La Jornada – Giovedì 17 gennaio 2008
La comunità è pronta a resistere ai piani di "sviluppo turistico" in Chiapas
Gli abitanti di Nuevo Progreso Agua Azul sono uniti
"Resteremo qua; lotteremo per la terra in cui siamo nati" - dichiara il portavoce
HERMANN BELLINGHAUSEN

Nuevo Progreso Agua Azul, Chis., 16 gennaio - "Non è una questione di prezzo, ma il governo ha già dei progetti qui" - affermano i rappresentanti della comunità, choles della regione di Tumbalá che oggi fanno parte del municipio autonomo La Paz. "I compagni hanno versato il loro sangue nel 1994, dobbiamo far valere i nostri diritti" - aggiunge il portavoce di Nuevo Progreso Agua Azul, in cui si è svolta la storia della ribellione zapatista.

Il villaggio nasce quando gli indigeni che erano peones della finca Agua Azul recuperarono le terre della proprietà abolita. Nel 1948 erano venuti qui a lavorare i loro nonni, "acasillados senza salario né niente". In quegli anni proliferarono le fattorie per l'allevamento del bestiame chiapaneco dei proprietari provenienti dalla capitale del paese e perfino dagli Stati Uniti (è il caso del podere Esperanza Morrison, trasformato anch'esso in comunità zapatista). In realtà, i choles vivono qui da secoli, alla frontiera col mondo tzeltal originario.

Gli uomini della comunità dichiarano: "Siamo nativi di qui".

Il rappresentante dichiara: "Questa natura è nostra, la vogliamo difendere in maniera pacifica. Se il governo non lo vuole capire, non sappiamo che cosa potrà succedere". Le pressioni per cacciarli da qui sono aumentate negli ultimi anni creando divisioni tra le famiglie zapatiste che ora si sono riconciliate.

Separata solo da fiume della comunità Bolón Ajaw, Nuevo Progreso Agua Azul vive sotto la minaccia della violenza da parte dei membri della Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), minaccia che è stata molto pesante e palese contro Bolón Ajaw. Gli abitanti dell’ejido Agua Azul (che in realtà non lo è, perché è dedicato esclusivamente al turismo ed alla "conservazione") tengono sotto assedio questo villaggio con un saldo di decine di zapatisti feriti, alcuni gravi, in diversi attacchi da parte di chi si presenta come Opddic, oppure come una società ecoturistica, ma che ugualmente spara, incendia, aggredisce con i machete e proferisce minacce contro questa comunità tzeltal in resistenza.

"Non vogliamo che succeda come ai nostri nonni che furono spogliati di tutto. Loro dovevano lavorare per il padrone. Il padrone poi diede loro 10 ettari da suddividere tra loro. Nel 1983 furono date le case ai lavoratori del podere. Abbiamo vissuto qui, vicino al padrone, mal pagati, maltrattati. Nel 1994, con l'insurrezione dell'EZLN ci siamo resi conto della nostra situazione e ci siamo accorti che non avevamo un posto dove andare, così ci siamo fatti coraggio ed abbiamo occupato queste terre".

96 persone occuparono le fincas El Ceibo, Santa Silvia, Brasilia, Lindavista ed Agua Azul e si distribuirono in tre comunità. Questa è una di queste. "Qui prima c'era molto bestiame", aggiunge il rappresentante. E chi lo direbbe, non ci sono che milpa e selva. "Il padrone è dovuto andarsene. Allora il governo ha aumentato le aggressioni in tutto lo stato. Nel 1995 le 96 persone cominciarono a dividersi, alcuni a favore del governo, altri siamo rimasti con gli zapatisti".

A quel tempo nasce l’organizzazione priista Paz y Justicia nella zona chol, e si installa anche a Tumbalá e Nuevo Progreso Agua Azul resta così assediato da questa organizzazione che in molte zone ha agito come gruppo paramilitare e la cui eredità oggi è stata rilevata dalla Opddic, qui ed in altre zone.

Qui la storia della resistenza è stata complessa. Dopo il 2000, con l'arrivo del governatore non priista (si supponeva) Pablo Salazar Mendiguchía, le autorità offrono il titolo di proprietà individuale delle terre collettivizzate dopo la sollevazione zapatista. Le organizzazioni indipendenti alleate con i ribelli cercano di rompere questo accordo (Orcao, Aric Independiente e, in questa zona chol, Kichañ Kichañob) per accedere ai programmi del governo, considerato perredista. Verso il 2003 i contadini che entrarono in Kichañ Kichañob tentarono di espellere gli zapatisti.

"Dal 2002 hanno cominciato ad arrivare i funzionari" - aggiunge il portavoce. Diventano espliciti anche i nuovi piani di "sviluppo turistico" in questo gioiello della natura. Allora, le famiglie di Nuevo Progreso Agua Azul, insediate su circa 130 ettari, tornano a mettersi d'accordo; alcuni si riconciliano, altri accettano le offerte del governo in un'altra zona. Oggi è di nuovo una comunità unificata ed in resistenza.

Il portavoce autonomo, davanti a decine di abitanti, afferma: "Siamo stati pacifici tutti questi anni, ma i partiti politici ci aggrediscono. Resteremo qui. Se il governo non lo vuol capire, dovremo ribellarci in forma pacifica per lottare per la terra dove siamo nati".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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