La Jornada - 21 aprile 2008
Pallottole impuni fanno tacere la voce triqui
Tensione dietro l'assassinio di due comunicatrici di San Juan Nopala: minacce ufficiali
Blanche Petrich / I - Inviata

San Juan Copala, Oaxaca - La radio comunitaria La voce che rompe il silenzio, che trasmetteva il suo segnale in lingua triqui dal municipio autonomo di San Juan Copala verso una dozzina di villaggi dispersi sulle montagne vicine, stava trasmettendo il 7 aprile, poco dopo le cinque del pomeriggio. Adolfo e Bernabé, i due annunciatori che erano nell'austera cabina, alla notizia che le loro compagne Teresa Bautista e Felícitas Martínez erano state assassinate in un'imboscata, hanno spento microfoni e trasmettitore. Sono ammutoliti.

Da allora né loro né la radio - un progetto di comunicazione che appena aveva tre mesi di vita e definito come "un'ala della nostra esperienza autonomistica" - non hanno recuperato la parola. Giovedì scorso, di fronte ad una dozzina di giornalisti e due visitatori della Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) che hanno attraversarono il nodo montagnoso della catena montuosa mixteca per scendere nell'avvallamento di Copala, Adolfo tenta di dire qualcosa. A dispetto dei suoi sforzi la voce si ingrippa nella gola. Avrebbero dovuto esserci al suo fianco, per parlare con la stampa, i genitori di Tere e Feli, ma non sono arrivati. "Gente del governo di Ulises Ruiz li ha contattato per minacciarli. Hanno detto loro che se parlavano correvano dei rischi; se tacevano, avrebbero ricevuto degli aiuti" - denuncia Jorge Albino, della commissione di comunicazione del municipio autonomo. è la paura che rompe la voce.

Fino a che appare, inaspettata, la piccola figura di Gregoria Agustina, con le trecce bianche sfatte. Passa di fronte al palazzo municipale, circondata da decine di donne come lei, silenziose. Amorevolmente spiega e distende un vestito rosso, il tipico huipil triqui, ricamato a telaio. Cinque squarci nella parte posteriore del tessuto - i cinque orifizi delle pallottole che hanno ammazzato sua nipote Felícitas - dicono più che le parole. Non c'è neanche una goccia di sangue. La nonna che si è fatta carico di Feli e di sua sorella Laura alla morte di loro madre, tre anni fa, lo ha lavato fino a cancellare l'ultima macchia. Come avrebbe potuto lasciare sporco il vestito che portava Feli il giorno della sua morte? è stato il silenzio di Gregoria quello che ha rotto la paura.

I visitatori della CNDH hanno dovuto prender nota del reclamo di Jorge Albino, coordinatore della radio comunitaria del municipio autonomo: "Non vogliamo che qui gettino terra sulla morte delle nostre compagne come hanno fatto nella Zongolica", la sierra nahua di Veracruz, dove la versione del governo federale e del presidente della CNDH, José Luis Soberanes, della "morte per gastrite" dell'anziana Ernestina Ascensión si è imposta grazie a quella tenaglia di minacce ed aiuti economici che è riuscita a far tacere la denuncia della sua famiglia, nel villaggio Soledad Atzompa.

Il governo autonomo sollecita che la Procura Generale della Repubblica, attraverso la procura per i delitti contro i giornalisti, si occupi direttamente del caso, perché non si fidano della giustizia statale.

A Oaxaca, il procuratore generale di Giustizia, Evencio Nicolás Martínez Rodríguez, ha dato la chiave verso dove si dirigono le indagini dichiarando che l'attentato non "era contro le annunciatrici, bensì contro Francisco Vázquez", impiegato del Registro Civile che era alla guida del veicolo sul quale viaggiavano. Lui, sua moglie Cristina e Jaciel, uno dei suoi piccoli figli, sono ancora in ospedale a Oaxaca, ma fino ad ora non sono stati interrogati.

Accuse e vendette senza fine

Dalla fine degli anni '90 il movimento sociale dei triquis vive pasando per una catena incessante di violenze, accuse mutue, vendette senza fine. La precoce morte di Felícitas e Teresa, attive nel processo autonomistico, ha la sua controparte di dolore.

