La Jornada, 21 febbraio 1997
Juan Balboa, corrispondente, San Cristobal de las Casas, Chiapas, 20 febbraio 1997
Il presidente della Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai),
Samuel Ruiz Garcia, ha assicurato oggi che i fatti violenti successi
negli ultimi giorni nel nord del Chiapas, fanno in modo che il
dialogo fra il governo federale e l'Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale, "già purtroppo sospeso ma non ancora rotto",
venga scoraggiato.
Il vescovo di San Cristobal de las Casas si è riferito
all'imboscata sofferta da una brigata composta da rappresentanti
di organizzazioni che difendono i diritti umani in Chiapas e si
è lamentato del fatto che "nonostante il riconoscimento
delle autorità competenti, non siano state date garanzie
a coloro che si mobilitano per documentare la situazione dei diritti
umani".
L'inoltre presidente del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomè
de las Casas, ha condannato i fatti e deplorato che fino ad ora
non si sia portata a termine nessuna investigazione, "non
ostante sia responsabilità delle autorità giudiziali",
e ha affermato che con queste azioni il processo di pace si va
oscurando.
"Condanniamo in maniera energica i fatti realizzatisi il
passato 15 febbraio e denunciati in un comunicato stilato anteriormente
dal Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomè de las Casas",
ha detto, e ha fatto un appello alle autorità statali e
federali perché si muovano con prontezza e in modo adeguato.
"I fatti del 15 febbraio erano stati preceduti da numerosi
avvertimenti alle autorità corrispondenti sull'attività
di questi gruppi, senza che si sia manifestata una volontà
politica e giuridica per contenere le azioni violente che hanno
avuto luogo nei municipi di Salto de Agua, Sabanilla, Tila y Tumbalá'',
ha precisato il vescovo il un comunicato.
Ruiz Garcia ha insistito che in questi fatti si apprezza il grado
di insicurezza e carenza in cui vivono persone impossibilitate
a chiedere protezione adeguata, e ha replicato che questi fatti
fanno in modo che il processo di pace venga scoraggiato, poiché
il controllo della violenza nella zona nord del Chiapas è
una delle condizioni che il governo federale qualificò
come attendibili.
Si aspetta, aggiunse, che i passi fermi che avranno luogo nella
zona nord contribuiscano efficacemente al rinforzamento del processo
di pace e al riallacciamento del dialogo fra il governo federale
e l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che è
stato sospeso ad agosto.
Organizzazioni civili, dei diritti umani e la Chiesa cattolica
sono d'accordo che nel nord del Chiapas si sta vivendo "una
guerra civile" fra indigeni choles della regione e una "guerra
sporca" che indebolisce il dialogo di pace fra il governo
federale e l'EZLN.
Hanno assicurato che l'imboscata sofferta dalla brigata di osservatori
nazionali ed internazionali il passato 15 febbraio nella comunità
di El Paraiso, municipio di Sabanilla, è un'ulteriore prova
delle violazioni sistematiche verso i diritti umani che sono
accaduti in questa regione chiapaneca. Cinque organizzazioni
- una di queste statunitense - hanno sollecitato la Commissione
dei Diritti Umani (CNDH) ad investigare in modo accurato sui fatti
perché si possano emettere le raccomandazioni pertinenti.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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