Alla Comunità Cattolica del Messico
Ai Fratelli di altre Chiese Cristiane
All'Opinione Pubblica
Ai Mezzi di Comunicazione
Mossi dall'urgenza della Pace e dell'Unità che ci impone
la situazione in cui si trova il nostro paese, condividiamo con
franchezza la situazione che viviamo in Chiapas e che sappiamo
che vivono altre Diocesi in Messico.
1.- Fatti:
La nostra Diocesi di San Cristobal de las Casas, dopo la visita
del Presidente della Conferenza Episcopale Messicano e della Commissione
Episcopale per la Pace nello Stato del Chiapas, sta vivendo una
nuova ondata di attacchi al suo lavoro pastorale.
Detta visita ha evidenziato l'unità dei vescovi e la loro
preoccupazione per la situazione di guerra di bassa intensità
che si vive in Chiapas, specialmente a Los Altos, nel Nord e nella
Selva.
Questi attacchi non sono una novità; quello che sorprende
è l'insistenza in accuse evidentemente false, come quelle
dirette contro il nostro Vescovo, Don Samuel Ruiz Garcia, segnalato
come la causa della violenza e dell'instabilità politica
e sociale che vive lo Stato, accusato inoltre di distribuire armi,
dirigere l'insurrezione e tutte le azioni destabilizzanti.
Accuse simili sono state fatte, su differenti mezzi di comunicazione,
contro il nostro Vescovo Coadiutore, Frate Raul Vera Lopez, e
contro gli agenti pastorali che esercitano l'azione evangelica
nelle differenti parrocchie e missioni, così come contro
i catechisti, i prediaconi e diaconi, esponendoli a false accuse,
ad aggressioni, minacce di morte e processi giuridici ingiusti
che arrivano fino alla privazione legale della libertà,
come nel caso dei due fratelli gesuiti e dei due catechisti di
Palenque, il 7 marzo passato.
Ci preoccupa profondamente che varie Organizzazioni Non Governative
che si sono caratterizzate specialmente per il lavoro a favore
della Pace e al servizio del popolo povero, siano anch'esse vittime
di intimidazioni e accuse calunniose.
Di fronte a questa situazione di persecuzione, facciamo un breve
racconto dei molteplici oltraggi ricevuti dal gennaio 1994:
Nella cosiddetta zona di conflitto (Ocosingo, Margaritas, Altamirano),
abbiamo subito nelle nostre parrocchie e pure nell'Ospedale di
Altamirano, saccheggi intimidazioni e minacce che ci hanno inseguito
anche nelle visite che realizzavamo nelle comunità. L'esercito
ci minacciava, ci perquisiva, filmava e registrava le celebrazioni.
In molti municipi, presunte "marce per la pace", capeggiate
da sindaci, dirigenti del partito ufficiale e allevatori, diventavano
aggressioni verbali e minacce al Vescovo e agli agenti pastorali.
Un altro grave caso è stato il tentativo di violenza ad
una religiosa.
La Diocesi ha subito campagne diffamatorie massive da parte dei
mezzi di comunicazione come quando stampa, radio e televisione all'inizio del conflitto diffondevano
false testimonianze di persone che piangendo accusavano il Vescovo,
i sacerdoti, i missionari ed i catechisti.
In un momento molto critico di questa campagna diffamatoria è
avvenuta un'aggressione contro la residenza del Vescovo, sede
della Curia Diocesana da parte di gruppi priisti della popolazione
di San Cristobal de las Casas, autodenominatisi "autenticos
coletos"
La tensione è giunta ad un tale grado che i missionari
stranieri vivono sotto la costante minaccia di essere espulsi;
le autorità li perseguitano controllando tutti i loro
movimenti, facendoli presentare in continuazione agli uffici di
immigrazione, privandoli dei loro documenti e sequestrando loro
il visto. Tutto ciò non è rimasto esclusivamente
sul piano delle minacce, ma si è tradotto in fatti concreti
con deportazioni ingiuste e rifiuti di permessi per ritornare
alla Diocesi. In questo momento sono già 7 i sacerdoti
(il 12% del totale diocesano) esiliati arbitrariamente. Il più
recente caso è quello del presbitero scozzese: Hanry
McLaughlin. Alcuni sono stati espulsi con l'accusa di esercitare
azioni al di fuori del proprio ministero e Padre Hanry per celebrare
l'Eucarestia senza il permesso del governo. Ma il vero loro delitto
è servire i poveri come ha fatto Cristo.
La zona nord - Tila, Sabanilla, Tumbalà, Palenque, Salto
de Agua, Bachajon e Chilon - è stata il laboratorio della
Guerra di Bassa Intensità con attentati alle case parrocchiali
e alle chiese con bombe molotov, sobillando i conflitti interni
nelle comunità o fra organizzazioni con la presenza intimidatoria
di soldati e polizia, attraverso aggressioni di gruppi paramilitari,
vedasi "Chinchulines" o "Paz y Justicia",
i cui delitti rimangono impuniti...
Si giunge a conflitti politici che si vogliono far passare come
scontri religiosi, pretendendo di associare i cattolici con lo
zapatismo o con il PRD, e i fratelli di altre confessioni con
le guardie bianche priiste che in modo irrazionale aggrediscono
e attaccano i cattolici, facendoli fuggire dalle loro comunità,
bruciando e distruggendo cappelle di campagna, immagini sacre
e simboli religiosi, arrivando a profanare il Santissimo Sacramento.
Gli sfollati sono stati testimoni di come i gruppi paramilitari
nei loro attacchi siano protetti dalla Sicurezza Pubblica o dall'Esercito.
