La Jornada – Mercoledì 4 giugno 2008
Rimessi in libertà 2 indigeni basi di appoggio zapatiste dopo 12 anni di reclusione
Ora ci scarcerano perché siamo innocenti, ma nessuno ci ha chiesto scusa -
Sostengono che la loro uscita dalla prigione di Tacotalpa, Tabasco, è la vittoria di molti
HERMANN BELLINGHAUSEN
Tila, Chis. 3 giugno - Questo lunedì notte sono stati rimessi in libertà gli indigeni Francisco Pérez Vásquez e Ángel Concepción Pérez Gutiérrez, basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), dopo aver trascorso quasi 12 anni nella prigione municipale di Tacotalpa, Tabasco. Il 24 aprile scorso, il governo del Chiapas aveva ottenuto il loro trasferimento nel Cereso numero 12 di Yajalón, come primo passo verso la loro liberazione. Ciò nonostante, li ha tenuti lì altre cinque settimane.
Benché felice di essere finalmente libero, Ángel Concepción tira fuori alcuni racconti per niente allegri: "Siamo stati rinchiusi 11 anni, 10 mesi e 23 giorni, senza motivo". Parla con calma. Dopo tanto tempo rubato, "ora abbiamo tempo per quello che sarà necessario".
Ma non omette un dettaglio: "Nessuno ci ha chiesto scusa". E ancora peggio, ricorda che ancora settimane fa, una persona del mandatario tabasqueño Andrés Granier Melo gli ha mandato a dire che sarebbero usciti solo se chiedevano perdono. La loro risposta è stata chiara: "Sono loro che dovrebbero chiedere perdono. E non a noi, ma ai popoli indigeni del Chiapas".
Tra i loro progetti immediati c'è quello di tornare a Guapacal, la comunità fondata da loro, dove li aspettano le famiglie. Settantenne, don Francisco ha sette figli e molti nipoti; solo di Ángel Concepción sono otto, di età compresa tra i due ed i 24 anni. Pensano anche di continuare la lotta. "Siamo basi di appoggio zapatiste e chiediamo la libertà immediata di tutti i detenuti politici in Chiapas".
Nel suo primo pomeriggio libero dopo anni, Ángel sostiene: "L'obiettivo è stato raggiunto. È stato come un travaglio molto prolungato, ma la nostra libertà è un passo in più". Non hanno mai smesso di resistere, opporsi e chiedere giustizia. Ángel è capace di ripetere a memoria paragrafi interi della sentenza, del fascicolo della sua difesa e perfino delle leggi.
Con una condanna a 25 anni per un omicidio mai dimostrato (non ci sono mai state indagini) e la decisione di non riconsiderare la condanna da parte di tre governatori priisti di Tabasco, il loro caso è diventato eminentemente politico. Furono catturati nel 1996 e condannati nel 1998.
L'EZLN ha sempre chiesto la loro liberazione. Nel 2001, quando dalle prigioni del Chiapas uscirono tutti i detenuti zapatisti, Ángel e Francisco restarono in prigione su ordine del governo tabasqueño e negligenza di quello chiapaneco. Nel febbraio del 2006, il subcomandante Marcos li visitò a Tacotalpa e chiese la loro scarcerazione.
La situazione di questi due contadini choles, originari del municipio di Tila, divenne di rilevanza pubblica nel dicembre 2007 durante l'incontro delle donne zapatiste nel caracol di La Garrucha, e quando poi si unirono, nel marzo scorso, allo sciopero della fame realizzato in tre prigioni del Chiapas da circa 50 "detenuti politici" chi chiedevano la loro liberazione, perché si consideravano innocenti. Quindici di loro sono ancora in carcere.
Parlando come d'abitudine a nome suo e di suo padre, Ángel ribadisce la sua solidarietà con La Voz del Amate e La Voz de los Llanos, ringraziandoli per il sostegno ricevuto. Aggiunge: "La nostra liberazione è la vittoria della lotta di molti. Della giunta di buon governo, che è stata sempre vicina chiedendo giustizia. Dell'Altra Campagna in Tabasco, dei fratelli di Pueblo Creyente e della società civile della zona nord. Grazie anche alla solidarietà nazionale ed internazionale".
Dopo la "liberazione immediata", Ángel e Francisco sono stati consegnati a Yajalón all'organizzazione Pueblo Creyente e portati a Tila, nella cui parrocchia si trovano attualmente. Questo giovedì andranno a Tuxtla Gutiérrez per ricevere i documenti di scarcerazione dalle mani del direttore dei centri penitenziari del Chiapas, Juan José Mora Mora. Ancora non si conoscono i termini legali della loro liberazione, ma si presume che il governo tabasqueño alla fine avrebbe ritirato i carichi.
(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)
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