La Jornada – Mercoledì 16 aprile 2008
In Chiapas un ponte per la discordia tra le comunità
Hermann Bellinghausen - Inviato

Roberto Barrios, Chis., 15 aprile - Forse è una coincidenza. Dopo aver costruito e messo in funzione il ponte Luis H. Álvarez in questa comunità, sede di uno dei caracoles zapatisti, la Segreteria di Governo non ritiene più necessario il coordinamento per il dialogo di pace in Chiapas, sulla cui dissoluzione manca solo la firma del segretario Juan Camilo Mouriño.

È più di un simbolo che questa nuovissima opera stradale (e le sue implicazioni sociali che sono molte) abbia il nome dell'ultimo coordinatore del dialogo (anche se formalmente ce n'è stato un altro, Hugo García), incaricato dal Presidente della Repubblica. Il panista Álvarez ha spinto con inusuale entusiasmo la creazione di uno stabilimento balneare turistico nel cuore di questo villaggio tzeltal e promettendo lo sviluppo, ha contribuito efficacemente a dividere i suoi abitanti. Ciò nonostante, la maggioranza respinge i piani ecoturistici che incombono sulla comunità.

"È una presa in giro che il ponte si chiami così, perchè è una persona che respingiamo" dice Aurelio Pérez Pérez, uno dei quattro rappresentanti perredisti che parlano con La Jornada nel centro del villaggio. Con riferimento al gruppo priista minoritario, identificato con Paz y Justicia che serve da punta di diamante per il progetto turistico, aggiunge: "Fin dall'inizio Luis H. Álvarez ed il suo delegato Jesús Caridad se la fanno con questi".

È il gruppo che proferisce minacce, spara, aggredisce le basi zapatiste e chi viene nel caracol, sia dei municipi autonomi della zona nord sia della società civile. L'unico gruppo minoritario che accetta i progetti turistici e di privatizzazione del governo federale. L'unico, pertanto, che si aspetta benefici.

"I priisti non prendono in considerazione la gente. La loro intenzione è privatizzare il fiume. Non saremo più liberi. Qui la gente non vuole che si riempia di turisti", aggiunge il rappresentante indigeno. "Il governo ha costruito il ponte per tutti; adesso ci impone delle condizioni perché ha altri progetti". Ovvero, la strada ed il ponte servono per qualcosa di diverso che mettere in comunicazione gli abitanti.

Manuel Díaz, “comitato di base del PRD”, denuncia che i priisti “vogliono mettere un casello per pagare l'accesso al ponte e nella comunità non siamo d'accordo". Il ponte è a 100 metri dal caracol zapatista ed il gruppo filogovernativo ha già tentato di impedire il passaggio a indigeno e non indigeni, ostentando armi e bloccando l'accesso.

Il governo vuole "fare una riserva di queste montagne per farci affari. Quello che è del popolo se lo prenderà il suo gruppo. Per questo vuole obbligarci ad accettare il Procede, perchè la gente faccia un cattivo uso delle proprie terre".

È noto che il titolare della CDI, prima coordinatore del dialogo per il governo federale, si incontrava con questo gruppo priista leale al funzionario panista; cosa che, trattandosi di Chiapas, mostra quanto siano nebulosi ed imprecisi i contorni dei partiti politici.

Col suo arrivo alla CDI, ha trasformato la ormai ridotta agenzia indigenista dell'Esecutivo in costruttrice di ponti e strade, tanto "innocenti e disinteressate" come questo, o quello che si vuole costruire attraverso la catena montuosa huichola a Tuapurie in Jalisco.

"In tutti i progetti ci sta la CDI", interviene Aurelio. "Ma non viene più Álvarez; manda il sostituto, Hugo García, uno che la pensa allo stesso modo".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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