La Jornada, 23 aprile 1998
Juan Balboa, corrispondente, Ocosingo, Chis., 22 aprile ¤
Per due ore, circa mille e 500 tzeltales hanno rotto l'accerchiamento
e sono entrati nell'ejido Taniperlas - capoluogo municipale del
municipio autonomo Ricardo Flores Magón -, e di fronte
ad un immenso accampamento militare hanno richiesto a grida il
ritiro di tutti gli elementi dell'Esercito Messicano e dei poliziotti che occupano il luogo dallo sgombero
dell'11 di aprile scorso.
Precedute da una bandiera messicana, due colonne di indigeni della
ARIC-Indipendente e della Carovana per la Pace, sono penetrati
nel villaggio alle 14, sotto lo sguardo di circa 200 priisti e
la vigilanza di circa mille militari e poliziotti. Con passi decisi
e in modo pacifico sono riusciti a rompere l'accerchiamento che
mantenevano i simpatizzanti del PRI, dal giorno dell'operazione
(l'11 aprile).
Con evviva all'EZLN, al subcomandante Marcos, a Emiliano Zapata
e al vescovo Samuel Ruiz, le due colonne - composte da rappresentanti
delle 102 comunità che formano il municipio autonomo Flores
Magón - sono entrati nel villaggio ed hanno riaffermato
il loro rifiuto del governo di Roberto Albores.
"Noi organizzazioni indipendenti diciamo no all'imposizione
politico-militare dell'Accordo Statale di Riconciliazione del
governo del Chiapas ed esigiamo l'immediata libertà di
tutti i compagni di Taniperlas arrestati illegalmente l'11 e il
13 aprile", ha affermato Porfirio Encino, dirigente della
ARIC-Indipendente e Democratica.
In seguito, ha protestato perché la segretaria di Governo
accusa la ARIC e la Coalizione delle Organizzazioni Autonome di
Ocosingo di tentare di violentare le Vallate di questo municipio.
"Noi andiamo avanti con la legge, la nostra manifestazione
e la nostra protesta sono pacifiche, chiediamo giustizia",
ha affermato.
Juan Vázquez, membro del consiglio municipale di Ocosingo,
ha accusato il deputato federale supplente, Juan Félix
Villafuerte, di aver capeggiato l'aggressione contro i militanti
della ARIC-Indipendente in Taniperlas, durante l'operazione di
polizia dell'11 di aprile.
Più tardi, ha lanciato un appello alle autorità
statali perché si evitino altri scontri ancora tra indigeni,
affinché si cerchi il dialogo al posto della violenza ed
ha manifestato il suo appoggio a coloro che sono perseguitati,
incarcerati e minacciati dal governo e dalla polizia.
Molti dei mille e 500 indigeni che hanno partecipato alla Carovana
per la Pace, prima, e dopo alla manifestazione di fronte ai soldati
ed ai poliziotti, portavano bandiere bianche. Alcuni innalzavano
striscioni che esigevano la libertà degli arrestati nel
carcere di Cerro Hueco, e due donne giovani hanno innalzato di
fronte ad un forte vento la bandiera messicana fino alla fine
della protesta.
La maggioranza delle organizzazioni che hanno partecipato hanno
insistito su di una proposta di distensione mediante la creazione
di una commissione di pace composta dall'ONU, dalla Croce Rossa
e da personalità nazionali e internazionali "affinché
verifichino la grave situazione dei Diritti umani nella zona di
conflitto".
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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