La Jornada – Giovedì 13 marzo 2008
I 12 indigeni dichiarano di essere perseguitati dalla Opddic ed attraverso il Procede
Arrestati perché difendevano le loro terre, iniziano lo sciopero della fame in Chiapas
L’ex deputado priista Pedro Chulín Jiménez li accusa di sequesto ed estorsione
 HERMANN BELLINGHAUSEN

 Sono da 20 mesi nel carcere di Playas de Catazajá, Chiapas. Sono 12, compresa una donna detenuta a San Cristóbal de Las Casas. Alcuni si dichiarano zapatisti, altri del Partito della Rivoluzione Democratica. Tutti tzeltales. Il Programa de Certificación de Derechos Ejidales y Titulación de Solares (Procede) ed i paramilitari armati dell’Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) a Busiljá (Ocosingo) si stanno impadronendo delle loro terre. Loro la definiscono "sofferenza agraria" e si dichiararono in sciopero della fame.

I problemi sono cominciati il 13 giugno 1997, quando un gruppo di basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Librazione Nazionale (EZLN) della regione Justicia e simpatizzanti furono cacciati dai priisti che uccisero due bambini e ferirono due filo-zapatisti. Fidelino Sánchez López, di 12 anni, fu sequestrato nella comunità Bautista e liberato da suo padre che rischiò la vita per farlo. Rogelio Sánchez Gutiérrez, di 13 anni fu portato dalle autorità a Tuxtla Gutiérrez.

Al bimbo Simón Sánchez López spararono in testa. "La gente di Busiljá non lo seppellì, rimase per strada e fu divorato dai cani e dagli avvoltoi". Il bimbo Elisardo Sánchez Gutiérrez morì quando entrarono nella comunità i soldati dell'Esercito federale "per permettere ai priisti di toglierci le nostre terre", dicono. Due zapatisti furono imprigionati e poi rilasciati.

Lo stesso giorno 13, il gruppo paramilitare dell'ejido Busiljá sequestrò Susana Sánchez e suo figlio di due mesi; furono legati e lasciati per tre giorni nel campo sportivo, in pieno sole, senza cibo né acqua. Mentre Susana era sequestrata, suo padre, Esteban Sánchez López, fu portato nel campo di calcio "per la sua esecuzione". Gli misero una corda al collo. "Fortunatamente la corda si ruppe". Allora, lo portarono nella prigione distrettuale di Ocosingo. Tutti loro sono simpatizzanti dell'EZLN.

Il 7 luglio furono espulse quindici famiglie. "I governatori Julio César Ruiz Ferro e Roberto Albores Guillén non ci hanno mai aiutato come indigeni profughi della nostra comunità per non aver partecipato allo sgombero di Nicolás Sánchez Gómez, chemorì il 13 maggio 1998 nella comunità, quando "fu sequestrato" dai i priisti Tomás López Sánchez e Benjamín Gómez Sánchez.

Otto anni dopo ritornarono a Busiljá. Il 22 febbraio 2006 la gente di Benjamín Gutiérrez catturò nella sua casa Pablo Gutiérrez Hernández. "Lo portarono nella casa ejidale, alla presenza di Pedro Chulín Jiménez che ordinò alla sua gente della Opddic di bruciare vivo lui e tutta la sua famiglia se non diceva dove stava l'accampamento degli zapatisti. Decisero quindi di sequestrarlo e lo caricarono su un camioncino di proprietà di Calixto Gómez Sánchez. Erano 14 persone. Rimasero tutto il giorno al crocevia di La Herradura. Nel frattempo, i priisti incominciarono a litigare tra di loro. Improvvisamente, Alonzo López Pérez sparò ad Ermelino Gómez Sánchez, e Manuel Moreno Guzmán sparò a Pablo". Entrambi furono abbandonati in montagna.

Le loro famiglie trovarono il corpo del primo e poi ferito e senza conoscenza Pablo. Gli ci vollero otto mesi per riprendersi a San Cristóbal. "Quando è stato un po' meglio ha deciso di andare a trovare sua mamma a Busiljá, e lì, senza nessun mandato di cattura, l'hanno gettato sul furgone della polizia giudiziale e l'hanno bastonato. L'hanno picchiato senza pietà e riguardo per la ferita di pallottola nella testa. Sia il Pubblico Ministero sia il vice-procuratore Walter Culebro erano a conoscenza dei fatti ma l'hanno sbattuto al Cereso 17, a Catazajá".

E' ancora lì, senza assistenza medica. Le sue condizioni di slaute sono gravi perché la pallottola è ancora nel cranio. Nel luglio del 2006 sono stati fermati e torturati gli indigeni che ora sono in sciopero della fame. Sono accusati di sequestro ed estorsione, "i reati sono fabbricati dai priisti guidati dall'ex deputato Chulín Jiménez".

Chiedono al governo di Juan Sabines di essere ascoltati. "La nostra lotta viene dal cuore. Se dobbiamo morire non sarà come assassini, taglieggiatori o sequestratori ma a causa della cattiva applicazione della giustizia”.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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