La Jornada – Martedì 18 marzo 2008
L'annuncio genera diffidenza tra i 37 indigeni in sciopero della fame; temono che si libereranno i paramilitari
Lo sciopero della fame obbliga il governo del Chiapas a rivedere i casi dei detenuti
Le organizzazioni non conoscono quali dei 360 casi siano allo studio al tavolo di riconciliazione
HERMANN BELLINGHAUSEN

San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 marzo - Per i detenuti in sciopero delle fame di tre prigioni dello stato, l'annuncio governativo che rivedrà circa "360 richieste di scarcerazione di 'detenuti politici' inoltrate dalle organizzazioni" ha generato nuove diffidenze per cui non lo ritengono una risposta alle loro domande.

Come comunicano i loro rappresentanti legali, i membri de La Voz del Amate si domandano quali sono questi 360 casi e dubitano che i loro casi si trovino tra questi, visto che non "hanno chiesto" questa revisione, inserita in un programma di scarcerazione anticipata che le autorità hanno offerto tempo fa a diverse organizzazioni.

Invece, sembra probabile che in questo elevato numero di richieste si trovino quelle dei paramilitari in carcere per il massacro di Acteal, la cui difesa è ricorsa in appello ed ha scatenato una campagna mediatico-legale a loro favore nei mesi scorsi; ed anche questi sono reclusi nel Cereso 14, El Amate. In ogni caso, non si sa quali siano i 360 casi che un nuovissimo "tavolo di riconciliazione" dovrà rivedere nei prossimi 26 giorni (perché ne sono trascorsi quattro da quando il governo ha annunciato il suo termine di 30 giorni).

Altre cause penali che potrebbero trvarsi in questa lista di "richieste" sono quelle dei dirigenti in carcere di Paz y Justicia. Al riguardo, dal dicembre scorso si aspetta che il Tribunale Superiore dello Stato emetta le sentenze nel ricorso in appello presentato dai principali leader di Paz y Justicia della zona nord: Samuel Sánchez, Marcos Albino Torres, Sabelino Torres e Diego Vázquez, che sono stati condannati per crimini gravi.

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas alla fine del 2007 esprimeva la sua preoccupazione perché la sentenza "manderà all'aria la poca giustizia fatta per gli sgomberi forzati, le sparizioni e le molte esecuzioni commesse dai membri di quel gruppo paramilitare tra il 1995 ed il 2000".

Da parte sua, la Voz de los Llanos ha denunciato intimidazioni e pressioni del direttore del Cereso 5, Alejandro Galicia Morales, così come di medici e psicologi. I reclusi che digiunano a sostegno dello sciopero della fame sono stati sgomberati dal loro presidio dal giudice Sergio Alfaro Vicente e questo fine settimana, per "rappresaglia", sono state limitate le visiste ai detenuti.

Circa 30 organizzazioni e collettivi dell'Altra Campagna, tra questi il Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, hanno manifestato solidarietà con la protesta indigena nei Ceresos 5, 14 e 17 del Chiapas: "Sappiamo che si trovano in sciopero della fame. Che Zacario Hernández Hernández l'ha iniziato il 12 febbraio. Che tutti chiedono processi giusti, che non si inventino accuse, che si rispettino i loro diritti umani e vengano rilasciati. Vogliamo manifestare il nostro appoggio alla domanda di giustizia e di rispetto dei loro diritti. Non può restare in carcere chi è stato giudicato per accuse inventati e confessioni ottenute sotto tortura".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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