La Jornada – Mercoledì 19 marzo 2008
A dispetto delle “trappole e pressioni del governo” la protesta continuerà in diverse prigioni
Gli indigeni chiapanechi in sciopero della fame festeggiano la liberazione di uno dei loro compagni
La scarcerazione di Zacario Hernández rappresenta la vittoria della resistenza
Hermann Bellinghausen - Inviato
Playas de Catazajá, Chis., 18 marzo - Rispetto alla liberazione di uno degli indigeni in sciopero della fame (quello che era da pił tempo in sciopero) i "prigionieri politici" che chiedono la libertà in tre prigioni del Chiapas festeggiano il fatto come risultato della loro lotta e dichiarano che proseguiranno, nonostante "le trappole e le pressioni del governo", come ha dichiarato telefonicamente La Voz del Amate a nome dei 15 detenuti che proseguono la protesta nella prigione di Cintalapa.
I nove indigeni in sciopero della fame e sei a digiuno solidale nel Centro di Reinserimento Sociale (Cereso) numero 5, di San Cristóbal de las Casas, organizzati nella Voz de los Llanos, hanno dichiarato in una lettera: "Abbiamo saputo della liberazione del compagno Zacario Hernández. Ringraziamo le diverse organizzazioni per l'appoggio che ci stanno dando. Siamo felici della liberazione del compagno che oggi è con la sua famiglia".
Sottolineano che l'indigeno "è stato liberato su intervento dell'organizzazione Pueblo Creyente dell'Altra Campagna, e con l'aiuto dei famigliari volontari, e non perché ha interrotto lo sciopero della fame. Conosciamo la strategia del governatore Juan Sabines che dice di ordinare la revisione dei casi di ognuno di loro. È falso e non servirà a niente. Rivedranno i nostri casi ma sappiamo che i reati a nostro carico sono prefabbricati anche attraverso la tortura e la pressione delle autorità giudiziali, come abbiamo già denunciato".
Dopo 16 giorni di sciopero chiedono la libertà "immediata, senza condizioni" ed annunciano: "Andremo avanti fino alla fine senza cadere nella trappola del governo". Rispetto ai 30 giorni promessi dalle autorità per rivedere i casi, commentano: "Come si dice, il governo aspetta la nostra morte. Andremo avanti fino alla vittoria.Viva l'EZLN".
Nel Cereso 17, a Playas de Catazajá, sono da 11 giorni in sciopero della fame 11 indigeni dalla comunità Busiljá (sembra uno in meno dell'inizio). Anche loro manterranno la protesta "fino ad ottenere la loro liberazione".
La Jornada ha chiesto di entrare nella prigione ma le autorità hanno negato l'autorizzazione. Il direttore Fernando Dorantes Padilla ha parlato brevemente col giornalista assicurando che "a queste persone si dà tutto quello di cui hanno bisogno", cioè, acqua. E che "nessuno li sta molestando". Ha detto che c'era bisogno "dell'autorizzazione di Tuxtla" per permettere la visita e "non è stato possibile" ottenere questa autorizzazione.
I reclusi a Catazajá realizzano la protesta nel Livello Uno della prigione, nelle celle per le visite coniugali 7 e 8. Questa domenica sono stati visitati da membri dell'organizzazione Xi'Nich e dai centri per i diritti umani della regione. Secondo la loro testimonianza, i detenuti soffrono di cefalee e diarrea, ma "il loro morale è alto".
A sua volta, la Voz del Amate ha dichiarato questo pomeriggio: "Siamo decisi. Sappiamo che il compagno Zacario non si è arreso anche se è questo che hanno detto oggi nei notiziari radio. È stata la vittoria della resistenza. Il governo ha dovuto liberarlo per la forza della nostra lotta".
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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