Queste istituzioni armate hanno occupato alcune cappelle ed
edifici appartenenti alla Chiesa Cattolica.
Alcuni catechisti sono stati condannati sommariamente, torturati
o incarcerati per non aver voluto firmare documenti nei quali
accusavano il Vescovo e i sacerdoti di essere coloro che distribuiscono
armi ai ribelli. Alcuni sono stati assassinati.
Coloro che non vogliono integrarsi con i gruppi paramilitari devono
pagare delle multe fino a duemila pesos e sono sottoposti a continue
minacce.
Di fronte a qualunque tentativo di denuncia della società
civile o risposta per frenare attacchi alle comunità, immediatamente
si segnalano come responsabili i Vescovi e i sacerdoti; e tali
affermazioni sono state fatte anche da alcuni ufficiali dell'Esercito
che sono arrivati persino a dichiarare calunniosamente che abbiamo
benedetto le armi degli zapatisti.
Le denunce penali presentate dalla Diocesi per le aggressioni,
sono state inutili.
I dati apparsi recentemente su alcuni articoli di quotidiani
locali fanno supporre l'uso delle intercettazioni telefoniche
come mezzo di spionaggio sulle nostre attività.
Abbiamo fatto riferimento ad alcuni degli attacchi diretti alla
Diocesi di San Cristobal de Las Casas nell'impossibilità
di enunciarli tutti; ma sono presenti nel nostro cuore le sofferenze
di molti fratelli e sorelle che per cercare una vita degna, giusta
e per essere leali verso la propria fede cattolica vivono in costante
minaccia, esposti ad ogni tipo di aggressione. Non sono pochi
i fratelli evangelici che sono sottoposti a situazioni simili
e ci sentiamo vicini anche a loro.
Alcuni di questi attacchi non arrivano direttamente da funzionari
governativi. Esistono altri attori, ma l'impunità di cui
godono, nonostante le denunce, rendono le autorità responsabili
e complici.
Tutto questo ha generato un ambiente che mette in continuo rischio
le nostre vite e ostacola il nostro lavoro di evangelizzazione,
riconciliazione e promozione umana. Per questo consideriamo questa
situazione come una reale persecuzione verso la Chiesa, non solo
verso la nostra Diocesi ma verso la Chiesa Cattolica in Messico.
2.- Interpretazione
La lettura di questi fatti nel contesto dell'atteggiamento del
governo verso la Diocesi in questi ultimi anni ci fa dire che:
In questo contesto ci rendiamo conto che dopo la visita della
Commissione Episcopale a Tila e la sua presa di posizione chiara
e coraggiosa a favore della pace, i funzionari governativi hanno
radicalizzato ancor più i loro discorsi e le loro azioni
contro la nostra Chiesa Diocesana.
Ci preoccupa il fatto che in altre occasioni, l'aumento di
questo tipo di attacchi è stato il preludio di forti colpi
contro il popolo più povero, gli indigeni e i contadini.
La logica di questo atteggiamento delle autorità civili
e militari ci dimostra che purtroppo non si sta cercando una soluzione
politica, come viene detto, ma che sempre più si vanno
esercitando azioni di forza lasciandole nell'impunità,
facendo in modo che si giunga ad una situazione irreversibile
ed irrefrenabile che legittimi una soluzione militare.
In conclusione crediamo che cerchino di screditare una istanza
che può significare un freno ad una azione di massacro
e genocidio contro il popolo chiapaneco.
E dobbiamo aggiungere che è certo che il superamento della
crisi generalizzata che vive attualmente il nostro paese, passa
attraverso una soluzione adeguata della crisi chiapaneca. Senza
una soluzione reale per il Chiapas, non ci sarà mai una
soluzione reale per il Messico.
A questa Diocesi che vuole servire il popolo e continuare a difendere
i diritti dei poveri, tocca condividerne la sorte.
3.- Convocazione:
Invitiamo i cattolici e i fratelli di altre confessioni a prendere
coscienza che tutte queste aggressioni alla Diocesi di San Cristobal
vanno contro il processo di pace e si oppongono alla legittima
speranza di una vita degna e giusta dei più poveri.
Allo stesso modo, di fronte alla campagna del silenzio posta sui
gravi fatti che si vivono in Chiapas, o al tergiversare su di
essi, invitiamo la società civile a prendere iniziative
per diffondere informazioni vere e denunciare il progetto di morte
di coloro che a tutti i costi vogliono mantenere i loro privilegi.
Esortiamo a manifestare creativamente per un efficace appoggio
e solidarietà alla Diocesi di San Cristobal e al suo progetto
pastorale che nasce da una opzione evangelica ed ecclesiastica.
Invitiamo le autorità federali e statali a rivedere le
loro politiche attuali e ad orientare le azioni verso una soluzione
delle vere cause dei conflitti che vive il nostro paese. In questo
modo sarà possibile la riconciliazione e la collaborazione
di tutte le istanze della società per rendere possibile
una Pace vera.
Da parte nostra, offriamo e vogliamo articolare le nostre azioni
con tutte le istanze che cercano di difendere la dignità
della persona e per costruire una società di fratelli,
dove tutti si siedano alla stessa tavola per condividere il pane
della verità, l'amore e la giustizia, dove colui che presiede
sia il nostro fratello maggiore Gesù Cristo.
Per confermare il nostro impegno con la Verità e la Pace,
volgiamo i nostri sforzi e limiti alla generosa protezione di
Santa Maria di Guadalupe, perché interceda per il nostro
popolo di fronte a Dio.
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