La Jornada – Lunedì 14 aprile 2008
Allevatori preparano un’incursione a Choles de Tumbalá per cacciare gli indigeni
La polizia di Palenque avrebbe rivelato il piano: il terzo tentativo in 19 mesi
HERMANN BELLINGHAUSEN

Choles de Tumbalá, Chis., 13 aprile - Le terre in cui si trova questa comunità autonoma sono contese dagli allevatori vicini che nuovamente minacciano di invaderle e distruggere le case, come già fecero il 3 agosto del 2006 con l'appoggio della polizia di Palenque, e cercarono di ripetere il gennaio scorso.

La notizia della preparazione di un'altra aggressione è stata trasmessa a Palenque da membri della polizia municipale all'indigeno Gregorio Álvaro Cruz, vecchio colono di Choles de Tumbalá, che ha trascorso quasi tre anni in carcere senza avere commesso alcun reato ed è stato poi assolto, alla fine del 2007. "C'è un altro ordine di sgombero", hanno avvertito i poliziotti di Palenque. Come raccontano oggi i rappresentanti del villaggio, un agente ha detto che "poco fa si sono riuniti gli allevatori perché 'avevano l'ordine' ed hanno chiamato i comandanti della polizia giudiziale, statale e municipale per chiedere il loro appoggio".

I comandanti di polizia avrebbero replicato che sarebbero intervenuti quando avrebbero ricevuto gli ordini. Gli allevatori hanno detto che se questi ordini non arrivavano, "avrebbero cercato un altro modo, magari con paramilitari armati, per espellere gli zapatisti". Il proprietario terriero Luis Eduardo Maitré ed i suoi prestanome dell'Associazione Degli Allevatori dell'Usumacinta si disputano le terre dove nel 1988 fu fondato il villaggio e sulle quali gli allevatori non hanno né hanno mai avuto diritti.

Si tratta di “un’eccedenza" che i choles abitano da allora e che oggi fa parte del municipio autonomo El Trabajo. Abitanti dell'ejido Chuyipá, che lavorano nella finca 5 de Mayo, proprietà di Maitré, confermano che gli allevatori hanno deciso di invadere Choles de Tumbalá.

Nella comunità è arrivata una nuova minaccia. La Central Unitaria de Trabajadores (CUT), di Palenque, guidata da Mario Álvarez Rodríguez, offre i poderi di Choles de Tumbalá a contadini senza terra di Salto de Agua, inoltre offre loro di difenderli con gente armata.

"Noi rispettiamo i confini. Riconosciamo il nostro terreno. Noi indigeni difenderemo questo pezzo di terra. Vogliamo che gli allevatori smettano di molestarci", dice uno dei rappresentanti nel pomeriggio di questa domenica, sotto una rudimentale tettoia che viene usata come cappella, luogo di riunione o per realizzare lavori collettivi. "Non commettiamo nessun illecito, rispettiamo i confini delle fattorie". Qua la proprietà è ben marcata, sembra tracciata con il regolo.

A nord di Palenque, la regione è composta di grandi e piccole fattorie per l'allevamento del bestiame, o affittati ad imprese per estese monocolture di alberi della gomma e palma africana. La comunità indigena "disturba" gli affari degli allevatori promossi da Felipe Vázquez Pérez e Gilberto Cruz Sánchez. Ora si sommano le pretese del dirigente della CUT di favorire scontri tra indigeni per spogliare delle loro terre gli zapatisti.

Un anno e mezzo fa la comunità non solo fu sgomberata dagli allevatori e dalla forza pubblica. Fu rasa al suolo. Bruciarono le case e fecero arrivare le ruspe per spianare e coprire le ceneri. Ciò nonostante, qualche settimana dopo i choleros ricostruirono il villaggio con l'aiuto di centinaia di indigeni dei municipi autonomi della regione. Zapatisti dal 1994, all'ingresso del villaggio sventolano una vecchia e logora bandiera nazionale ed un'altra dell'EZLN.

"Noi restiamo qua. Non ci muoveremo", dice quello che parla circondato dagli altri rappresentanti, tra loro una donna che è un'autorità, ma si esprime solo in chol. A conferma di questo, descrive come hanno già preparato la terra per la nuova semina della milpa, come ogni anno.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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