Discorso pronunciato il 23 gennaio 1998 dal Dott. Ernesto Zedillo Ponce de León, Presidente degli Stati Uniti Messicani, riguardo il conflitto nello stato del Chiapas.

Signore e Signori,

è più, molto di più, quello che ci unisce come messicani che non quello che ci separa. È molto di più quello che ci individua e ci avvicina, che non quello che può dividerci ed allontanarci.

Oggi ribadisco che, anche di fronte a conflitti talmente complessi e dolorosi come quello del Chiapas, noi messicani vogliamo e possiamo raggiungere accordi che assicurino rispetto e concordia per tutti; opportunità e progresso per tutti; dignità e giustizia per tutti.

Con questa convinzione, voglio riaffermare i punti sui quali non è d'accordo il Governo Federale e quelli sui quali è invece d'accordo per risolvere il conflitto a Chiapas.

Il Governo Federale non è d'accordo e non può essere d'accordo con la violenza.

La violenza non conduce alla concordia; genera più e peggiore violenza. Non conduce al progresso bensì alla distruzione ed al ristagno. Neanche conduce alla giustizia né alla dignità.

La violenza non risolve mai problemi; li aggrava solo.

Perciò, il Governo Federale non sarà mai d'accordo con nessuna forma di violenza, da dovunque essa provenga.

Non si può accettare che per difendere una causa giusta, quella di risolvere la povertà e l'abbandono, si ricorra alla minaccia delle armi, che è quella della violenza.

Così pure, non si può neanche accettare che di fronte alla minaccia delle armi o di fronte alla minaccia della insicurezza dei propri beni ed interessi, siano legittimi o meno, si reagisca con violenza.

Colui che ricorre alla violenza o alle armi, come pure colui che minaccia di farlo, pretende di prendersi in mano la giustizia; pretende di porsi al di sopra delle legge ed essere giudice degli altri.

Questo non è accettabile. Non lo possono accettare né il Governo Federale né la società.

Volere prendere la giustizia nelle proprie mani è un delitto che attenta contro la legge ed attenta contro la democrazia. È un delitto che deve essere punito.

Il Governo Federale neanche crede che la forza dello Stato sia quella che deve risolvere il conflitto in Chiapas.

È per questo che il Governo Federale non ha esercitato, né ha minacciato di esercitare questa forza. Così è stato sin dal primo giorno e così sarà fino all'ultimo giorno del mio governo. Coloro che parlano di una minaccia del Governo Federale; coloro che dicono che il Governo sta cercando scontri o inducendo la violenza, sanno bene che mancano alla verità.

Sanno bene che non ci sono scontri inevitabili e che il Governo Federale non segue né possiede strategie di guerra in Chiapas.

Sanno bene che le loro parole sono per guadagnarsi seguaci, per mantenere simpatie, per sostenere la loro propaganda in Messico e all'estero. La verità è che il Governo Federale ha accreditato in ripetute occasioni, con fatti, che non crede che l'uso della forza sia la soluzione in Chiapas.

Coloro che per ragioni di strategia, di propaganda o dei propri interessi politici, stiano mancando alla verità, sanno bene che in questi tre anni il Governo Federale non ha usato la propria forza in Chiapas, nonostante le provocazioni, le falsità o le minacce.

Sanno addirittura che, facciano quello che facciano, il Governo Federale non adopererà la forza repressiva. Soltanto difenderà la legge e le istituzioni dei messicani.

Certamente coloro che mancano alla verità sanno di approfittarsi della tolleranza del Governo Federale; di una tolleranza che, anche se irrita una parte della cittadinanza, è caratteristica di una autentica democrazia.

Però devono anche essere consapevoli del fatto che agendo così, invece di accelerare la soluzione, prolungano il conflitto; invece di essere parte di una risposta giusta e degna per tutti, diventano parte del problema.

