La Jornada – Giovedì 29 novembre 2007
Denunciano ingiustizie nel carcere di Catazajá, Chiapas, principalmente contro gli indigeni
La giunta di buon governo esige la liberazione del prigioniero politico Gregorio Álvaro Cruz
Ai reclusi è negata l'assistenza medica, perfino d'emergenza, accusano
Costruiscono una strada verso il villaggio di Roberto Barrios che danneggerà gli abitanti della zona

 HERMANN BELLINGHAUSEN

Roberto Barrios, Chis., 28 novembre - La giunta di buon governo (JBG) Nueva Semilla que Va a Producir ha reso note le ingiustizie e gli arbitri che subiscono i reclusi nel Centro di Reinserimento Sociale (Cereso), numero 17 a Playas de Catazajá, in particolare il suo compagno base di appoggio zapatista Gregorio Álvaro Cruz, della comunità Choles de Tumbalá, stabilita su terre recuperate nel municipio ufficiale di Palenque e distrutta dalla polizia statale mesi fa.

I reclusi nel Cereso subiscono "gravi violazioni dei loro diritti, prepotenze ed abusi da parte dei custodi". Ricevono un trattamento aggressivo, "con insulti, perché sono indigeni". È negata loro l'assistenza medica, anche se è d'emergenza: "Vedi di sopportare, smetti di rompere le scatole", dicono loro. Abusano anche dei famigliari che vengono insultati e non viene permesso loro di introdurre cibo.

Invece, quelli che hanno denaro o influenze introducono tutto quello che vogliono. (...) C'è una marcata discriminazione contro la popolazione indigena, in maggioranza choles e tzeltales. Il cibo del Cereso "è molto cattivo, a volte andato a male".

La JBG denuncia in particolare il comandante Francisco Lizcano Cruz, che minaccia le donne in visita. Il direttore, Fernando Orantes Padilla, non risolve mai i problemi e protegge le sue guardie ed i secondini.

Alcuni visitatori, soprattutto donne, sono obbligate a denudarsi completamente "e fare piegamenti, e le trattano in maniera molto volgare". Le secondine Martha María Flores ed Ana Negrón "fanno sparire" gli oggetti che i parenti lasciano all'ingresso. I secondini Eduardo Arturo Herrera, Ezequiel Sánchez, Marcial Gregorio Landero ed uno di nome Enrique abusano ripetutamente di famigliari ed interni.

Per tutto questo gli internati hanno denunciato i fatti alle autorità autonome della zona nord.

La sera del 17 novembre, 10 secondini armati di manganelli e gas sono entrati a perquisire le celle in cerca della denuncia che 84 reclusi avevano firmato per far conoscere queste violazioni ed esigere rispetto. La denuncia è stata trovata nella cella di Gregorio Álvaro Cruz, al quale era stato chiesto di conservarla. Ora stanno "indagando" su chi ha fatto la denuncia per trasferirlo in un altro "Cereso". Gregorio viene tenuto sotto minaccia ed è proibito all'assistenze sociale di comprargli qualsiasi cosa di cui abbia bisogno.

I reclusi possono comprare solo quello che viene venduto alla prigione da José Patrocinio González Blanco Garrido, in onore (lo voglia o no) dell'ex governatore e figlio del passato di Catazajá.

La JBG chiede il rispetto dei reclusi e dei loro famigliari, la destituzione del direttore e dei secondini che compiono abusi e la liberazione immediata di Gregorio Álvaro Cruz, "prigioniero politico" il cui "unico crimine è quello di lottare per un pezzo di terra, come per gli altri membri della comunità Choles de Tumbalá".

Una nuova strada per Roberto Barrios

D'altra parte, è stata accelerata in maniera straordinaria la costruzione di una nuova strada che condurrà alla comunità di Roberto Barrios da oltrefrontiera. Decine di scavatrici, spianatrici ed altri veicoli pesanti e numerosi camion, lavorano giorno e notte. In pochi giorni il paesaggio si è trasformato. Le società costruttrici hanno già realizzato un ponte sul fiume Bascán per attraversare Roberto Barrios.

Sebbene la maggioranza della popolazione (perredisti e zapatisti) si oppongono alla creazione di un centro turistico alle cascate ancora selvagge sul fiume Bascán, l'accelerata creazione di infrastrutture, così come la pressione del governo e degli investitori sulle comunità del luogo sembrano annunciare nuovi conflitti comunitari. Il gruppo priista del luogo è un sostenitore dello sviluppo turistico e dell'eventuale privatizzazione delle terre.

Il tratto carrozzabile prevede l'accesso a Roberto Barrios come destinazione finale. Tutti gli abitanti, indipendentemente della filiazione politica, sono molto preoccupati. La vita della comunità sta per cambiare drasticamente. Questa settimana il villaggio si è riempito di serpenti, sembra cacciati dalle macchine che rompono la terra, i pendii e la vegetazione. La proposta autonoma è preservare il fiume, ma i piani governativi sono diversi.

Visto da qui, lo "sviluppo" futuro sarà a beneficio di altri ed il fiume, sul quale ogni sera arrivano ancora gli zaraguatos [tipo di scimmia - n.d.t.] potrebbe diventare uno stabilimento balneare con hotel e campi sportivi, e gli indigeni finiranno per pagare per lavarsi nel fiume che oggi appartiene loro.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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