La Jornada – Martedì 18 novembre 2008
Magdalena Gómez
EZLN:
molto più di un anniversario
Ufficialmente si compiono 25 anni dall'inizio di un processo che è apparso alla nazione ed al mondo il primo gennaio del 1994. Quel giorno l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) prese militarmente sette capoluoghi municipali nello stato del Chiapas, nel sudest messicano.
Nei suoi primi proclami, l'EZLN annunciava: "Abbiamo cominciato la lotta che dobbiamo fare per ottenere quello che lo Stato messicano non ha mai soddisfatto: lavoro, terra, casa, alimentazione, salute, educazione, indipendenza, libertà, democrazia, giustizia e pace". Tutto questo si concretizzò nella proposta di riconoscimento dell'autonomia indigena degli storici Accordi di San Andrés. Che dire di ciò a questo punto, quando è chiaro il rifiuto ufficiale di ampliare la visuale nei suoi concetti di libertà, democrazia, giustizia e pace, così come è più che evidente che non si è proceduto sulla strada dei diritti economici, sociali e culturali dei messicani indigeni e non indigeni.
Molto è stato scritto sulla storia di un'organizzazione che ha messo da parte la sua struttura militare per scommettere in pieno sulla via politica, e questo nonostante le costanti provocazioni ed aggressioni che ha subito dallo Stato e dai suoi alleati locali in Chiapas con tinte paramilitari. Oggi bisognerebbe ricordare che quella via, politica e pacifica, fu "voluta" dalla massiccia partecipazione della società civile che ottenne il cessate il fuoco in quello storico mese di gennaio del 1994.
Ma l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale portava già in sé gli elementi per la storica svolta in politica. Secondo le testimonianze raccolte nel libro 20 e 10: Il fuoco e la parola, di Gloria Muñoz Ramírez (Edizioni La Jornada, 200) tra il 1983 ed il 1994 l'EZLN avrebbe dedicato i suoi principali sforzi ad una paziente organizzazione interna. L'incontro tra la tradizione marxista-leninista con "una realtà che non può spiegare, della quale non può rendere conto e con la quale deve lavorare" viene raccontata dal subcomandante Marcos, portavoce dell'organizzazione, come "la prima sconfitta, la più importante e quella che lo segnerà da lì in avanti".
Così inizia il processo di trasformazione dell'EZLN: da un esercito di avanguardia rivoluzionaria ad un esercito delle comunità indigene; un esercito che è parte di un movimento indigeno di resistenza dentro altre forme di lotta. Quando l'EZLN si incorpora nelle comunità, passa ad essere un elemento all’interno di questa resistenza, si contamina e è subordinato alle stesse. Le comunità se ne appropriano e lo fanno loro, "lo collocano sotto il loro bastone di comando". Prodotto di quella sconfitta, "l'EZLN incominciò a crescere geometricamente e diventare 'molto altro', cioè la ruota - che era abbastanza quadrata - continuò ad ammaccarsi fino a che, alla fine, divenne rotonda e potè fare quello che deve fare una ruota, ruotare".
Dopo il fiasco foxista con la controriforma indigena del 2001, l'EZLN nel 2003 annunciò la nascita dei caracoles e la creazione delle giunte di buon governo che propongono di "comandare ubbidendo". Queste istanze hanno delegati revocabili che lavorano senza compenso e si fanno carico dei compiti di rappresentanza ed amministrazione della giustizia, oltre a coordinare con le altre giunte il sistema politico autonomo zapatista che territorialmente coesiste, molte volte, col sistema politico e le altre istituzioni sociali del governo, e promuove diversi progetti, tra i quali emergono imprenditorie agroecologiche, di commercializzazione del caffè e di prodotti tessili, progetti autonomi di salute, educazione e comunicazione popolare. Le autonomie, come bene sappiamo, nel resto del paese hanno altre espressioni.
Un'iniziativa nazionale che ha avuto la sua scia di polemiche nel 2006, era in relazione alla posizione assunta rispetto alla candidatura di Andrés Manuel López Obrador. Ma storie, incontri, scontri ed anniversari a parte, è importante sottolineare il panorama attuale del paese i cui tratti spiegano le nuove rotte dello zapatismo e del movimento sociale.
Oggi abbiamo un governo federale che manca di legittimità e con contestata legalità, segnato dalla continuità delle politiche neoliberiste che hanno spinto iniziative "strutturali" che il foxismo non era riuscito ad imporre. È il caso della riforma della legge sulla previdenza sociale e sulla privatizzazione del petrolio che hanno suscitati ampie mobilitazioni sociali e politiche solo criminalizzate dal calderonismo.
Insieme a tutto questo l'intero paese si è imbarcato nella guerra al narcotraffico con pericolosi risultati che colpiscono l'insieme della società. Nei rapporti ufficiali relativi ai conflitti emerge l'assenza di menzione al Chiapas, meno ancora all'EZLN che tenta di dare uno sbocco all'indignazione condivisa in ampi settori sociali.
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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