La Jornada – Venerdì 29 febbraio 2008
Tzotziles e tzeltales reclamano i propri diritti
In sciopero della fame 14 “prigionieri politici” indios
Rinchiusi a Cintalapa la loro salute è in rapido peggioramento
Hermann Bellinghausen - Inviato
San Cristóbal de las Casas, Chis. 28 febbraio - Si sono dichiarati in sciopero della fame 14 detenuti tzotziles e tzeltales, "fino a che lo Stato messicano non restituirà i loro diritti violati". Chiedono il ritiro dell'azione penale e si rifiutano di ingerire alimenti e ricevere assistenza. Secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC), "le loro condizioni stanno peggiorando".
Gli indigeni "che si dichiarano prigionieri politici" si trovano nel Centro di Reinserimento Sociale numero 14 El Amate, a Cintalapa. Sono: Zacario Hernández Hernández, Mateo Hernández Bautista, Alberto Patishtán Gómez, José Luis López Sánchez, Julio César Pérez Ruiz, José Pérez Pérez, Marcelino Díaz González, Ramón Guardaz Cruz, Juan Gómez Díaz, Jorge López López, Antonio Díaz Ruiz, Antonio Gómez Díaz, Miguel Gómez Gómez e Domingo Cruz Gómez. Il CDHFBC ritiene che la protesta costituisca “un grave pericolo per la loro vita, integrità personale e stato di salute”.
Il centro di difesa dei diritti umani ha seguito per cinque anni la situazione giudiziaria di Zacario Hernández Hernández, "accusato ingiustamente nell'ambito del caso conosciuto come 'Tres Cruces', che ha cominciato lo sciopero della fame il 12 febbraio ed ha dichiarato che andrà avanti fino a che le autorità non gli restituiranno i suoi diritti previsti dalla convenzione americana, violati dalla mancanza di garanzie giudiziarie e difesa legale durante il processo".
Anch'egli catechista, ha deciso l'azione per chiedere la sua libertà e quella dei suoi compagni Mariano Heredia Mocojol (o Gómez), Enrique Hernández Hernández e Pascual Heredia Hernández, coinvolti nelle stesse cause penali 38 e 39/2003, istruite dal giudice terzo penale di Tuxtla Gutiérrez. Al governatore Juan Sabines chiedono di "desistere" e contano sul sostegno del gruppo Pueblo Creyente e della diocesi di San Cristóbal. Il vescovo Felipe Arizmendi ha "raccomandato" a Zacario di interrompere l'azione, ma questi ha risposto che andrà avanti.
Il 25 febbraio si sono uniti allo sciopero della fame altri 12 indigeni. Si dichiarano prigionieri politici, accusati di "crimini prefabbricati da falsi testimoni per reati comuni", mentre in realtà sono perseguiti "per il loro attivismo politico". Otto appartengono a La Voz de El Amate, aderente all'altra campagna dell'EZLN. Gli altri si dichiarano basi zapatiste ed affermano di essere stati accusati da "meticci" della loro regione "con falsità, perchè sono conosciuti come zapatisti". Il giorno 26 si è unito Mateo Hernández Bautista, della comunità Rincón Chamula e militante della Central Independiente Obrera y Campesina.
Gli indigeni sono ricorsi a questo sciopero "come strumento di denuncia pubblica e segnalazione verso lo Stato messicano per la violazione dei loro diritti umani, che ha portato come conseguenza la perdita della libertà e delle loro aspettative di vita a causa degli anni trascorsi in carcere".
Gli scioperanti si dicono "disposti ad arrivare fino alla morte", quindi non accettano nessun alimento né il controllo delle funzioni vitali da parte del personale sanitario della prigione.
Giorni fa, i prigionieri politici dell'Istituto Penale 14, compresi quelli delle organizzazioni MOCRI e Casa del Pueblo (OCEZ), hanno chiesto "sensibilità ed accordi rispettati per allontanarci dall'abisso di disperazione che ci obbliga ad intraprendere forme di lotta che sembravano essere ormai relegate nel passato".
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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