La Jornada – Sabato 12 gennaio 2008
Immanuel Wallerstein
Che cosa hanno ottenuto gli zapatisti?

Il primo gennaio 1994 l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), che si conosce comunemente come gli zapatisti, condusse un'insurrezione a San Cristóbal de las Casas, nello stato del Chiapas, Messico. Quasi 14 anni dopo l'EZLN ha convocato un incontro internazionale tra il 13 ed il 17 dicembre 2007 nella stessa città sul tema "Pianeta Terra: Movimenti Antisistemi", una sorta di valutazione generale, sia globale che locale, dei suoi obiettivi. Io stesso ho partecipato all'incontro, come hanno fatto altri attivisti ed intellettuali. Nel corso dell'incontro il subcomandante Marcos ha tenuto una serie di interventi, disponibili in Internet.

In un certo senso, quello che tutto il mondo si chiedeva, compreso Marcos, era che cosa hanno ottenuto gli zapatisti e quali sono le prospettive future dei movimenti antisistema in Chiapas e nel mondo. La risposta a questa domanda non è semplice. Cominciamo dal primo gennaio 1994. La data dell'insurrezione fu scelta perché era il giorno in cui entrava in vigore il Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord, il TLCAN. La parola d'ordine di quel giorno era "Basta!" Gli zapatisti hanno detto fin dal principio che la loro protesta di cinque secoli contro l'ingiustizia e l'umiliazione e la loro domanda di autonomia era vincolata organicamente alla lotta mondiale contro il neoliberismo e l'imperialismo, dei quali il TLCAN è parte e simbolo.

Ricordiamo che il  Chiapas è forse la regione più povera del Messico e che la sua popolazione è composta prevalentemente dai cosiddetti popoli indigeni. Il primo vescovo cattolico del Chiapas fu Bartolomé de las Casas, sacerdote domenicano che nel secolo XVI dedicò la sua vita a difendere energicamente (davanti alla Chiesa ed alla monarchia spagnola) i diritti di equità degli indios. Dai tempi di Las Casas al 1994 gli indigeni non hanno mai visti riconosciuti questi diritti. L'EZLN decise di tentare metodi diversi. Hanno avuto più successo? Dobbiamo guardare all'impatto del suo movimento in tre ambiti: in Messico, come arena politica; nel sistema-mondo, come un tutto; nell'ambito della teorizzazione, intorno ai movimenti antisistema.

Per primo, Messico: l'insurrezione armata come tattica fu sospesa dopo 12 giorni. Non è stata mai più ripresa. Ed è chiaro che non si riprenderà questa strada a meno che l'esercito messicano o i paramilitari di destra attacchino massicciamente le comunità autonome zapatiste. D'altra parte, gli accordi di tregua raggiunti col governo messicano - i cosiddetti Accordi di San Andrés che concedevano il riconoscimento dell'autonomia alle comunità indigene - non sono mai stati applicati dal governo.

Nel 2001 gli zapatisti guidarono una marcia pacifica attraversando il Messico verso la capitale sperando di fare pressione sul Congresso messicano affinché rendesse legge i punti essenziali di detti accordi. La marcia fu spettacolare, ma il Congresso messicano non agì di conseguenza. Nel 2005 gli zapatisti hanno lanciato "l'altra campagna", uno sforzo per mobilitare un'alleanza degli zapatisti con gruppi di altre province che hanno obiettivi più o meno simili; di nuovo qualcosa di spettacolare ma che non ha cambiato la politica reale del governo messicano.

Nel 2006 gli zapatisti hanno duramente negato il loro sostegno al candidato di centro-sinistra alla presidenza, Andrés Manuel López Obrador, che correva per le elezioni presidenziali contro il proclamato vincitore, il super conservatore Felipe Calderón. Quest'azione è quella che ha causato la più grande controversia tra i simpatizzanti zapatisti in Messico e nel resto del mondo, perché molti pensano che questo sia costato la mancata elezione di López Obrador. La posizione zapatista nasce dalla forte sensazione che con la politica elettorale non si ottiene niente. Gli zapatisti sono stati critici con tutti i presidenti di centro-sinistra dell'America Latina, da Lula in Brasile a Chávez in Venezuela, affermando che questi rappresentano movimenti dall'alto verso il basso che non cambiano niente fondamentale alla base per la maggioranza oppressa. L'unico governo latinoamericano del quale gli zapatisti dicono bene è quello di Cuba, perché è l'unico che ritengono veramente anticapitalista.

