La Jornada – Giovedì 18 dicembre
2008
Vogliono accusarci di reati per toglierci le terre,
accusano gli abitanti di Cruztón
La
comunità zapatista denuncia la persecuzione di poliziotti ed
ejidatarios di Venustiano Carranza
Denunciano che il
conflitto nasconde le mire di un’impresa mineraria canadese che
vorrebbe i terreni
HERMANN
BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 dicembre - La comunità di Cruztón, municipio di Venustiano Carranza, denuncia che dalla seconda settimana di questo mese è perseguitata dalla polizia municipale e da presunti ejidatarios dell'anch'esso presunto ejido San José Cerro Grande I, che indossano divise da poliziotti o paramilitari.
La comunità, aderente all'Altra Campagna dell'EZLN, riferisce che il giorno 6 "un gruppo di sei sconosciuti è entrato nella nostra proprietà, tutti vestiti di colore nero, distribuendosi in diversi punti; e sono rimasti lì tutto il giorno a controllarci".
Il giorno 9, una pattuglia della polizia municipale di Venustiano Carranza (targa CZ23990), sui cui viaggiavano un comandante e tre agenti, è arrivato nella comunità per consegnare a 11 contadini degli ordini di comparizione rendere dichiarazioni, i giorni 11, 12, 13 e 15 dicembre, davanti alla Procura Specializzata nei Reati Ambientali di Tuxtla Gutiérrez, "a seguito di procedimento penale" nell'indagine preliminare numero CAFO/009/2008.
"Davanti a questa situazione vogliamo far sapere che non siamo disposti a presentarci davanti a nessuna procura del Pubblico Ministero perchè non abbiamo commesso nessun reato ed è evidente che l'altro gruppo, del presunto ejido San José Cerro Grande I, sta accusandoci di reati affinché ci tolgano le nostre terre che ci appartengono legittimamente", dichiarano gli indigeni in una lettera del Comitato Contro la Repressione di Cruztón, indirizzata al Comitato Clandestino Rivoluzionario-Comando Generale dell'EZLN, alla giunta di buon governo di Oventic ed all'Altra Campagna.
La comunità denuncia che questo gruppo del presunto ejido che si fa passare come componente della OCEZ-DI-UNOPI, si sta organizzando per entrare nuovamente nella nostra comunità e nelle nostre case, per compiere i disastri che hanno fatto il 27 aprile, quando all'alba sono entrati nelle nostre case con i volti coperti da paliacates ed hanno preso e picchiato alcuni nostri compagni".
Quel giorno "sono arrivati armati". Il documento ricorda che "il malgoverno aveva smentito che con loro ci fossero dei poliziotti", e questo, aggiunge, "è quello che più ci preoccupa".
Per il resto, aggiungono, "ultimamente abbiamo saputo che persone di questo presunto ejido San José Cerro Grande I si fa passare come membri della OCEZ-DI-UNOPI, e dicono essere aderenti all'Altra Campagna". La comunità esprime stupore "che agiscano così contro di noi, poiché noi siamo compagni e supponendo che anche loro lo siano abbiamo detto loro che siamo disposti a condividere le nostre terre".
La denuncia ritiene responsabili "il malgoverno ed i cattivi dirigenti per qualsiasi situazione si presenti contro la nostra comunità ed i nostri compagni; non ci dimentichiamo degli 11 mandati di cattura che ci hanno fabbricato per il presunto reato di 'saccheggio' nelle nostre stesse terre".
Le aggressioni contro Cruztón da parte di un gruppo di persone di diverse località che, con il supporto del governo dello stato si dicono proprietarie di terre che appartengono alla comunità dal 1988, si sono aggravate il 28 aprile scorso, quando centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nel villaggio e cercato di cacciare gli indigeni, senza riuscirsi. Il 18 giugno la polizia statale ha occupato per diverse settimane le proprietà coltivate della comunità.
Il 22 luglio i contadini, insieme a membri dell'Altra Campagna, sono stati aggrediti dalla polizia con gas lacrimogeni. La comunità è riuscita a recuperare le proprietà, come già aveva fatto nel 2007.
Il conflitto maschera interessi di imprese minerarie canadesi che vogliono estrarre oro da queste eccellenti terre agricole. I "presunti ejidatarios" (molti di loro non sono nemmeno contadini) con i quali esiste una disputa artificiale da 14 anni, funzionerebbero come punta di lancia delle ambizioni minerarie che, secondo gli indigeni, contano sull'appoggio del governo del Chiapas, anche se questo l'ha sempre negato.
Sono gli attuali "accusatori" del presunto ejido che hanno realizzato disboscamenti illegali nei mesi scorsi. Ciò nonostante, è a quelli di Cruztón che le autorità statali imputano "reati ambientali" e che ora chiamano a "rendere dichiarazioni" col rischio di essere arrestati per reati che non hanno commesso.
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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