La Jornada – Lunedì 30 luglio 2007
Marcos: la classe politica nazionale ci disprezza, imprigiona e uccide
Tacho: "Il capitalismo globale, nemico comune di zapatisti e popoli del mondo"
Non perdiamoci di vista, chiede il teniente coronel Moisés chiudendo l’incontro nella selva

HERMANN BELLINGHAUSEN

La Realidad, Chis., 29 luglio - Chiudendo il secondo Incontro dei Popoli Zapatisti con i popoli del mondo, il comandante Tacho la notte di sabato si è rivolto alle migliaia di presenti nel caracol di questa comunità tojolabal: "È un onore essere con voi che andate avanti, lottate e subite le stesse ingiustizie. Abbiamo lo stesso nemico, il capitalismo mondiale che vuole spogliarci delle nostre terre, distruggere le nostre culture".

Ha sottolineato che "in queste terre ribelli i nostri popoli si stanno organizzando per combattere il piano neoliberale e costruiscono l'autonomia vera". Ha chiesto ai seguaci dello zapatismo: "continuate a venire per costruire una grande forza in qualunque parte del mondo". Tacho ha invitato a "continuare a lottare instancabilmente; come disse il comandante Ernesto Che Guevara: 'se avanzo, seguitemi; se mi fermo, spingetemi'. Siamo grati di sapere che anche voi lottate per i nostri diritti di popoli indigeni del Messico e del mondo con l'altra campagna di questa e dell'altra parte e con la Sesta Internazionale".

"Dove vivono i nostri morti"

Il subcomandante Marcos si è rivolto alle basi di appoggio della selva di confine: "Dicono i guardiani, incaricati di orientarci e che si prendono cura di noi, che la luna non è altro che un'ombra, e che il sole nel suo percorso in cielo lascia tracce di luce che la luna raccoglie nella notte, riempiendosi, per poi essere ombra e tornare a crescere".

Questo è il caso nostro, ha proseguito, "perché là fuori molti si domandano 'dove guardano gli zapatisti quando decidono di fare quello che fanno?' È là, dove nasce il sole, dove la luna comincia il lungo bacio sulla pelle della notte, ad oriente, dove vivono i nostri morti, dove riceviamo risposta se domandiamo che cosa fare, dove andare, come deve essere il nostro passo, chi deve essere al nostro fianco". Là si domandano "perché non guardiamo le città ed i programmi televisivi per decidere; perché non prendiamo in considerazione i titoli dei giornali, ma facciamo che si accenda la luce bruna che ci guida e ci comanda, quella dei nostri popoli che voi avete visto questi giorni, le nostre basi di appoggio, municipi autonomi, giunte di buon governo, i nostri compagni e compagne dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale".

Vorrebbero, ha detto, "che il nostro passo fosse guidato dai sondaggi e da quello che dicono i politici, e ci rimproverano di non guardare da quella parte nel momento di decidere e di non mettere la nostra luce bruna al servizio della falsa luce che ci disprezza, ci perseguita, ci ammazza ed imprigiona, quella della classe politica in Messico".

Marcos ha riferito che per decidere il loro cammino gli zapatisti si volgono ad oriente, "alle nostre montagne, dove ora, forse, ci stanno guardando la comandante Ramona, il Sup Pedro e tanti caduti che abbiamo avuto da prima che ci sollevassimo in armi e durante questi quasi 14 anni. Quando voi sarete nelle vostre terre e vi domanderanno perché gli zapatisti fanno quello che fanno, rispondete che a chi dobbiamo rendere conto è ai nostri morti, abbiamo un dovere da compiere e siamo disposti ad unirci a loro per compiere il dovere che abbiamo assunto".

Prima di dichiarare conclusi i lavori dell’incontro, il teniente coronel Moisés ha parlato ai presenti ed agli assenti: "In questi giorni abbiamo dimostrato nella pratica che siamo con voi. Tutto è possibile per il bene e per il proprio popolo. Così come quando siamo apparsi alla luce pubblica voi ci avete compreso, così vogliamo che passiate il messaggio a chi non ha potuto venire. Quello che avete visto in questi giorni è grazie all'appoggio di tutti voi, dei nostri compagni dei municipi autonomi".

La situazione di ogni paese è diversa, "ma ci capiamo". "Grazie davvero. Il vostro appoggio ci ha fatto andare avanti molto. Possiamo gestire le nostre risorse, non abbiamo bisogno di Calderón né di tutti i governatori. Non perdeteci di vista. Noi non vi perderemo di vista. Saremo e siate vigili. Guardiamo in basso, con e per i poveri", ha sottolineato.

In riferimento alla comandante Ramona ed al subcomandante Pedro ("Pedrín lo chiamavamo nel 1985-86"), Moisés ha dichiarato: "Non ci sono, ma ci guardano, si affacciano ad oriente, dove nasce il sole e cammina la luna". Ha ricordato che gli zapatisti sono soliti lasciare questo messaggio "bisogna compiere la missione", ed ha invitato tutti a costruire un grande "noi" con tutti quelli che lottano nel mondo.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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