La Jornada – Venerdì 16 maggio 2008
Accusano Sabines di non liberare i due detenuti politici zapatisti rinchiusi a Yajalón
La Voz del Amate chiede la mediazione del vescovo Samuel Ruiz

Hermann Bellinghausen

I detenuti politici zapatisti Ángel Concepción Pérez Gutiérrez e Francisco Pérez Vázquez, rinchiusi attualmente nel Cereso 12 di Yajalón, Chiapas, sono stati abbandonati lì dal governo statale nonostante l’impegno di liberarli espresso dal governatore Juan Sabines, che a questo scopo aveva designato come avvocato Gilberto Monzón Velázquez.

Sono trascorsi 20 giorni dal trasferimento degli imputati da Tacotalpa, Tabasco, al carcere chiapaneco, ed ora il funzionario si dichiara non competente perchè si tratta di imputati giudicati e, sotto la sua giurisdizione, “ricadono solo imputati ancora sotto processo”, come ha dichiarato la difesa dei due indigeni, che sono agli arresti sulla base di false accuse.

L’avvocato Diego Cadena, del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) ha spiegato a La Jornada che il governatore aveva nominato Monzón Velázquez “per rivedere i casi e trovare le risorse legali per permettere la liberazione degli zapatisti”.

Non risolvendo la questione, il governo “sta gestendo” il problema, aggiunge Cadena. Cioè, usa Francisco ed Ángel come bottino politico, mentre li tiene isolati e senza l’assistenza medica di cui hanno bisogno, in un carcere dal quale avrebbero dovuto uscire.

Chiedono assistenza medica

Oggi si sono espressi al riguardo anche i detenuti della Voz de los Llanos nel Cereso 5 di San Cristóbal de las Casas. Al telefono, hanno accusato il governatore di non rispettare il suo impegno di liberare gli indigeni choles zapatisti rinchiusi a Yajalón.

E non solo. L'organizzazione dei detenuti politici, aderente all'Altra Campagna, denuncia che ad un mese dall'interruzione dello sciopero della fame, il governatore Sabines Guerrero non rispetta gli impegni presi. La Voz de los Llanos denuncia che "il malgoverno non ha fornito l'assistenza medica promessa a Jesús López López e María Delia Pérez, che sono diabetici e sono sempre più malati" nel Cereso 14 di Cintalapa.

I reclusi del Cereso 5 affermano "Sono già passati due mesi (dalla fine della loro protesta) e fino ad ora non si è fatto niente nella revisione dei casi" dei 15 detenuti della loro organizzazione, di La Voz del Amate e del "gruppo zapatista", ai quali si sono aggiunti i due indigeni basi di appoggio dell'EZLN originari di Tila ed oggi rinchiusi a Yajalón.

In questo senso l'avvocato del CDHFBC denuncia che le autorità "non stanno svolgendo nessun procedimento giudiziario per risolvere nessuno dei 17 casi.”. Per il momento, l'unica offerta del governo è prevedere in agenda una futura riunione con l'organizzazione Pueblo Creyente che sostiene le rivendicazioni dei carcerati.

Da parte sua, La Voz del Amate ha chiesto al vescovo emerito Samuel Ruiz García di intervenire a favore della loro liberazione, lo ringrazia per l’appoggio dimostrato e dice che i suoi membri pregheranno “per la sua opera umanitaria nella mediazione” tra il governo e l’Esercito Popolare Rivoluzionario.

Riguardo ai loro compagni rilasciati all’inizio di aprile, La Voz del Amate scrive al Tatik che il governo non ha agito “in buona fede”, poiché sono obbligati a recarsi in tribunale a firmare ogni mese, cosa che è “umiliante e vergognosa” per gli indigeni, perché significa “ammettere reati che non hanno mai commesso”.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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