
Lui assicura che, dopo di ogni sessione d'addestramento, gli ufficiali li obbligava a partecipare a feste con prostitute.
Per questo fine hanno già costruito un hotel in questa comunità, l'unico in tutta la regione.
Raúl è scappato da questo campo di addestramento e si nasconde in San Cristóbal, dove i paramilitari realizzano operazioni di rastrellamento per catturare i "disertori".

Don Celorio, vecchio indigeno di un quartiere di Yibeljoj, è pure una vittima di questa guerra silenziosa lanciata contro gli zapatisti.
E' solamente da martedì 11 novembre che ha dovuto fuggire da casa sua di fronte all'attacco armato al suo villaggio.
Era il secondo in due giorni.
E' fuggito circa alle undici e mezza del mattino, quando il rumore degli spari risuonava ancora per i sentieri.
Dietro di lui lascia il suo pezzetto di campo e la sua povera capanna.
Don Celorio precisa che sono priisti e cardenisti armati quelli che aggrediscono.
Ogni quindici giorni arrivano nelle case ad esigere il pagamento di 25 pesos, che tutte le famiglie sono obbligate a versare come tassa di guerra.
I contadini tirano fuori questo denaro da dove possono.
Don Celorio non ci riesce, così si mette a percorrere varie comunità per metterlo insieme.
I paramilitari, racconta, vendono contratti di protezione ai villaggi, che temono le imboscate o che brucino loro le case, come è successo in settembre a quelli di Canolal.

IN SAN ANDRES, IL PRI PACIFICA!

Nonostante questa situazione ogni volta più difficile, in Chiapas avanzano i governi municipali autonomi ed in ribellione, la cui influenza abbraccia più di 50 municipi dello stato. Però non hanno vita facile.

Il consiglio municipale di San Andrés Sacamch'en de Los Pobres ha denunciato che il presidente priista, Marcos Hernández, sostiene un gruppo paramilitare proprio lì. Ogni membro della banda composta da 30 pistoleri starebbe ricevendo 4 mila pesos mensili per il suo "lavoro".

Le autorità zapatiste hanno detto che Hernández ha corrotto al giudice del municipio ribelle con una "bustarella" di 50 mila pesos per poter rubare i veicoli del municipio autonomo. Dopo, il giudice s'è pentito ed ha confessato che aveva aiutato Marcos Hernández a richiedere risorse economiche al governo dello stato motivandolo con "pure gli zapatisti sono appoggiati dal PRI in questo municipio".

Il gruppo armato ha la sua base di operazioni e d'addestramento in El Pinar.

NUOVI ZAPATISTI, VECCHIE GUARDIAS BLANCAS

Il 4 e 5 novembre le basi dell'EZLN hanno realizzato una marcia in Frontiera Comalapa. Era la prima volta che apparivano in questa regione, che abbraccia la Frontiera, la Sierra e la Costa del Chiapas. I simpatizzanti del municipio ribelle Tierra e Libertad chiedevano la fine della repressione contro i loro compagni nella comunità di Paso Hondo.

Il delegato del governo nella regione di frontiera, Francisco Torres Vera, ha confermato che lì starebbero operando "gruppi di autodifesa" antizapatista (Cuarto Poder, 11 novembre 1997).

"La gente si sta armando per far scontrare gli zapatisti. Le comunità che conterebbero con gruppi paramilitari sono Llano Grande, Monte Redondo e El Portal'', ha informato il funzionario, che ha aggiunto che più di 20 comunità della Independencia si sono già raggruppate per far fronte alle risoluzioni emanate dal consiglio comunale di Tierra e Libertad.

Nel gennaio 1995 erano apparse in questa zona le guardias blancas. En Chicomuselo hanno assassinato quattro contadini della OCEZ . Il precedente procuratore di Giustizia statale, Jorge Enrique Hernández, aveva approvato illegalmente il fatto che i paramilitari finanziati dagli allevatori locali custodissero "la sicurezza" del luogo. Ora riappaiono.

9 MILA 330 SOLDATI AL MESE

Il comandante della settima Regione Militare durante gli ultimi tre anni, Mario Renán Castillo, è stato sostituito, come pure il resto dei comandi militari en questa zona.
Questa operazione ubbidirà a un cambiamento di strategia dell'Esercito?

