La Jornada – Lunedì 24 novembre 2008
Un’analisi rivela che nella zona si potrebbero produrre 500 mila barili al giorno di grezzo
È ufficiale: Pemex esplorerà ed estrarrà grezzo nella Selva Lacandona, dichiara Kessel

Hermann Bellinghausen e Ángeles Mariscal

San Cristóbal de las Casas, Chis., 23 novembre. Per la prima volta in forma ufficiale, attraverso la segretaria del ministero dell'Energia, Georgina Kessel Martínez, il governo federale ha annunciato che Petróleos Mexicanos (Pemex), inizierà prossimamente l'esplorazione ed estrazione di grezzo nella selva Lacandona, in quello che chiamano il "bacino del sudest". (…)

In un'intervista, Kessel ha affermato che "ci sono vari bacini che saranno sfruttati nei prossimi anni. Essenzialmente i più grandi, che si trovano a Chincontepec (Veracruz), quelli del sudest e nelle acque profonde del Golfo del Messico".

Ha dichiarato che alla fine del 2009 inizierà la licitazione per le imprese private interessate a fornire beni e servizi all'ente parastatale. Nel bacino del sudest, ammette, si trovano i giacimenti della selva Lacandona. Ha citato un'analisi della Pemex su questo bacino, in cui si stima che nel 2021 si potrebbero produrre 500 mila barili al giorno.
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Bisogna ricordare che dopo l'insurrezione dell'EZLN, nel 1994, gli stessi indigeni della selva Lacandona, soprattutto nelle gole di Ocosingo, testimoniarono che nel 1993 (e prima) gruppi di prospezione ed esplorazione, apparentemente stranieri, erano arrivati nella zona confermando l'esistenza di giacimenti petroliferi. Tra le fumose dichiarazioni del governo, rimasero abbandonati "pozzi" come quelli di Nazareth, vicino all'attuale caracol zapatista di La Garrucha, ed altri più all'interno, nelle vallate.

Durante la sua visita, la segretaria del ministero dell’Energia ha incontrato il governatore Juan Sabines Guerrero, al quale ha sottolineato l’importanza dell’installazione di un impianto di biocombustibile con tecnologia colombiana, “un’opportunità di crescita in materia di bioenergetica per lo stato”. Ha affermato che il Chiapas è “un luogo strategico” per la messa in moto di questo impianto.

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Lo scorso 11 novembre i governi di Messico e Colombia hanno diffuso i progressi degli studi per installare in Chiapas un impianto di biocombustibile con tecnologia colombiana. In una conferenza congiunta con il presidente Álvaro Uribe, il presidente Felipe Calderón si è detto certo che il progetto darà impulso “alle relazioni energetiche tra i due paesi”.

Per questi biocombustibili si impiegherà una pianta (jatropha) che, secondo le dichiarazioni presidenziali, non entrerà in competizione con la produzione di alimenti. Cosa che specialisti ed attivisti ambientali mettono in dubbio, perché queste risorse biologiche evidentemente entreranno in competizione per i suoli, la manodopera e l'acqua. Da parte sua, Kessel Martínez ha detto che le piantagioni della monocoltura si faranno "a moduli" ad un costo approssimativo di un milione di dollari ognuno.

E non è tutto. La segretaria ha inoltre anticipato l'intenzione di generare energia eolica nello stato. L'implementazione di impianti simili a quelli nell'istmo di Tehuantepec (Oaxaca) da parte di imprese transnazionali spagnole ha generato problemi ambientali e le proteste delle comunità in quella regione.

Davanti alla contraddizione del discorso ufficiale che da una parte proclama la protezione ambientale e delle risorse biotiche come priorità nella selva Lacandona e Montes Azules, mentre dall'altra promuove lo sfruttamento energetico, la funzionaria smentisce che si provocheranno dei danni, sostenendo che la recente "riforma" legale di Pemex "assicura la protezione e recupero degli ecosistemi". Per il momento, la selva entra nel mercato petrolifero.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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