La Jornada – Giovedì 19 giugno 2008
La JBG si prepara ai tamburi di guerra di militari e polizia
Si avvicina il termine indicato dalle forze armate per ritornare a La Garrucha - “Non daremo chance, li cacceremo dal villaggio”, avvertono
Hermann Bellinghausen - Inviato

La Garrucha, Chis. 18 giugno - "La decisione è non dar loro chance, cacciarli fuori dal villaggio", dice la giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro, in relazione al fatto che le forze militari e di polizia potrebbero tornare in questa regione e cercare di compiere incursioni in questa o altre comunità della valle.

Questo, a poche ore dal presunto termine indicato dalle truppe federali e poliziotti due settimane fa, durante un tentativo di incursione a La Garrucha, Hermenegildo Galeana e San Alejandro, villaggi del municipio autonomo Francisco Gómez, quando la popolazione impedì loro il passaggio ed i comandi militari minacciarono di ritornare. Il termine coincide col terzo anniversario della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

"Abbiamo deciso di aspettare. Non possiamo allarmare tutto il villaggio. Siamo vigili e qui ci sono osservatori civili nazionali ed internazionali", dice un portavoce, come d'abitudine, circondato da tutta la JBG.

Qui, la vita continua nonostante l'allarme provocato dalle truppe dell'Esercito federale lo scorso 4 giugno, quando, col pretesto di cercare coltivazioni di droga hanno cercato di introdursisi nelle comunità autonome (proprio l'unico territorio dove gli abitanti e le loro strutture di governo proibiscono la produzione di droghe, così come il suo consumo e quello di alcool).

"I promotori di educazione continuano a svolgere i loro compiti", aggiunge la JBG. Nei giorni scorsi La Jornada ha potuto vedere l'attività di decine di giovani in un corso per i docenti zapatisti in questo stesso caracol. "Tutti gli uffici della giunta e le commissioni, ed i nostri consigli autonomi, sono al lavoro".

In quanto a movimenti militari, la JBG conferma che in questa gola proseguono i pattugliamenti dell'Esercito federale tutti i giorni, ed ora si sono aggiunti strani passaggi di di truppe, poliziotti federali e statali nelle valli tra San Miguel e Monte Líbano, coi quali sono pattugliati i quattro municipi autonomi di questo caracol, in particolare San Manuel e Francisco Gómez, ma anche Francisco Villa e Ricardo Flores Magón.

Azioni di solidarietà

A diverse latitudini del mondo sono state realizzate azioni di solidarietà con le comunità zapatiste. A Wellington, Nuova Zelanda, un gruppo di attivisti ha manifestato davanti all'ambasciata messicana chiedendo "giustizia per gli zapatisti ed i popoli indigeni". L'ambasciatrice María Angélica Arce de Jannet ha ricevuto un documento ed ha assicurato di trasmetterlo al governo del Messico. Contestata per la repressione, tortura, prigione ed aggressioni contro i movimenti sociali nel nostro paese, la diplomatica si è rifugiata nei suoi uffici, protetta dagli addetti alla sicurezza.

In Australia, collettivi di Sidney, Melbourne e Brisbane hanno chiesto "la sospensione immediata delle aggressioni e delle persecuzioni della polizia dello stato contro le comunità zapatiste", ed hanno avvertito che se il governo federale continuerà ad attaccare queste comunità "utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per lanciare mobilitazioni di solidarietà con i nostri compagni zapatisti e di condanna della politica militare e repressiva dello Stato messicano". All'appello si sono uniti collettivi dello Stato spagnolo e Stati Uniti. Contemporaneamente, in diverse nazioni europee sono state annunciate proteste per questo giovedì.

In Messico, collettivi, organizzazioni ed individui aderenti all'Altra Campagna appoggiano le basi zapatiste, municipi autonomi e giunte di buon governo: "È l'ora della mobilitazione e dell'organizzazione in difesa ed appoggio dell'EZLN. Di fronte ai tamburi di guerra è necessario organizzare la risposta da tutti gli angoli del paese". Inoltre, una coalizione di media liberi nazionali si è organizzata in una "denuncia via radio" per informare la popolazione.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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