In questo senso, coloro che usano il conflitto in Chiapas o addirittura i fatti tragici che addolorano e indignano noi tutti per alimentare il loro protagonismo, per promuovere interessi di congregazione o di gruppo, o per confondere l'opinione pubblica, sanno bene che non contribuiscono alla soluzione del conflitto.

Non è accettabile che il conflitto in Chiapas venga adoperato per favorire propositi politici che non hanno niente a che fare con la soluzione delle cause profonde della giusta mancanza di conformità delle comunità indigene.

Coloro che lo stanno facendo, scommettono sulla discordia e sull'odio; scommettono sulla prevalenza di tutto ciò che, vero o falso, mobilita la gente di buona fede in appoggio dei propri propositi politici, invece di scommettere sul lavoro congiunto per risolvere le cause sostanziali dell'ingiustizia e dell'abbandono.

Il Governo Federale non è neanche d'accordo con coloro che desiderano, cercano, motivano, invocano o agevolano l'ingerenza esterna per fare qualcosa che noi messicani possiamo conseguire.

Nel trascorso della nostra storia, non è mai, assolutamente mai, stato risolto da stranieri o dall'estero un problema o un conflitto tra messicani.

Intervenire, anche se in buona fede, in affari interni che spettano solo ai messicani, è ingiusto per un paese che si è caratterizzato per il suo rispetto alla vita interna delle altre nazioni. È ingiusto per un paese che, come il Messico, si è impegnato per far sì che venga rispettata l'autodeterminazione di tutte le nazioni, piccole o grandi, fragili o potenti.

Per i messicani e per il Governo Federale è inammissibile che ci siano persone che addirittura trasgredendo le nostre leggi, anche se adducendo a ragioni umanitarie, sono direttamente coinvolte nel conflitto di Chiapas; ci preoccupa in special modo la loro condotta, quando nei loro paesi ancora sono vivi la divisione, il conflitto e addirittura il terrorismo, generati dal colonialismo o l'autoritarismo non lontani nella loro storia.

Molti di coloro che dall'estero si immischiano, non per aiutare la soluzione del conflitto, ma per tenerlo come bandiera, farebbero meglio a lavorare per riparare le ingiustizie che nelle loro terre hanno lasciato l'autoritarismo e l'esclusione dei propri avi.

Su questi due punti, la violenza e l'ingerenza estera, il Governo Federale non può essere d'accordo.

Però sì è stato e continuerà ad essere d'accordo sul fatto che l'unica strada per raggiungere una pace con giustizia e dignità a Chiapas, è il dialogo, e la negoziazione.

Il Governo Federale è stato e continuerà ad essere d'accordo nel costruire un nuovo rapporto tra i popoli indigeni, la società messicana e lo Stato.

Come dicono gli Accordi di San Andrés Larráinzar, un nuovo rapporto che consideri e rimedi le condizioni di povertà, sfruttamento ed esclusione politica che per anni e anni hanno oltraggiato e continuano ad oltraggiare i popoli indigeni.

Un nuovo rapporto in cui la Federazione, gli stati e i municipi promuovano, nell'ambito delle loro rispettive competenze e con la partecipazione dei popoli indigeni, il loro sviluppo equo e sostenibile, come pure la lotta contro ogni forma di discriminazione.

Il Governo Federale è stato e sarà sempre d'accordo nell'adempiere un impegno fondamentale, quello di propiziare che vengano bandite mentalità, atteggiamenti e condotte discriminatorie nei riguardi degli indigeni.

È d'accordo sul fatto che per costruire un nuovo rapporto tra lo Stato e i popoli indigeni, bisogna sviluppare una cultura della pluralità e della tolleranza. Una cultura che accetti le visioni del mondo, le forme di vita e i concetti di sviluppo dei popoli indigeni.

