La Jornada – domenica 10 febbraio 2008
Improcastinabile, smilitarizzare il Chiapas
Elio Henríquez e Emir Olivares Alonso  - Corrispondente e reporter

La Commissione Civile Internazionale di Osservazione dei Diritti Umani (CCIODH) ha denunciato che a più di dieci anni dal massacro di Acteal, in Chiapas, la situazione sociale “continua ad essere attravesata da profonde dinamiche di disuguaglianza e esclusione” che subiscono in maggioranza la popolazione di questo stato.

Ha aggiunto che la costruzione delle autonomie indigene delle comunità zapatiste “è senza dubbio, l’esempio più avanzato” di questa modalità di organizzazione, “e genera spazi propri di partecipazione sociale, economica e politica, la cui intensità elude i referenti istituzionali e si scontra con profonde dinamiche di dominazione culturale ancora vigenti”.

Senza dubbio, l’organizzazione delle autonomie crea “divisione e conflitti in molte comunità”, perché “i poteri pubblici” hanno risposto “con politica di sviluppo sociale che non rispettano” questi modi di organizzarsi “e non hanno incluso seriamente la partecipazione delle comunità nei loro piani”.

Alla chiusura del loro giro per il Chiapas, all’interno della loro sesta visita in Messico (la prima è stata nel 1998, dopo il massacro di 45 indigeni in Acteal), la ONG ha presentato un bilancio provvissorio sull’adempimento delle sue raccomandazioni sul massacro.

A dieci anni dal massacro “c’è la necessità improcastinabile di intrapprendere la smilitarizzazione della zona” e di dissolvere tutti i gruppi paramilitari nella regione - però aggiunge - “purtroppo continuiamo a riscontrare sia la continuità della loro presenza come la loro collusione con agenti di sicurezza pubblica. In alcune aree geografiche, la loro attività è addirittura aumentata” ed inoltre persistono “numerose irregolarità” nel funzionamento della giustizia.

La commissione internazionale ha dichiarato che i poteri pubblici “devono rispettare e promuovere i processi di autonomia dei popoli e delle comunità indigene, visto la loro comprovata capacità di soddisfazione delle necessità di base” – mentre i programmi governativi di sviluppo economico e sociale devono essere approvati da settori sociali veramente rappresentativi.

Intorno al tema di Acteal, l’organizzazione ha aggiunto che anche se il governo di Juan Sabines abbia creato un gruppo di magistrati proprio per occuparsene, “non è arrivato a nessuna conclusione significativa”, dato che “la detenzione dei soggetti condannati per questi fatti, la revisione delle sanzioni amministrative imposte o la firma di accordi con la comunità senza riconoscimento della verità sui fatti, sono semplicemente atti politici  simbolici, inutili per arrivare alla giustizia”.

Nel suo bilancio presentato ieri, la ONG ha sottolineato che le autorità non devono criminalizzare o reprimere i movimenti o le organizzzioni sociali con una modalità  punitiva, per cui ha richiesto che vengano fatte le riforme necessarie per eliminare le situazioni di mancanza di difesa, di abuso di potere, di vulnerazione del principio di presunzione d’innocenza, di costruzione di denunce false e la creazione di reati che possano esser utilizzati in questa dinamica repressiva.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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