La Jornada – Giovedì 20 marzo 2008
"Chiediamo una cosa e ne annunciano un’altra" - dicono gli indigeni del Chiapas in sciopero della fame
Respingono la dichiarazione del vescovo Arizmendi, secondo il quale alcuni di loro sarebbero colpevoli di reati
Hermann Bellinghausen - Inviato
Playas de Catazajá, Chis., 19 marzo - I "prigionieri politici" di La Voz del Amate, aderenti all'Altra Campagna dell'EZLN, oggi hanno denunciato: "La nostra lotta non si risolve con i tavoli di riconciliazione installati dal governo. Chiediamo una cosa e ne annunciano un'altra", e ribadiscono che andranno avanti. "Siamo pronti a correre i rischi", hanno affermano dopo 23 giorni di sciopero della fame.
Sempre per via telefonica ed in rappresentazione anche del resto delle persone che protestano (Cioac, Grupo Zapatista, Mocri-CNPA-MN e Pueblo Creyente Tres Cruces), La Voz del Amate ha smentito il vescovo di San Cristóbal de las Casas, Felipe Arizmendi che, nell'inatteso ruolo di agente del Pubblico Ministero, questa domenica ha dichiarato che alcuni dei detenuti in protesta potrebbero essere colpevoli di crimini.
"Dispiace che una personalità del 'mondo morale' cada nella strumentalizzazione dello Stato. Il tatic Samuel non avrebbe mai detto una cosa simile. Non siamo criminali. Chiediamo solo che la nostra situazione segua un corso legale corretto".
Denunciano l'atteggiamento scorretto del direttore del Cereso 14 di Cintalapa, Fernando Estrada Reyna, "che con l'inganno ha fatto uscire dallo sciopero della fame Zacario Hernández, perchè questo compagno non ha mai abbandonato volontariamente lo sciopero. In ogni caso, prima gli hanno dato il documento di rilascio e poi lui ha smesso lo sciopero della fame, non come ha detto il governo".
A nome di La Voz de los Llanos, aderente all'Altra Campagna, La Voz del Amate chiede la sospensione delle vessazioni del direttore del Cereso di San Cristóbal de las Casas "contro i nostri compagni".
Infine, precisano che a El Amate ci sono 15 persone in sciopero della fame e cinque a digiuno e preghiera; a Playas de Catazajá sono 11 in sciopero della fame ed una donna a digiuno che appartiene a questo gruppo ma sta nel Cereso di San Cristóbal. E in quest'ultima prigione sono 10 di La Voz de los Llanos ad essere in sciopero della fame e cinque a digiuno solidale. "Sono 47 i coinvolti" nella protesta che prosegue nonostante il silenzio mediatico e le pressioni nelle prigioni per rompere la protesta con cui si chiede la liberazione degli indigeni che contestano il loro arresto, il corso che hanno avuto i loro casi e la sentenza ricevuta in maniera "ingiusta", sostengono.
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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