La Jornada – Mercoledì 30 Luglio 2008
Circa 300 attivisti sono giunti da diversi paesi d’Europa per sostenere gli indigeni
Promotori dei diritti umani sono arrivati in Chiapas: temono aggressioni contro gli zapatisti
Realizzeranno uno studio sull’oppressione di militari e polizie ed emetteranno una dichiarazione
ÁNGELES MARISCAL

San Cristóbal de las Casas, Chis., 29 luglio - Circa 300 promotori dei diritti umani provenienti dall'Europa sono arrivati oggi in Chiapas per rispondere alla richiesta di aiuto degli indigeni zapatisti che negli scorsi mesi hanno subito l'incursione dei militari dell'Esercito Messicano e dei corpi di polizia, situazione che ritengono uno "scenario di guerra".

Per due settimane la Carovana Nazionale ed Internazionale in Solidarietà con le Comunità Zapatiste visiterà almeno una dozzina di villaggi per raccogliere le testimonianze degli insediamenti colpiti, denunciare i fatti alla comunità internazionale e affinché questa solleciti il governo del Messico a fermare le sue azioni.

"Viviamo in uno scenario di guerra, il governo federale di Calderón, e statale stanno compiendo incursioni nelle nostre comunità con i loro carri armati, le loro mitragliatrici. Abbiamo lanciato il grido di allarme alla solidarietà nazionale ed internazionale perché temiamo possa aumentare la persecuzione contro i nostri dirigenti, le nostre comunità", hanno dichiarato gli attivisti indigeni organizzatori dell'incontro.

In una riunione svolta tra i promotori dei diritti umani arrivati da Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Inghilterra, Bulgaria ed altri paesi, sono state formate le brigate di osservazione e solidarietà che visiteranno il Caracol di La Garrucha, la Riserva Ecologica di Huitepec ed il Caracol di Morelia, tra gli altri luoghi zapatisti dove sono state denunciate ostilità e minacce.

"L'irruzione, nel giugno scorso, di 200 soldati e forze di polizia dei tre livelli di governo nelle comunità del Caracol di La Garrucha, così come una serie di provocazioni e danni contro i compagni e le compagne basi di appoggio zapatiste, dimostrano che si sta preparando un'offensiva più grande".

I rappresentanti delle comunità hanno spiegato che queste incursioni si sono ripetute in diversi villaggi, che le basi di appoggio zapatiste ed i miliziani dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) "hanno pienamente rispettato la parola data nel 1994 di non compiere azioni armate, ma di costruire un movimento di opposizione civile e pacifica al regime politico messicano ed alle sue istituzioni".

Quindi, hanno dichiarato che "solo le forze della società civile nazionale ed internazionale, le organizzazioni sociali e politiche, gli e le aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, con la loro mobilitazione ed azione, potranno aiutare a fermare l'offensiva".

Gli attivisti internazionali hanno dichiarato che "gli zapatisti non sono soli: in Europa, i compagni e le compagne di diversi paesi organizzati nell'Europa Zapatista li accompagneremo in maniera solidale". La carovana di osservatori pensa di ritornare dalle comunità in due settimane per fare un'analisi della situazione presente in quei luoghi ed emettere una dichiarazione pubblica.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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