La Jornada – Venerdì 4 gennaio 2008
Jaime Martínez Veloz / Parte I
La sospensione del dialogo EZLN-governo

Il primo gennaio 1994 l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) incitò all'insurrezione attraverso una dichiarazione di guerra all'Esercito Messicano e l'occupazione militare di vari municipi, innalzando le bandiere dei diritti collettivi dei popoli indigeni e la costruzione di un nuovo modello di nazione.

La minaccia di una destabilizzazione generalizzata mobilitò ampi settori sociali, cosa che costrinse i contendenti a sospendere lo scontro militare ed a mettersi a dialogare, per la prima volta nella cattedrale di San Cristóbal de las Casas, in un processo che è risultato difficile e perfino contraddittorio.

Il presidente della Repubblica era Ernesto Zedillo Ponce de León e ci furono avvicinamenti iniziali tra funzionari del Potere Esecutivo federale e la dirigenza dell'EZLN, che furono bruscamente annullati il 9 febbraio 1995, quando furono emessi mandati di cattura contro la dirigenza dei ribelli.

Questa decisione del Potere Esecutivo scatenò una grave crisi che fu superata solo grazie all'intervento del Potere Legislativo federale che il 10 aprile 1995 approvò unanimemente la Legge per il Dialogo, il Negoziato e la Pace Degna in Chiapas, che voleva favorire la comprensione tra le parti, riaffermare la sovranità tra poteri e risolvere giuridicamente la questione dei mandati di cattura.

Infatti, e con il sostegno di tutte le istituzioni e dei partiti politici, questa legge diventò la piattaforma per strutturare il processo di dialogo e pacificazione tra il governo federale e l'EZLN dall'aprile 1995 al settembre 1996.

L'agenda di questo processo, approvata congiuntamente, includeva i seguenti temi: diritti e cultura indigeni, democrazia e giustizia, benessere e sviluppo, riconciliazione in Chiapas e diritti della donna, lasciando alla fine la cancellazione della dichiarazione di guerra e l'accordo di pace definitivo. Per lo sviluppo di ogni tema, si concordò una metodologia di lavoro che permetteva la realizzazione di avvicinamenti e di consultazioni tra le delegazioni di ognuna delle parti e delle loro rispettive istanze di comando.

Il 16 febbraio 1996, a San Andrés Larráinzar si firmò il primo accordo parziale su Diritti e Cultura Indigeni, dopo un intenso e proficuo processo di dialogo e negoziato.

In questa tappa, il rapporto tra l'EZLN e la Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) fu di vicinanza, cordialità e fiducia, cosa che favorì la creazione di una strategia denominata Via parallela, la quale consisteva nel preparare il processo di dialogo, un meccanismo di interlocuzione tra l'EZLN ed il governo federale, dove mediante documenti riservati, cioè, testi di impegno politico tra le parti, il presidente della Repubblica ed il subcomandante Marcos, incaricato dalla comandancia zapatista, cercavano attraverso la Cocopa di accelerare il processo di pace.

Il secondo tema in agenda era Democrazia e giustizia, ma il suo sviluppo fu molto contrastato rispetto al precedente: la parte governativa si rifiutò in maniera costante di manifestare la propria posizione ai tavoli installati, atteggiamento che differiva totalmente dalle intenzioni dichiarate dal presidente della Repubblica alla Cocopa.

Davanti al fallimento di questo tavolo ed al ritardo nel realizzare i primi accordi, nell'agosto del 1996 l'EZLN dichiarò sospeso il dialogo fino a che non si fosse applicato quanto pattuito in materia di Diritti e Cultura Indigeni.

Per superare questa crisi e contando sull'appoggio delle rispettive direzioni di partito e con l'accordo delle parti, i membri della Cocopa, nel 1996, elaborarono l'Iniziativa di riforma costituzionale in materia di diritti e cultura indigena.

[… continua]

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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