La Jornada – Martedì 12 febbraio 2008
Quotidiano locale scrive che “l’era del terrore” è finita; ma la ONG smentisce il giornale
La CCIODH ribadisce che in Chiapas si violano quotidianamente i diritti umani
L’articolo del giornale vuole convincere che gli abusi sono avvenuti anni fa ma ora non più
HERMANN BELLINGHAUSEN
San Cristóbal de las Casas, Chis. 11 febbraio - Con un nuovo comunicato pubblico, la Commissione Civile Internazionale per l'Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH) ha denunciato che durante l'attuale governo statale "i corpi di polizia procedono ancora alla detenzione di persone innocenti sulla base di false denunce, con la collaborazione di gruppi paramilitari; imputano fatti non avvenuti; estorcono confessioni sotto tortura e processano le persone in base a ciò. Tutto, in processi penali "colmi di irregolarità".
Informando sulla conferenza stampa nella quale la commissione ha presentato conclusioni e raccomandazioni provvisorie della sua visita in Chiapas, un importante quotidiano locale oggi ha titolato così in prima pagina: "CCIODH: è finita l'epoca del terrore di Mariano Herrán quando si fabbricavano reati e creavano vittime. Il più grande repressore è stato Pablo Salazar". Nell'articolo relativo si legge: "Il vescovo Felipe Arizmendi, membri di organizzazioni sociali e difesa dei diritti umani, associazioni contadine, gruppi e comunità indigene, familiari di ex carcerati, hanno definito i governi precedenti repressori della libertà di espressione e colpevoli della persecuzione di leader sociali, denunciando in particolare ed in maniera reiterata l'ex pubblico ministero generale dello stato Mariano Herrán Salvatti" (oggi funzionario caduto in disgrazia ma ancora potente e temibile e che non è stato oggetto di argomento nella conferenza stampa di sabato).
Secondo lo stesso articolo, la CCIODH "ha informato di persecuzione di leader sociali, organizzazioni contadine e comunità indigene per mezze di un video, e del modo in cui sono stati arrestati, 'subendo la violazione dei loro diritti umani, punizioni fisiche e psicologiche permanenti"' (Cuarto Poder, 10 febbraio). L'articolo "fa capire" che quanto denunciato è avvenuto in anni precedenti e che sotto il governo di Sabines questi fatti non si sono più verificati.
Nell'articolo si può leggere: "Familiari e vittime hanno denunciato che 'i repressori' fabbricavano (sic) il reato in maniera alquanto volgare e con manifesta impunità, 'poiché li abbiamo potuti osservare direttamente, anche le deposizioni presentavano molte contraddizioni che non reggevano assolutamente, senza giustificare la detenzione né le gravi accuse che pendevano sulle vittime. Abbiamo anche verificato l'atteggiamento giudiziario e le irregolarità che si presentavano"'.
La CCIODH nega che i presenti alla conferenza stampa abbiano potuto ascoltare queste dichiarazioni. Nessuno ha detto che “l’epoca del terrore è finita”. I gravi fatti documentati nel video erano avvenuti solo qualche giorno prima a Palenque e Playas de Catazajá in cui erano coinvolti poliziotti statali, parte di “un modello contrainsurgente attualmente in atto in Chiapas”.
Gli osservatori internazionali ribadiscono che persistono "numerosi casi" di impunità di servitori pubblici, cosa che "non favorisce la fiducia nel sistema giudiziario né disegna il migliore contesto" per i diritti umani. Riconoscono "alcuni gesti di buona volontà della nuova squadra di governo". Tuttavia, aggiungono, "non si è avanzato realmente sotto questo aspetto".
Definendo "inquietante" la persistenza di certe condotte dei servitori pubblici (come quella di considerare "legali" le denunce false, il maltrattamento fisico per ottenere confessioni ed il loro valore probatorio nel processo giudiziario), la commissione avverte: "Spesso questa procedura si conclude con sentenze di molti anni e serve a perseguire organizzazioni sociali e come strumento di contrainsurgencia".
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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