Come dicono gli Accordi di San Andrés Larráinzar, il Governo Federale è d'accordo nel dare impulso a cambiamenti giuridici e legislativi che allarghino la partecipazione e la rappresentazione politica, sia locale che nazionale, dei popoli indigeni, rispettando le loro diverse situazioni e tradizioni, e rafforzando un nuovo federalismo nella Repubblica Messicana, in un quadro costituzionale che possa assicurare l'unità nazionale.

Il Governo è d'accordo sul fatto che il reclamo nel senso che le voci e richieste degli indigeni siano ascoltate e considerate, deve portare al riconoscimento dei diritti politici, economici, sociali e culturali dei popoli indigeni dentro il quadro della nazione Messicana.

Il Governo Federale è d'accordo sul fatto che deve garantire agli indigeni pieno accesso alla giurisdizione dello Stato, con riconoscimento e rispetto alle specificità culturali e ai suoi sistemi normativi interni, sempre che si garantisca il totale rispetto ai diritti umani e ai principi della Costituzione.

Il Governo Federale è d'accordo che nei giudizi e procedimenti legali, gli indigeni abbiano sempre il diritto ad essere assistiti da interpreti e avvocati difensori, privati o di ufficio, che abbiano conoscenza delle loro lingue e culture.

Così pure, il Governo è d'accordo nel riconoscere la ricca diversità culturale dei popoli indigeni; nell'assicurare la loro maggiore e migliore educazione e formazione; una educazione che se è impartita dallo Stato, sia pubblica ed interculturale, così come una formazione che migliori i processi produttivi.

Il Governo Federale è d'accordo con quello che dicono gli Accordi di San Andrés, nel senso che lo Stato deve garantire ai popoli indigeni condizioni che permettano loro di occuparsi della propria alimentazione, salute e abitazione in forma soddisfacente. E nel contempo, che lo Stato dia impulso ad una politica sociale federalista, integrale e partecipevole, che tenga conto dei bisogni fondamentali, specialmente delle donne e dei bambini.

Il Governo Federale è d'accordo nel dare impulso alla produzione e l'occupazione nei popoli indigeni, come pure nel promuovere politiche sociali specifiche per proteggere gli indigeni migranti nel nostro territorio e fuori da esso.

Il Governo Federale è d'accordo con gli Accordi di San Andrés Larráinzar. Però non può accettare interpretazioni di questi che attentino contro la sovranità e l'unità nazionale, né che mettano in rischio le garanzie individuali, le libertà e i diritti umani. Non può accettare forme di governo antidemocratiche e autoritarie, né fanatismi. Non può accettare prerogative e privilegi esclusivistici né disprezzo verso le minoranze.

Mi sembra che chi in verità voglia la soluzione del conflitto in Chiapas, coinciderà su questi punti nei quali il Governo sì è d'accordo, per questo dobbiamo dare già forma agli Accordi di San Andrés.

Diamo già forma agli accordi di San Andrés in modo che, tra tutti, cominciando dalle autorità, si aprano strade al progresso ed alla democrazia con rispetto per le diversità culturali e il pluralismo politico.

Diamo già forma agli Accordi di San Andrés, allo scopo di avanzare genuinamente nel riconoscimento, l'inclusione e l'incoraggiamento ai popoli indigeni perché la democrazia, la libertà e la giustizia siano di tutti; perché mai più in Messico ci sia un messicano che non si senta parte della Nazione.

La nostra è una grande Nazione.

Niente né nessuno deve dividerla. Niente né nessuno deve mettere in rischio la sua sovranità né l'integrità del suo territorio.

Niente né nessuno deve indebolire la fierezza che ogni messicano prova per il fatto di esserlo: di essere anzi tutto, messicano.

Per questo motivo, approfittiamo che è più, molto di più, quello che ci unisce come messicani, per consacrare la nostra volontà, la nostra creatività e il nostro sforzo, e curare così le ferite che tanto ci dolgono.

Molte grazie.


(Questo testo è giunto via e-mail da azimut@notimex.com.mx già tradotto in italiano)

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