Il 5 luglio dell'anno scorso erano state sequestrate due ragazze, Virginia e Daniela Ortiz, sorelle di 20 e 14 anni, originarie del villaggio El Rastrojo, figlie di un dirigente del MULT. Da allora sono scomparsi. Anche in questo caso è molto poco quello che la procura statale ha fatto per ubicarle, nonostante il peregrinare di loro madre e delle loro cugine che non hanno smesso di bussare a tutte le porte reclamando l'apparizione delle ragazze.

La famiglia delle due sorelle accusa il MULT-I della sparizione. Ogni organizzazione ha così, le sue offese. Ognuna accusa la contraria di essere "priísta e paramilitare". Le due forze si dicono di sinistra. Le due partecipano all'altra campagna dello zapatismo che nel suo ultimo incontro dei popoli indios in Vícam, Sonora, ha tentato senza riuscirci di riconciliare i fratelli inimicati.

In questa occasione, il MULT ha protestato per l'attenzione che la stampa e le organizzazioni dei diritti umani hanno prestato all'assassinio delle due annunciatrici. Si tratta - ha scritto in un comunicato - di "una campagna di discredito e di linciaggio politico contro il MULT-UP, al fine di preparare le condizioni per una repressione poliziesco-militare nella regione", orchestrata "dal potere ed eseguita con le pallottole assassine di un gruppo di priísti denominato UBISORT-MULTI".

Sono 500 i chilometri quadrati di territorio triqui che salgono e scendono lungo i rilievi aridi e spinosi, un'isola culturale nel cuore della Mixteca oaxaqueña. Sono 36 quartieri, nove agenzie municipali ed una sola presidenza municipale in Copala, nella Trique Bassa, più fertile, con le migliori terre e, pertanto, con maggiori conflitti. Ma Copala, per la sua autonomia, non riceve nulla dallo stato, soprattutto perché il MULT, il suo arcinemico, partecipa nel consiglio comunale di Juxtlahuaca, dove si decidono i preventivi.

Quattordici comunità si alleano col MULT-UP e 18 con gli autonomi. I cimiteri di ogni villaggio intanto ricevono i corpi di nuove vittime, di uno e dell'altro bando, cadute nelle temibili imboscate perpetrate da pistoleri pagati. La MULT originario che nacque nel 1981 dopo un lungo processo di resistenza e di organizzazione contro i caciques, pagò, ai suoi tempi, una quota di sangue molto alta.

Francisco López Bárcenas, avvocato mixteco ed autore di numerose ricerche sul processo di resistenza di quella regione, ricorda che l'ultima grande marcia del movimento triqui, prima della rottura, è stata nel 1987. L'anno seguente, col governo statale di Heladio Ramírez, sono arrivate grosse somme di denaro a risvegliare l'appetito dei suoi dirigenti. Alla fine del decennio si registra una violenza inedita nei villaggi e lungo i sentieri, violenze soprattutto contro le donne.

L'ala filogovernativa decide, nel 2000, di formare un partito politico, il Partito di Unità Popolare (PUP). I rancori incominciano a provocare scontri violenti. Nel 2005 sono assassinati due ragazzi che lavoravano - come migliaia di giovani triquis e mixtecos - negli Stati Uniti e che erano arrivati per la celebrazione delle feste patronali. Erano i figli del dirigente Timoteo Alejandro Ramírez e di José Albino che accusarono la corrente del PUP di occultare i pistoleri. Nel marzo del 2006 diventa pubblica la rottura.

Il cimitero di San Juan si stende lungo un pendio di una pineta, passando il fiume. Le tombe delle signorine Teresa e Felícitas hanno ancora i fiori freschi. In una si vedono, ancora, piume e tracce di sangue di una gallina sacrificata. Alcuni dicono che è un'abitudine locale, affinché il male non si porti via l'anima della defunta. Altri mormorano, a bassa voce, che i resti del sacrificio indicano la promessa di una vendetta.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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