Liberati sette detenuti politici per i fatti di Atenco

All'una di notte, del giorno 26, sono usciti/e, dal carcere di Molino de las Flores, sette compagni/e. La loro liberazione è stata annunciata già dalla mattina del 25. A questa buona notizia si è aggiunta quella del ricorso che finalmente è stato vinto dalle compagne Norma Jiménez Osorio e Maria Luisa López Morán.

Lo stesso giorno, di fronte all'Audiencia Nacional española a Madrid, è stata esposta una querela per le torture psicologiche, fisiche e sessuali che una cittadina spagnola ha subito durante la brutale repressione che si è scatenata a San Salvador Atenco nel maggio 2006.

I/Le compagni/e usciti/e dal carcere dopo più di un anno e otto mesi si sono incontrati/e con più di 300 persone che dalle prime ore del mattino del 25 si riunivano nel Planton.

I familiari e gli amici di Mariana Selvas Gómez, Guillermo Selvas, Vicente García Murguía, Martín Garrido Romero, Cecilio Ramírez Espinosa, Jorge Armando Ramírez Aguilar e David Medina Néri non erano soli.

Ad aspettare la loro liberazione c'erano i rappresentanti del Plantón del Molino de las Flores, i membri del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT), gli aderenti della Otra Campana, gli avvocati, i media indipendenti e i rappresentanti delle diverse organizzazioni dei movimenti sociali nazionali ed internazionali.

Attualmente i/le compagni/e che rimangono in stato di arresto per i fatti di Atenco sono 19, mentre 167 sono ancora i/le compagni/e che seguono con le udienze. Dei 19 detenuti tre, rinchiusi nel carcere di massima sicurezza di Almoloya de Juarez, sono stati condannati a 67 anni di prigione.

Nel carcere di Molino de las Flores rimangono rinchiusi/e 16 compagni/e, però, secondo il team di avvocati che li segue, molto probabilmente 3 di loro (Cesar del Valle, Edith Gutiérrez Rosales y Rufino Jiménez) usciranno il prossimo mese.

La scarcerazione dei/lle compagni/e avviene in un momento molto difficile per il FPDT. Oltre alla riattivazione del progetto aereoportuale annunciato dal presidente Felipe Calderon in terre federali molto vicine a San Salvador Atenco, si aggiunge lo stato di repressione che dilaga in tutto il territorio.

Qualche settimana fa, infatti, la casa di uno dei membri del FPDT, Adán Espinosa, è stata circondata per più di 2 giorni da agenti della polizia statale.

Secondo i membri del FPDT, il dilagante stato di repressione è finalizzato a diffondere il terrore tra la gente cercando così di ostacolare la riorganizzazione della lotta contro i nuovi piani governamentali per la costruzione dell'aereoporto.

Trinidad del Valle afferma che questa buona notizia (la liberazione dei/lle 7 prigionieri/e) arriva in un momento importante per il movimento: "la loro liberazione rianima il morale del nostro popolo".

La conferenza stampa si è svolta nel Planton subito dopo la scarcerazione. Dalle loro parole si capisce che hanno la forza e la volontà per continuare a
lottare.

Sedute dietro uno striscione con su scritto "Per un'organizzazione anticapitalista di sinistra, né PRI, né PAN, né PRD. La Otra Campana contro il potere", dopo aver cantato l'inno zapatista hanno ringraziato tutti, nazionali e internazionali, quelli che sono riusciti a venire al Planton e quelli che li hanno sostenuti economicamente, ringraziando per le pressioni esercitate sulle istituzioni per esigere la liberazione dei prigionieri politici.

Cecilio Ramírez ringrazia e dice: "Ci sono volte che non scendono lacrime dagli occhi, ma è il cuore che piange. Voi siete la nostra famiglia, siamo liberi/e grazie a voi, [...], tutto dipende da noi, dalla nostra unità".

Anche se, riferendosi alle condizioni di tortura, alla repressione ed alla corruzione che si vivono nel carcere, ed alla presunta "rieducazione" che si vuole dare, come afferma il dottor Guillermo Selvas "già mi sento pienamente riabilitato, adesso so aprire una macchina in 10 minuti". Lui, come Mariana Selvas, parla del prevedibile rafforzamento della repressione.

Mariana dice "adesso dobbiamo stare noi da questo lato, la repressione avanza con più forza, dobbiamo essere uniti e dobbiamo attaccare, perchè siamo stufi di resistere soltanto. Non ci fermeremo fino a quando non otterremo la libertà di tutti".

Durante la conferenza i/le compagni/e non hanno mai smesso di gridare slogan in solidarieta' ai detenuti politici.

L'attesa e la lotta per la libertà, per più di due anni, continua domani dentro e fuori le mura, però questa notte si festeggia con caffè e fuochi d'artificio.

Lacrime, forza e allegria sono la miscela che ha il sapore di una vittoria collettiva.

[ripreso da Regeneración Radio - tradotto da Nodo Solidale - www.autistici.org/nodosolidale]

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