La Jornada – Venerdì 2 gennaio 2009
Il comandante David ha tenuto il discorso centrale per i tre primi lustri di resistenza
EZLN: IL MALGOVERNO HA DEDICATO 15 ANNI A COLPIRCI, NON A DARCI GIUSTIZIA
L’EZLN ha esortato ad organizzarsi, a sopravvivere, a sostenere la speranza ed a lottare contro il nemico comune
Hermann Bellinghausen

Oventic, Chis. 1º gennaio - "Gli zapatisti, i popoli indigeni che si sono preposti di lottare per un mondo migliore e più umano, sono sempre più perseguiti e colpiti in tutti gli aspetti dai malgovernanti del nostro paese, i potenti ed i partiti politici", ha denunciato ieri il comandante David nel discorso centrale della celebrazione per i primi tre lustri dell'insurrezione armata dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).

"Per 15 anni abbiamo subito minacce, vessazioni, persecuzioni, attacchi militari e paramilitari. Il malgoverno, i partiti politici ed i loro alleati, benché sia gente povera, non cessano i loro attacchi in molte forme allo scopo di fermare l'avanzata della nostra lotta e distruggere la nostra base rappresentata da tutti i popoli in resistenza".

Nel caracol Resistencia y rebeldía por la humanidad, e a nome del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno, Comando Generale dell'EZLN, i comandanti David e Javier, che parteciparono alla presa di San Cristóbal de lasCasas il 1°gennaio del 1994, hanno letto il messaggio ribelle (in castigliano e tzotzil, rispettivamente) davanti a circa 2 mila basi di appoggio zapatiste della zona Altos, ed a centinaia di collettivi ed individui nazionali e stranieri che partecipano al primo Festival Mondiale della Degna Rabbia che continuerà a partire da questo venerdì a San Cristóbal de las Casas.

"Il malgoverno per 15 anni ha fondato, finanziato ed addestrato i gruppi paramilitari in tutti i villaggi, che hanno il compito di provocare, minacciare e dividere le nostre comunità", hanno denunciato i comandanti tzotziles. "Per indebolire e distruggere le nostre basi sociali, il malgoverno distribuisce elemosine attraverso i suoi programmi assistenziali alle famiglie affiliate ai partiti politici, col fine di accontentare, zittire e calmare la fame della povera gente".

Ammettendo che "purtroppo ci sono fratelli indigeni che sono caduti nelle trappole del malgoverno credendo che con questo miglioreranno le loro condizioni di vita senza lottare", il CCRI dell'EZLN ieri sera ha sostenuto che: "Gli zapatisti non si sono ribellati in armi per chiedere le briciole o per farsi trattare da mendicanti. Noi lottiamo per una vera democrazia, libertà e giustizia per tutti, per il bene dell'umanità e contro il neoliberismo, per un altro mondo più giusto ed umano, dove stiano tutti quelli che abitano il nostro pianeta".

Nonostante i successi zapatisti nella costruzione di governi propri nelle comunità, le parole "centrali" della festa, dove c'è stato anche ballo, sport e canzoni, hanno espresso un dolore che non cessa né si arrende: "I malgovernanti, i potenti, quelli che si considerano signori e padroni di tutto, si impegnano a saccheggiare le ricchezze dei nostri popoli, a distruggere la natura e a distruggere l'umanità".

Ritenendo "necessario ed urgente che tutta la gente buona ed onesta" unisca le sue parole, lotte, resistenza e degna rabbia, gli zapatisti sostengono la speranza "che un altro mondo è possibile". Hanno invitato i loro "fratelli compagni" ad organizzarsi, unirsi "ai loro popoli" contro un "nemico comune", e cercare la forma ed i meccanismi per "unire e globalizzare" lotte, resistenze e ribellioni.

Questo "sarà possibile solo se ci proponiamo di camminare e lottare insieme senza che importino i tempi e le distanze". L'EZLN ha richiamato a fare "forti e grandi" la lotta, la resistenza, la degna rabbia e la ribellione. Come "popoli originari di queste terre" avvertono che proseguiranno, resistendo "con dignità e ribellione ai colpi del malgoverno".

In questi 15 anni non solo sono stati colpiti. "Abbiamo imparato a resistere e sopravvivere". Questo, hanno ammesso, "è stato possibile anche grazie all'appoggio ed alla solidarietà di molti fratelli e sorelle del Messico e del mondo. Con sforzo e difficoltà abbiamo tentato di fare qualche passo, ma non è ancora sufficiente a risolvere i problemi e le grandi necessità dei nostri popoli".

Con il tono autocritico tanto radicato tra gli indigeni zapatisti del Chiapas, i comandanti hanno detto che sebbene le autorità autonome "abbiano tentato di risolvere i problemi dei nostri popoli ed alcune delle loro molte necessità, gran parte dei nostri bisogni non hanno ancora soluzione; la fame, la miseria e le malattie continuano ad aumentare giorno per giorno".

Nonostante gli inadempimenti ed inganni del governo, gli zapatisti annunciano che andranno avanti, "perché non tradiremo il sangue dei nostri caduti".

Prima del discorso centrale della comandancia, hanno salutato le carovane del Messico e degli altri paesi i comandanti Domingo e Florencia, rendendo "grazie alla vita e a tutti quelli che ci hanno appoggiati durante questi 15 anni di guerra", perché così restano "in vita e sul piede di lotta".

Con una grande bandiera nazionale alle spalle, hanno presieduto la sobria e potente cerimonia decine di autorità autonome della regione, la giunta di buon governo (JBG) Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo, ed i diversi consigli municipali autonomi degli Altos. "Questa lotta è nostra, vostra e nostra", ha dichiarato la JBG ai presenti.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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