La Jornada - 31 marzo 2007
Los de Abajo - Gloria Muñoz Ramírez
In difesa del territorio

"Noi tutti, sia come persone che come organizzazioni, dobbiamo essere come l'acqua: trasparenti e in continuo movimento" - dice Oscar Oliveira, della Coordinadora en Defensa del Agua y la Vida della Bolivia, insieme ad altre voci che rivendicano il concetto di territorio e la sua difesa come qualcosa in più di uno spazio fisico. Nello spazio dedicato all'America Latina che cammina in basso e a sinistra, all'interno del Global Meeting organizzato a Venezia dall'Associazione Ya Basta e da altre espressioni del movimento sociale in Italia, Oliveira ha sottolineato che le nuove realtà latinoamericane guidate da governi progressisti sono, prima di tutto, "prodotto delle lotte del popolo contro l'istituzionalità degli stati nazionali che sono passati a curare gli interessi delle multinazionali".

In Bolivia, ha spiegato, questa lotta è conseguenza di una lunga storia di resistenza, espressa dai popoli nativi nel corso di più di 500 anni, e di una storia più recente, che inizia a Cochabamba nell'anno 2000, con la lotta contro la privatizzazione dell'acqua.

Nel contesto di uno spazio di pensiero cui partecipano questo fine settimana rappresentanti di diversi movimenti sociali dell'America Latina, Stati Uniti, Asia, Medio Oriente ed Europa, è stata dichiarata come uno degli assi centrali la lotta per il territorio, inteso non solo nel senso geografico o fisico dove si difende la terra, l'acqua, la flora, la fauna e le risorse naturali, ma, innanzitutto, come uno spazio dove diamo forma ai nostri valori, dove l'essere umano sviluppa e approfondisce la sua relazione con la natura e con i suoi simili.

Questo modo di intendere il territorio -e la lotta per la sua preservazione contro le forze del capitale- trova eco in molte delle storie condivise in tutto il pianeta: la costruzione dell'autonomia zapatista e la difesa attuale delle terre recuperate a partire dal 1994, la difesa della terra a San Salvador Atenco, la lotta contro la costruzione e l'espansione di basi militari statunitensi in Europa (con il caso emblematico di Vicenza), la lotta contro la devastazione provocata dalle compagnie petrolifere in Ecuador, le occupazioni delle terre in Brasile, il movimento piquetero e autonomo in Argentina, la lotta per l'apertura e per la sopravvivenza dei centri sociali autonomi in Europa (oggi minacciati nello stesso modo da governi di destra e di sinistra).

Ed è stato proprio l'insediamento di governi progressisti in alcuni paesi dell'America Latina ad aver suscitato un dibattito in cui Olivera ha sottolineato "che sono spazi vittoriosi, ma il problema continua ad essere: chi decide? poiché in molti di questi governi si continua a decidere dall'alto, per quanto dicano di comandare obbedendo".

"La grande sfida" - ha insistito - "continua ad essere la lotta per una democrazia partecipativa, dal momento che non si tratta solo di sprivatizzare i beni naturali, ma, soprattutto, di sprivatizzare la politica e fare delle decisioni un processo collettivo". In questo contesto - ha avvertito l'attivista boliviano - "non possiamo permettere che questi governi consolidino la politica capitalista e che non cambi niente per i nostri popoli...". E, concludendo, ha lanciato l'invito ad essere trasparenti e in costante movimento... come l'acqua.

(traduzione a cura di radio silvanetti)

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