La Jornada martedì 22 dicembre 1998
Libro bianco, ragion di Stato
Luis Hernández Navarro
È accaduto con il cardinal Posadas e con Luis Donaldo Colosio. Ora succede con Acteal. Il potere è incapace di chiarire i crimini che lo coinvolgono. La ragion di Stato non ammette che la verità emerga quando questa cozza contro i suoi interessi.
Il Libro bianco su Acteal, Chiapas, pubblicato dalla Procura Generale della Repubblica (PGR), è l'ultimo anello posto alla catena dell'ignominia delle versioni ufficiali sui grandi omicidi degli ultimi anni, un episodio in più nell'autoassoluzione dalle responsabilità dello Stato messicano per il massacro. Non si sono sprecati nel farlo. Ricorre sia ad un nuovo genere letterario tra il rapporto di polizia, l'antropologia-fiction, che all'omissione di fatti gravi che mettono in discussione la sua interpretazione del crimine di massa. Fa uso di pregiudizi razziali per sostenere le sue ipotesi, fornisce informazioni trascendentali per occultare l'essenza della dinamica del massacro ed emette giudizi senza fornire mai prove. Si tratta di un testo religioso perché richiede fede da parte dei lettori per credere alle sue conclusioni.
Monumento al razzismo, il Libro bianco afferma riguardo al massacro che il "movente specifico è stata la vendetta, come culmine di una serie di oltraggi reciproci (...) ma la cui genesi si esplica alla luce delle offese accumulate e della predominanza di certi usi e costumi presso le comunità indigene della regione" (p. 96). Allo stesso tempo segnala che tra gli elementi che hanno reso possibile il massacro si trova "l'idiosincrasia indigena (che) presenta una tendenza all'intolleranza quando si tratta di risolvere conflitti contro una minoranza dissidente e di rispettare i suoi diritti umani" (p. 93). Gli indios, secondo la PGR, sono intrinsecamente selvaggi.
Per 27 pagine, il Libro bianco pretende di fare un'analisi della composizione politica ed etnica del municipio di Chenalhó. Le sue conclusioni sono degne di David Copperfield: non c'è in esse un solo riferimento alla struttura "caciquil" del PRI! Nemmeno sul ruolo avuto dai maestri bilingue nella formazione di queste relazioni di potere. Un caso esemplare è quello di Antonio Perez Hernandez. Uomo forte della regione a partire dal 1968, fu nominato deputato federale dal PRI nel 1994 ed era, al momento del massacro, il titolare della Segreteria per l'Attenzione dei Popoli Indigeni (Seapi), una delle istituzioni dalla quale sono state coordinate le azioni di controinsurrezione studiate dal Consiglio Statale di Sicurezza Pubblica. Ovviamente, nel rapporto della PGR non esiste un solo riferimento alla funzione avuta da Perez Hernandez nella regione. Curiosamente, l'inasprimento della violenza a Chenalhó, ha coinciso, puntualmente, con il suo arrivo alla Seapi. Allo stesso modo, non si dice nulla delle reti di potere e di appropriazione della terra che ruotano intorno al presidente municipale in carica a Chenalhó durante il massacro, il priista Jacinto Ariaz Cruz.
Il documento della PGR fa un ampio racconto degli omicidi politici avvenuti a Chenalhó; ma non si ferma ad indagare sulla veridicità delle denuncie. Nonostante esistano testimonianze che vari dei crimini perpetrati contro membri del PRI siano stati commessi dai paramilitari di questo stesso partito come rappresaglia al loro rifiuto di unirsi ad azioni violente, il Libro bianco scrive che non è stato così e che i responsabili sono stati gli zapatisti. Allo stesso modo, non dice nulla circa uno dei fatti più rilevanti per comprendere la dinamica del conflitto: l'omicidio di sei ragazzi nei pressi di Chixilton, il 19 agosto del 1996, da parte di gruppi assoldati dai "caciques" del partito ufficiale, Cristóbal Vázquez, Luis e Alfredo Aguilar Gómez, Victorio Cruz e dal presidente municipale. I criminali gettarono i cadaveri in una caverna e tentarono di far apparire l'incidente come un caso di stregoneria e furono messi in libertà dopo poco tempo dal loro arresto.
Incapace di guardare in alto, senza alcuna predisposizione a ricercare i mandanti del massacro, senza volontà per fare giustizia, la PGR ha scritto, sul caso di Acteal, una delle pagine più vergognose della storia dell'impunità del Messico. Acteal è già, nella coscienza popolare, un nuovo Tlatelolco. Non ci sarà Libro bianco che riesca a lavare le mani macchiate di sangue dei responsabili della guerra contro gli indigeni ribelli del sud-est messicano.
(tradotto dal Comitato Chiapas "capitana Maribel" - Bergamo)
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