La Jornada - 2 agosto 2008
Los de Abajo - losylasdeabajo@yahoo.com.mx - Gloria Muñoz Ramírez
Carovana in Chiapas

La solidarietà tra uguali, l'accompagnamento politico e fraterno, il "siamo qui" che ha come risposta "siamo contenti con voi", l'emozione di sapersi tra compagni pestando terre autonome e ribelli, l'allegria e l'indignazione comuni, la somma di sforzi e volontà, il riconoscere il nemico comune ed il proposito di continuare a lottare insieme. Tutto questo e altro ancora si vive in questi giorni nei villaggi zapatisti, durante la visita della Carovana nazionale ed internazionale di osservazione e solidarietà con le comunità zapatiste del Chiapas, composta da centinaia di attivisti di Messico, Argentina, Uruguay, Canada, Stati Uniti, Stato Spagnolo, Italia, Francia, Grecia, Belgio, Germania, Svizzera e Danimarca.

Questa carovana non è la prima né, speriamo, l'ultima che passe nelle comunità in resistenza, ma ha di speciale che si sta realizzando in mezzo ad un incremento delle persecuzioni governative, in particolare a livello economiche, dirette a schiacciare un progetto autonomo che porta avanti una proposta nazionale ed internazionale di lotta anticapitalista. Un altro elemento che inquadra questa visita è il silenzio mediatico quasi totale attorno all'attuale escalation di cui sono protagonisti i tre livelli di governo: federale, statale e municipale, così come i tre principali partiti politici: PRI, PAN e PRD.

I più di 300 attivisti, provenienti in maggioranza dall'Europa, si disperdono ora per le differenti comunità zapatiste della Selva e de Los Altos del Chiapas. Arrivano con un impegno di solidarietà politica: ascoltano con rispetto i loro anfitrioni, registrano, prendono appunti e fotografano per poi poter far informazione sull'attuale situazione del Chiapas nei loro rispettivi paesi. Ci sono, ovviamente, le denunce degli zapatisti, ma anche complicità e scambi con coloro che "arrivarono da lontano, perché si vede e si sente che sì sono nella lotta con noi".

I poteri locali del Chiapas si preparano per la visita non gradita, negando la benzina per trasferirsi nelle comunità. I corpi di "intelligenza" di chissà quale dipendenza scattano fotografie in modo intimidatorio, ma nulla ostacola la gente solidale che arriva dove si è prefissa e dove gli zapatisti li riceve con balli, allegria e con un "speriamo che continuiate ad appoggiare ed a organizzarvi, perché sapete bene che il mal governa ogni giorno pianifica come ci va a fregherà in ogni comunità".

A quasi 25 anni dalla sua fondazione, oltre 14 dall'inizio della guerra ed a cinque anni esatti della formalizzazione della loro autonomia, gli zapatisti continuano ad invitare nel paese e nel mondo ad una proposta di lotta e di organizzazione. E, come si può ben vedere, non sono soli.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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