La Jornada - 23 ottobre 2008
Dopo l’assassinio di sei contadini nella zona archeologica, “sono arrivati soldi come non mai
Per quanto ci possano dare, non potranno restituirci quello che ci hanno tolto, dicono a Chinkultic
Portano qui solo cose che non abbiamo mai chiesto, dice una donna alla quale hanno ucciso un nipote durante lo sgombero
HERMANN BELLINGHAUSEN

Ejido Miguel Hidalgo, Chis., 22 ottobre - "Per quanto ci possano dare, non ci restituiranno mai quello che abbiamo perso", dice a una donna sulla porta di casa, vicino al centro del villaggio dove abita la maggior parte degli ejidatarios di Miguel Hidalgo.

Prevalentemente agricoltori, hanno vissuto vicino al centro cerimoniale maya di Chinkultic dalla fondazione dell'ejido, ma questo non li ha trasformati in operatori turistici, come in altre zone archeologiche.

Dopo i disgraziati avvenimenti che 20 giorni fa hanno causato la morte di sei uomini, quattro di loro dell'ejido, il governo del Chiapas ha stabilito una presenza istituzionale dominante. Questo pomeriggio circondano il campo di pallacanestro, vicino all'auditorium, tre unità mediche della Segreteria di Salute, ambulatori, servizi di diagnosi ed un centro per la prevenzione del cancro al seno donato dalla società Avon al governo statale.

"Fanno così da quando sono accaduti i fatti", commenta la donna. "Ci vengono a portare provviste, lamiere, medicine, materiali. Cose che non abbiamo mai chiesto".

Non può nascondere la sua indignazione. Cerca di trattenere le lacrime. Il suo viso mostra che ha pianto e che continua a farlo. "Non meritavamo di essere trattati così. Né li abbiamo aggrediti. Non avevamo niente con cui farlo, ed anche se avessimo avuto gli strumenti, non avremmo saputo come farlo".

Uno dei ragazzi uccisi lo scorso 3 ottobre dalla polizia statale era suo nipote. “E’ morto in auto. Ed il poveretto che cercava solo di aiutare, c’è rimasto anche lui”.

Un isolato più avanti un uomo ripara lo steccato di sua. Ammette di aver partecipato alla presa della stazione di ingresso di Chinkultic la prima settimana di settembre, ed ai turni di guardia. "L'abbiamo fatto su decisione dell'assemblea ejidale. È come ci organizziamo qui. Non importa a che partito si appartiene, o a quale organizzazione. Votiamo quando serve, quelli che lo vogliono".

Conflitto con l’INAH

Il conflitto per la stazione di ingresso e la custodia del centro cerimoniale non era solo con l'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH), ma anche col governo municipale di La Trinitaria. Il primo chiese l'intervento delle autorità per "recuperare" la zona archeologica. Il secondo incoraggiò il violento operativo che fece balzare alle cronache Miguel Hidalgo.

Nonostante la gravità dell'atto repressivo che molti definiscono "massacro", la copertura dei media è stata prontamente soffocata. Sulla stampa statale ha predominato la versione iniziale di uno "scontro", in cui i contadini avrebbero ammazzato tre poliziotti (cosa che non è mai successa); poi l'argomento è stato relegato ai margini delle notizie sottolineando solamente le azioni di riparazione del governo, l'incontro del mandatario Juan Sabines Guerrero, nella vicina comunità Lázaro Cárdenas, con le famiglie colpite ed i rappresentanti ejidales, o le vaghe opinioni dei vescovi.

"Sono arrivati denaro ed aiuti come non mai, e benché quelsto abbia provocato divergenze tra noi, non ha rotto l'unità. Ora vediamo come sarà il progetto ecoturistico che offre il governo", prosegue l'uomo con scetticismo.

La comunità si trova a valle della strada La Trinitaria-Lagos de Montebello, a 40 km da Comitán e a tre da Chinkultic. Il sito archeologico, che secondo i coloni "è già stato restituito all'INAH", resta chiuso e non si vede la presenza di personale dietro il cancello chiuso con catena e lucchetto. Questo contraddice le dichiarazioni di funzionari come il ministro di Giustizia, Amador Rodríguez Lozano, il quale ha dichiarato che il servizio turistico era già tornato alla normalità.

All'entrata di Chinkultic si vedono ancora i resti dei falò accesi dai fugaci guardiani indigeni fino a che sono stati sgomberati dalla forza pubblica in un confuso operativo del quale la polizia federale, in un primo tempo, ha preso le distanze perchè, come ha confermato La Jornada, è stato realizzato senza un mandato giudiziario.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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