Renán rimarrà al comando della dodicesima regione, in Torreón, Coahuila. Sarà sostituito da Jorge Gómez Salazar, generale di divisione, diplomato dello stato maggiore ed ex capo dei trasporti dell'Esercito.

In agosto sono entrate in azione tre forze speciali militari:

D'altra parte, l'Esercito ha aperto un nuovo focolaio di tensione nella selva installando dall'inizio di ottobre un accampamento militare a cinque chilometri da La Realidad. L'equipaggiamento di guerra ed i 500 soldati lì distaccati costituiscono un dispositivo militare offensivo che incombe minaccioso sopra questa comunità tojolabal, dove ha fatto le sue ultime apparizioni il comando generale dell'EZLN.
Il nuovo accampamento pare installato definitivamente, sulle due rive del fiume Euseba.

I comandi militari dicono che questa nuova posizione ha per obiettivo proteggere i lavori della impresa che rifà la strada.
Però gli indigeni sono andati l'8 ottobre all'accampamento ed hanno affrontato i soldati.
A pochi metri dalle loro posizioni di combattimento, hanno gridato loro che non avrebbero permesso la prosecuzione delle opere finché il nuovo accampamento fosse rimasto lì.
Da parte loro, gli ingegneri della costruzione hanno smentito di aver sollecitato l'appoggio dell'Esercito.

Gli abitanti della zona soffrono per l'incremento della presenza militare.
Durante l'epoca delle piogge, come ora, il livello dell'acqua rende impossibile attraversare il fiume Euseba a piedi o a nuoto.
Ora, nessuno utilizza più il vecchio ponte sospeso. I contadini devono far tremendi giri per evitare gli accampamenti militari.
Tra l'altro, la tensione prevale e i sorvolamenti di aeroplani e di elicotteri militari sono un fatto constante.

Due volte al giorno, i tojolabal vedono passare Hummers e carri armati, mitragliatrici, fucili di alto potere, con i soldati che prendono la mira dietro il mirino della loro arma automatica o dietro una macchina foto o video. I bambini s'ammalano di paura.
Però il generale Jorge de Jesús Wabi Rosel, capo della 39 Zona Militare, promette che la strada sarà pronta "al principio" del 1998 (La Jornada, 3/11/97).

La Realidad racconta giorno dopo giorno i carri ed i soldati.
Il 30 settembre il convoglio era di 22 veicoli da guerra con un totale di 142 soldati, otto di loro ufficiali.
Portavano tre macchine di video e due di foto.
Il 13 ottobre il convoglio è aumentato a 31 veicoli e 173 uomini.

Secondo i minuziosi reportage degli osservatori stranieri accampati lì, durante ottobre sono passati per il villaggio mille 500 veicoli militari -di tutti i tipi-, a una media di circa 25 al giorno, con 156 soldati all'andata e 155 al ritorno, vale a dire, 311 soldati al giorno, il che rappresenta un totale di 9 mila 330 soldati/mese.
Questo è il panorama per i bambini di La Realidad.

È enorme la spesa che questa mobilitazione militare implica. Anche in uno solo degli angoli della selva, il percorso Guadalupe Tepeyac-fiume Euseba, di 30 chilometri, ogni mese mille 500 veicoli percorrono 3 mila 600 chilometri (60 all'andata, 60 al ritorno, moltiplicato per 30 giorni).

Gli indigeni vedono passare l'approvvigionamento dei soldati: sacchi di frutta, casse di verdura e di molti altri tipi di alimentari che loro non hanno mai provato.
Ci sono più di 40 mila soldati in Chiapas.
Presto si compiranno quattro anni da quando la ribellione zapatista è iniziata.
Quanto costa al paese l'occupazione delle zone indigene?

In San Quintín, dove si trova l'accampamento militare più grande della selva, l'Esercito costruisce unità abitative per i soldati della maggiore fortezza dell'antiguerriglia.
Di fronte alle miserabili capanne degli indigeni si sta innalzando la prima unità abitativa di cemento per attenuare il deficit di case... dei militari!!!

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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