La Jornada – 27 giugno 2008
Le incursioni militari violano la Legge per il Dialogo, la Conciliazione ed una Pace Degna in Chiapas
Avvocati richiedono ai governi europei di raccomandare a Calderón che rispetti le comunità zapatiste - Gli abitanti dei villaggi indigeni vivono "in uno stato di tensione e di pressione psicologica molto forte"
Hermann Bellinghausen

Un gruppo di avvocati, appartenenti al gruppo Tierra y Libertad, ha consegnato alle ambasciate di Francia, Italia, Danimarca e Germania una lettera nella quale si sollecitano i rispettivi governi, membri dell'Unione Europea, a raccomandare al governo messicano di Felipe Calderón il "rispetto della legge" e che la smetta di aggredire e perseguitare con l'Esercito federale le comunità zapatiste del Chiapas.

Il documento, elaborato e sottoscritto da Humberto Oseguera, Santos García, Samuel Porras e Bárbara Zamora, tra gli altri, spiega ai rappresentanti diplomatici che l'11 marzo del 1995 si pubblicò sulla Gazzetta Ufficiale della Federazione la Legge per il Dialogo, la Conciliazione ed una Pace Degna in Chiapas, approvata dal Congresso dell'Unione, e che questa ha per oggetto di "assicurare la pace giusta, degna e duratura in Chiapas, nel pieno rispetto dello stato di diritto; di rispondere alle cause che originarono il conflitto e di promuovere soluzioni consensuali alle diverse rivendicazioni di carattere politico, sociale, culturale ed economico attraverso le vie istituzionali; di propiziare che i membri dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale partecipino all'esercizio della politica dentro gli alvei pacifici, nel rispetto assoluto della loro dignità e delle loro garanzie di cittadini messicani".

Malgrado la legge continui ad essere vigente, gli specialisti sostengono che il governo messicano non adempie al suo mandato: "anzi, al contrario, la sta violando sistematicamente, con atti militari di persecuzione ed intimidazione nelle comunità indigene considerate basi di appoggio dell'EZLN".

Questi atti "implicano la violazione della Costituzione federale e degli strumenti internazionali di diritti umani". In modo specifica, la lettera si riferisce a quanto successo lo scorso 4 giugno quando, senza mandato giudiziario, "un numeroso gruppo di militari e poliziotti entrarono in modo arbitrario, minaccioso ed aggressivo nella comunità di La Garrucha". Con "il pretesto di cercare coltivazioni di marijuana", causarono "terrore" nella popolazione e dissero che "sarebbero tornati" in 15 giorni. Ciò implica "uno stato di tensione e di pressione psicologica molto forte per bambini, donne ed adulti della comunità che si dedicano al lavoro lecito".

Il gruppo Tierra y Libertad segnala: "La Costituzione stabilisce espressamente che l'investigazione e la persecuzione dei reati sia riservata all'autorità civile, tanto per il foro comune come per quello federale, per cui la presenza dei militari viola gli articoli 21, 102 e 129 della Costituzione federale, come pure gli articoli 3 e 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che garantiscono ad ogni individuo il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza, dato che non deve essere oggetto di ingerenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia e nel suo domicilio".

Considerando "che il rispetto universale ed effettivo dei diritti e delle libertà fondamentali è di interesse generale", gli avvocati richiedono ai governi europei di sollecitare quello messicano ad adempiere e rispettare i diritti umani "di tutti i membri di queste comunità indigene". Restano in attesa della risposta di questi governi.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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