La Jornada – Lunedì 3 novembre 2008
Gli indigeni rifiutano i progetti ecoturistici in Chiapas che “si diffondono come un’epidemia”
HERMANN BELLINGHAUSEN

San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 novembre. In maniera esplicita e sempre più insistente, la "politica di sviluppo" promossa dai governi federale e statale per il Chiapas vuole costringere contadini, artigiani, pescatori e produttori a consegnare le loro terre al grande Moloch del turismo che, dalle scrivanie di progettisti ed investitori è stato posto sul trono come la "soluzione" per la povertà ed il migliore "utilizzo" delle bellezze naturali.

L'avallo di questo turismo, definito secondo la moda "arqueoecologico" e "di avventura",  viene da criteri "ambientali". Si getterebbero via gli abitanti indigeni delle aree naturali da "proteggere", e subito si introdurrebbero cabañas, hotel, parcheggi e servizi.

Si sono già visti questi fantasmi nella selva Lacandona sulle sponde dei fiumi Agua Azul e Bascán, sulle rive dei Laghi di Montebello e la costa dell'oceano Pacifico. Alcuni si materializzano, ma la gente che li popola li disturba. Una parte, chiaro, avrà il privilegio di servire i visitatori e vivere delle loro mance. Gli altri, di emigrare, pratica altrettanto sostenuta dal governo.

La febbre del binomio turismo/protezione ambientale non vuole lasciare un solo "sito magico" non sfruttato. Ora tocca all'insospettato municipio Villa las Rosas. E lì incontra resistenza, come nel resto dei territori indigeni dello stato, zapatisti o no.

L'assemblea dei comuneros di Soctic ha reso pubblico il suo rifiuto alle pressioni della Commissione Nazionale per le Aree Naturali Protette (Conanp) affinché "accettino" di essere spogliati di una parte delle loro terre e così cedere il passo ad un altro progetto ecoturistico di quelli che si diffondono come un'epidemia in Chiapas. Impiegati dell'ente dapprima sono venuti qua "con l'inganno ad offrire progetti a qualcuno, solo a 43 persone", con un "presunto progetto per raccolta della spazzatura". Dopo "qualcosa a che fare col bestiame", ed ora, dichiarano i comuneros, " ci parlano di un decreto per creare un'area naturale protetta nella nostra montagna, conosciuta da noi tutti come Pueblo Viejo”.

La montagna "è stata comperata dai nostri antenati nel 1935, ed abbiamo i documenti nei quali siamo riconosciuti come comunità", spiegano i coloni di Soctic.

"Con minacce e molte pressioni hanno forzato le nostre autorità a firmare i documenti dei progetti. Sappiamo che è l'assemblea a comandare nella comunità, ma per le molte pressioni ricevute i rappresentanti comunali hanno firmato uno scritto, del quale i funzionari non hanno lasciato copia, hanno solo detto che era una lettera per riscuotere il denaro del progetto. Poi hanno convocato assemblee, ma la gente che vi ha partecipato non sono comuneros con diritti sulla montagna in questione".

Siccome comincia ad essere la regola, "all'area naturale protetta" seguirebbe un progetto turistico che vogliono "inserire" nella comunità senza il consenso dell'assemblea e cercando di dividere la comunità.

"Davanti a questa anomalia, i comuneros di Soctic Villa las Rosas ed i rappresentanti comunali hanno deciso di non essere disposti a farsi sottrarre dalla Conanp i propri terreni che hanno coltivato per tante generazioni e preservato. Siamo popoli tzeltal che, anche se qualcuno ha un poco perso la nostra lingua, conserviamo i nostri costumi e tradizioni come indigeni. Per questo siamo pronti a preservare le nostre montagne e a non permettere che ci spoglino di Pueblo Viejo".

L’avvertimento è chiaro: "Nel caso in cui le autorità insistano nel portare a termine il decreto, noi comuneros e coloni prenderemo le misure pertinenti affinché non si porti a termine la sua esecuzione. Abbiamo discusso e concordato il rifiuto totale del progetto di questo decreto e contiamo sull'appoggio di diversi ejidos di questo municipio", concludono.

Villa las Rosas si trova tra Tuxtla Gutiérrez e Comitán, vicino a Venustiano Carranza e Teopisca, vicino ad uno dei corridoi turistici previsti dal governo statale. "Si sfrutterebbero" cascate, boschi, laghi e zone archeologiche come Tenam Puente e Chinkultic.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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