La Jornada - Lunedì 10 novembre 2008
Comunità chiapaneca in resistenza denuncia la lottizzazione dell’area recuperata
Si teme che l’ingerenza del presidente Municipale Mariano Díaz Ochoa sfoci nello scontro
Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis., 9 novembre. Aderenti dell’Altra Campagna e basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e società civile, tutti abitanti della colonia Cinco de Marzo, a sud di questa città, hanno denunciato il malaffare delle persone che si sono impadronite della giunta direttiva della località e, violando gli accordi, si sono messi a fare affari, associarsi col governo coleto per rompere la resistenza che ha dato origine all'insediamento e mettere in vendita paludi ed aree verdi che appartengono a tutti.

La comunità si è formata dopo l'insurrezione zapatista quando, il 5 marzo 1994, centinaia di famiglie indigene "recuperarono" questi terreni.

Ora gli indigeni in resistenza sostengono: "Abbiamo una pianta topografica con frutteti e autorizzazioni per le aree della chiesa, scuola, aree verdi, paludi e campi; un regolamento interno secondo i nostri usi e costumi ed il nostro motto: la terra non si vende, si difende".

Denunciano che il tavolo direttivo attuale "non tiene assolutamente conto della totalità degli abitanti"; fanno "quello che gli conviene, cercando l'interesse personale e si sono messi a fare affari". Il tavolo direttivo è presieduto da José Luis Moreno Pérez, Manuel Hernández Gómez, Víctor Bonfil Muñoz Muñoz e Reina Ventura Díaz Jiménez.

In particolare denunciano il presidente municipale Mariano Díaz Ochoa che "insiste nel regolarizzare a suo uso e interesse le terre, e questo può provocare lo scontro all'interno della comunità".

Questi dirigenti "hanno completamente alterato la pianta storica con l'intenzione di tirarne fuori altri lotti, numerare i campi e le aree di palude" per metterli in vendita. "In questi giorni si sono dedicati anche alla compravendita di lotti abitati a prezzi fino a 120 mila pesos".

La comunità confina con le grandi paludi a sud di San Cristóbal. I principali “nemici” di questo peculiare sistema idrico che caratterizza la valle di Jovel sono proprio il sindaco Díaz Ochoa ed i suoi parenti. Al punto che il governo statale mesi fa ha dovuto frenare  la sua voracità immobiliare che prospettava un disastro ecologico.

I coloni di Cinco de Marzo affermano di aver sempre rispettato le paludi e le aree verdi. Si tratta di una comunità di 451 famiglie e la stessa quantità di lotti; circa 3.500 persone su una superficie di 55 ettari.

Gli indigeni ricordano "che questa terra e territorio sono recuperati" dal 1994. "La terra è per quanti necessitano dello spazio in cui vivere. Il sangue dei nostri fratelli caduti il 1º gennaio non ha prezzo; pertanto, non abbiamo bisogno di certificati per vivere legalmente dove riteniamo nostro diritto legittimo come popoli indigeni, e noi manteniamo la nostra parola e proseguiamo le nostre lotte e la nostra resistenza nel non pagare le bollette di acqua e luce".

Ritengono responsabili i dirigenti del tavolo direttivo attuale ed il sindaco Díaz Ochoa per qualunque aggressione che dovessero subire.

Difesa del territorio

La colonia Cinco de Marzo sembrerebbe un altro delle decine di insediamenti urbani indigeni sorti a San Cristóbal per le vie di fatto durante il decennio scorso, in quello che fu un straordinario processo di riappropriazione indigena del territorio, particolarmente dopo l'esodo religioso da San Juan Chamula. Solo che qui la spinta non è religiosa.

Le strade, non asfaltate, portano i nomi di Lucio Cabañas, Liberación Nacional, Nuevo Amanecer o Heberto Castillo, anche se manca una Teresa di Calcutta. Come la maggior parte delle case, la sala riunioni è una costruzione di legno; prima era la scuola Nuevo Amanecer Indígena, ma ora la scuola è in muratura.

Abbondano scritte rustiche: “EZLN”. Ci sono anche murales con incappucciati, motivi e proclami zapatisti ed omaggi alla comandanta Ramona. Molte case hanno piccoli orti. Generalmente la fornitura di energia elettrica è irregolare. Uno dei punti di conflitto è che la minoranza che lucra con la terra paga l'elettricità e pretende di rompere la resistenza, col beneplacito delle autorità.

Questa città è una dei luoghi in cui la crescita demografica e la speculazione immobiliare sono tra i più alti su scala nazionale. E proprio qui gli indigeni resistono per il diritto al suolo, all'elettricità, all'acqua e all'organizzazione comunale.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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