La Jornada – Venerdì 11 aprile 2008
Chiapas: giustizia per la riconciliazione sociale
di Jaime Martínez Veloz

Durante l’Ultima visita in Chiapas della prima Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) nell’aprile del 1997, questa visitò il carcere di Cerro Hueco a Tuxtla Gutiérrez per raccogliere testimonianze e proteste degli indigeni i cui familiari erano stati feriti o assassinati e che, al colmo del cinismo governativo, erano stati accusati ingiustamente degli illeciti che avevano subito sulla propria pelle durante la barbara azione criminale contro i simpatizzanti e basi di appoggio zapatisti della comunità di San Pedro Nichtalacum, municipio di El Bosque. Da allora, ma già da prima, le ingiustizie nell’applicazione ed amministrazione della giustizia erano parte della quotidianità chiapaneca.

La settimana scorsa, un gruppo di detenuti in diverse carceri del Chiapas, appoggiati da organizzazioni della società civile, hanno realizzato uno sciopero della fame per reclamare la loro libertà. Il movimento delle persone ingiustamente detenute in Chiapas non avrebbe avuto la conclusione che ha avuto se non avessero coinciso fattori come, la giustezza delle rivendicazioni, la società civile e la risposta obbligata dei tre poteri dello stato. Senza ognuno di questi elementi i risultati sarebbero stati diversi.

Le sollecitazioni delle organizzazioni sociali e civili chiapaneche per la revisione dei casi di persone con processi penali in corso, hanno permesso di conoscere vizi e condotte di funzionari pubblici alieni al diritto, alla ragione ed all'etica. Persone processate dietro denunce anonime, false testimonianze prefabbricate, invenzione di reati, falsificazione di prove e molteplici irregolarità caratterizzavano i casi di coloro che contestavano la loro carcerazione per reati che non avevano commesso.

Affrontare una situazione di questa natura non era né sarà facile per nessun governo, ma osare rivedere i casi denunciati e riconoscere il carattere strutturale di un problema di questa natura non è un fatto minore, né un'azione da sottovalutare.

Subito, alla protesta dei detenuti in sciopero della fame sono sorte voci che accusavano il governo del Chiapas di voler mettere in libertà presunti delinquenti ed assassini, col chiaro proposito di inibire qualsiasi iniziativa in favore delle persone ingiustamente detenute. La risposta coordinata dell'esecutivo statale, del Congresso e del Potere Giudiziario ha permesso di creare misure di carattere giuridico per rivedere non solo i casi delle persone in sciopero, ma di molti altri ingiustamente detenuti o detenute. Così, è stato creato il tavolo di riconciliazione delle organizzazioni sociali del Chiapas il cui lavoro di revisione dei casi, e di ricorso per alcuni altri, ha permesso di realizzare gli strumenti giuridici che hanno consentito la liberazione di 145 persone ingiustamente detenute in 11 prigioni dello stato, le quali si sommano alle 91 persone liberate per ragioni simili l'anno scorso. Ci sono ancora casi pendenti per i quali il governo dello stato si è impegnato alla revisione o all'archiviazione.

La soluzione dei casi rivisti deve essere un passo nel consolidamento di un nuovo sistema di giustizia, costruito dalle rappresentanze istituzionali e dalle organizzazioni sociali, civili, imprenditoriali e professionali. L'attuale governo ha realizzato modifiche legali importanti per avanzare verso un migliore sistema nell'applicazione ed amministrazione della giustizia, ma il debito storico ha radici profonde e cause dipendenti da molti fattori.

Quello che succede o smette di succedere in Chiapas ha ripercussioni locali e nazionali, perché lo stato è diventato il referente nazionale. Oggi il Chiapas continua ad essere uno degli stati con i più bassi livelli di sviluppo umano, ma ha infrastrutture e basi per lo sviluppo che non aveva prima dell'insurrezione armata. Grazie all'EZLN, alla spinta della società chiapaneca e della solidarietà nazionale, quello che succede in Chiapas è scrupolosamente controllato dalla società civile nazionale ed internazionale. E'deplorevole che in reciprocità, l'EZLN non abbia trovato nelle istituzioni dello Stato messicano la risposta al suo giusto reclamo in materia di diritti e cultura indigeni né in temi presenti nell'agenda pendente concordata durante i dialoghi di San Andrés Larráinzar.

Il tema della giustizia come reclamo originale dell'insurrezione armata può essere il luogo d'incontro del governo, della società civile e dei popoli indigeni per avanzare in quello che dovrebbe essere l'attenzione ad una delle principali cause dello zapatismo. Dietro la liberazione delle persone ingiustamente detenute, segue una grande consultazione nello stato per realizzare cambiamenti strutturali in materia di giustizia alla quale partecipano organizzazioni della società ed organizzazioni per la difesa dei diritti umani che da posizioni indipendenti sono i baluardi nella lotta per il rispetto dei diritti dei più umili in Chiapas. Molto è stato fatto, ma c'è ancora molta strada da fare.

La solidità, l’esperienza e l’onestà delle organizzazioni della società civile chiapaneca, la genuina preoccupazione dei vescovi della Diocesi di San Cristóbal, il ruolo di don Samuel Ruiz e la volontà politica espressa nei fatti dal governo di Juan Sabines, sono fattori per proseguire nella riconciliazione sociale che passa dalla costruzione di un nuovo sistema di giustizia, pensato e concepito per tutti i chiapanechi.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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