La Jornada – 22 aprile 2008
Far rispettare il diritto indigeno alla comunicazione, meta di La voce che rompe il silenzio
Così come le triquis assassinate, altri giornalisti comunitari sono minacciati
Blanche Petrich / II ed ultima - Inviata

San Juan Copala, Oax - La lingua triqui non aveva mai suonato sulle onde di una radio, di cima in cima, coprendo villaggi a decine, fino a che venne fondata La voce che rompe il silenzio, trasmessa alla frequenza 94.9 FM. Le annunciatrici Teresa Bautista e Felícitas Martínez si erano preparate con un gruppo di 60 ragazzi dell'ovest di Oaxaca - mixes, mixtecos, triquis - che erano entrati nel programma del Centro di Appoggio Comunitario Lavorando Uniti (Cactus), per la creazione di radio comunitarie. Durante il 2007 si prepararono, svilupparono reti e contatti per comprare trasmettitori e consol, ed installare le loro cabine.

Volevano far rispettare in questo modo il diritto dei popoli indios alla comunicazione, uno degli accordi di San Andrés Larráinzar (1995) che camminano grazie ai propri piedi da anni in vari territori indigeni nonostante l'inadempienza del governo. "È - spiega Beatriz Cariño, promotrice del progetto di radio comunitarie di Cactus - un modo per continuare, con un'altra strategia, la lotta interrotta che si è sviluppata nel 2006 nello stato, in seno all'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO)".

Ricorda che durante i mesi delle barricate nella capitale dello stato, la zona mixteco-triqui normalmente apportava decine di migliaia di persone alle megamarce. "Le carovane erano di 400, 450 camion. Quando si camminava la strada era tutta rossa per i vestiti delle compagne".

Con il ripiego del movimento, mixtecos e triquis hanno messo sulla bilancia gli errori ed i successi. Si sono resi conto che le radio occupate erano state un elemento chiave per la vitalità dell'APPO e decisero di costruirle su scala regionale.

Il primo gennaio di quest'anno, quelli del municipio autonomo di San Juan Copala inaugurarono la loro radio, mentre celebravano pure il primo anniversario del loro municipio. Stavano già trasmettendo, tra le altre: La voce del monte, La voce delle nuvole, Echi della montagna, Radio Ayuuk, Radio Huabe, Radio Stereo Pioggia, Radio Arcobaleno ed altre ancora che perfino si univano nei giorni delle feste patronali, dalla sierra mixteca e triqui fino all'istmo, alla costa ed al sud di Veracruz.

Le pioniere

Dietro il microfono, Teresa e Felícitas sono state le pioniere. Dall'insicurezza passarono in pochi giorni a condurre, con professionalità, programmi di riscatto culturale, sulla musica tradizionale e sul vestiario triqui, notiziari d'informazione sulle comunità e tavole rotonde su salute, educazione, diritti della donna ed autonomia.

Sono state brave a perdere la paura del microfono, a crescere, a scoprire che il mondo è molto più vasto dei secchi paesaggi dei sentieri che portano a Huajuapan. Più grandi della stessa Oaxaca. Le due ragazze andavano in commissione a corsi che si tenevano in Texuatlán de Segura y Luna, in Guadalupe Chicahuaxtla, Niumi, San Sebastián del Monte. Teresa un giorno ha persino commentato a Beatriz Cariño. "Tutto questo non è per nulla facile. Sono molte le cose che non capiamo. Per esempio, congiuntura, è una parola così dfficile". E Felícitas rideva. "Ora nessuno si vuole più sposare con noi. Dicono che sappiamo molto".

Jorge Albino, coordinatore di comunicazione del municipio autonomo, ricorda: "Il giornalismo lo portavano nel sangue". Lo sottolinea perché dalla stazione radio commerciale La sensacional che trasmette sulla frequenza 1020 da Huajuapan di León, e copre buona parte della sierra Mixteca e Triqui, si parla delle radio comunitarie come di "pirati". Pertanto, i suoi annunciatori, che devono obbligatoriamente commentare l'assassinio di Felícitas Martínez e Teresa Bautista, dicono che le triquis non meritano d'essere considerate né giornaliste né annunciatrici, ma solo "pirati".

Per questo hanno chiesto che la Procura Generale della Repubblica intervenga per condotto della procura di attenzione a delitti contro giornalisti.

Hanno pure invitato a San Juan Copala i visitatori della Commissione Nazionale dei Diritti Umani Arturo Pech e Sandra Salinas, del programma di offese contro giornalisti.

Albino ricorda anche che, all'inizio, La voce che rompe il silenzio aveva un telefono nella cabina affinché i radioascoltatori potessero chiamare dalle loro comunità e commentare dal vivo i programmi. Ma insieme agli ascoltatori incominciarono a chiamare i nemici dell'autonomia e la radio incominciò a ricevere più minacce che telefonate amichevoli.

Minacce di morte
"Sembra che fosse un reato comunicare"

Minacce che sperimentano anche comunicatori di altre latitudini. Lucía Antonio, annunciatrice di Radio Ayuuk che trasmette da Guichicovi, nella zona della Mixe Bassa, dice: "Sembra che sia un reato comunicare. Ciò che le compagne stavano facendo, e noi, nella nostra regione, è un sforzo degno per rafforzare le nostre comunità attraverso la comunicazione popolare, per resistere alla spoliazione ed all'imposizione. Ma sembra che ci siano interessi intoccabili e che non vanno disturbati. Per questo, da quando abbiamo le nostre radio, sappiamo che ci sono pattuglie militari che controllano i nostri passi, che ascoltano le nostre telefonate e controllano la nostra posta".

Lucía parla a nome della Rete di Radio del Sudest, dell'Istmo e del Sud di Veracruz. Ha fatto un lungo viaggio per le strade di Oaxaca, le stesse dove, ogni tanto, ci sono le imboscate come quella del Llano Maguey, dove sono cadute le annunciatrici triquis. "A volte non sappiamo più come difenderci. Non ci resta altro che parlare, siamo di giorno in giorno sempre più donne quelle che prendiamo il microfono ed ogni giorno, incominciando a trasmettere, col solo dire: 'buon giorno', andiamo avanti. E sappiamo che possono ammazzarci".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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