D'altra parte, in Messico, gli zapatisti sono riusciti a stabilire comunità indigene autonome di fatto, che funzionano bene nonostante siano assediata e sotto la costante minaccia dell'esercito messicano. La determinazione e la raffinatezza politica di queste comunità sono impressionanti. Durerà questo in assenza di un cambiamento politico serio in Messico, in particolare alla luce delle crescenti pressioni sui diritti degli indigeni rispetto alle loro terre? Questo punto è ancora irrisolto.

Il panorama sullo scenario mondiale è diverso. Non c'è dubbio che l'insurrezione zapatista del 1994 sia stata un'ispirazione importante per i movimenti antisistema del mondo. È indiscutibile che sia il punto chiave nel processo che ha portato alle manifestazioni di Seattle nel 1999, che provocarono il fallimento della riunione dell'Organizzazione Mondiale di Commercio (OMC), un fallimento dal quale non si è più ripresa. Se oggi l'Organizzazione Mondiale del Commercio è semi-moribonda come risultato di un’impasse Nord-Sud, gli zapatisti ne possono rivendicare qualche merito.

A sua volta, Seattle ha portato alla creazione del Forum Sociale Mondiale (FSM) nel 2001 che è diventato il principale punto di incontro dei movimenti antisistema del mondo. Ed anche se gli zapatisti stessi non hanno mai partecipato a nessun Forum Mondiale perché sono, tecnicamente, una forza armata, gli zapatisti sono rimasti un movimento simbolo all'interno del FSM, una sorta di forza ispiratrice.

Fin dal principio gli zapatisti hanno detto che i loro obiettivi e preoccupazioni sono mondiali - intergalattici nel loro gergo - ed hanno offerto appoggio ai movimenti di tutte le parti, oltre a cercare supporto da tutti. In questo hanno avuto molto successo. E se ultimamente il sostegno mondiale risulta un poco stanco, l'incontro di dicembre del 2007 è stato chiaramente un tentativo di resuscitare queste alleanze.

Tuttavia, in molti modi, il contributo più importante degli zapatisti - ed il più discusso - è stato nell'ambito teorico. E stato determinante che dei sei interventi di Marcos all'incontro di dicembre, il primo fosse dedicato all'importanza di teorizzare nelle scienze sociali. Che cosa dicono gli zapatisti su come analizzare il mondo?

Prima di tutto enfatizzano che alla base del male nel mondo di oggi c'è il capitalismo e che questo è la cosa principale che bisogna cambiare ed affermano che questo richiederà una lotta reale. Orbene, gli zapatisti non sono i primi ad affermarlo. Dunque, che cosa aggiungono? Sono parte della visione post 1968 che insiste sul fatto che le analisi tradizionali della Vecchia Sinistra sono ottuse, dato che sembrano aver enfatizzato unicamente i problemi e le lotte del proletariato urbano industriale. Marcos ha dedicato tutto un intervento alle lotte delle donne per i loro diritti. Ne ha dedicato un altro sull'importanza cruciale che i lavoratori delle campagne abbiano il controllo della terra.

C'è da sottolineare che ha introdotto diversi interventi sotto il titolo "né centro né periferia", respingendo l'idea che uno o l'altra avessero priorità, tanto in termini di potere o di analisi intellettuale. Gli zapatisti proclamano che la lotta per i diritti di ogni gruppo oppresso è altrettanto importante e che deve avvenire contemporaneamente su tutti i fronti.

Affermano inoltre che i movimenti stessi devono essere democratici al loro interno. La parola d'ordine è "comandare obbedendo", che può tradursi in "si deve guidare obbedendo alla voce e desideri di coloro che si guida". Questo è facile a dirsi ma difficile a farsi, ma è un grido contro il verticismo storico dei movimenti di sinistra. Questo li porta ad un "orizzontalismo" nelle relazioni tra i diversi movimenti. Alcuni dei loro seguaci dicono che si opporranno sempre a prendere il potere. Sebbene siano molto scettici a prendere il potere attraverso il "male minore", sono disposti a fare eccezioni, come nel caso di Cuba.

L’insurrezione zapatista ha avuto successo? L'unica risposta è un racconto apocrifo sulla risposta che Chou-En-Lai diede, presumibilmente, alla domanda "Che cosa pensa della Rivoluzione Francese?". E la risposta fu: "È presto per dirlo".”.

[traduzione dall’inglese di Ramón Vera Herrera]

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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