La Jornada - 29 gennaio 2007
Luis Hernández Navarro
Cargill: “il mais delle vostre tortillas

Cargill in Messico non perde mai. Quando il prezzo della tortilla sale alle stelle, guadagna. Se importa mais dagli Stati Uniti, ne trae vantaggio. Se, al contrario, si esporta il cereale in altre nazioni, riceve sovvenzioni. Quando si autorizza l'uso, l'utilizzazione e lo sfruttamento di terminali per le granaglie nei porti, se li prende.

Cargill, fondata 140 anni fa, è la seconda industria privata più grande del mondo. Lavorano per lei 149 mila addetti in 72 paesi. La rivista Fortune la colloca al 20° posto tra le compagnie più importanti del pianeta. Si occupa dell'acquisto, lavorazione e distribuzione di grani ed altri prodotti agropecuari. In un opuscolo pubblicitario descrive se stessa come "la farina nel vostro pane, il grano nelle vostre tagliatelle, il sale sulle vostre fritture. Siamo il mais delle vostre tortillas, il cioccolato del vostro dolce, il dolcificante della vostra bibita. Siamo l'olio dei vostri sughi e carne, maiale o pollo che mangiate a cena. Siamo il cotone dei vostri abiti ed il fertilizzante del vostro campo".

La multinazionale ha iniziato ad essere presente in Messico più di 80 anni fa, compiendo incursioni in operazioni forestali nel nordest. Due decenni dopo, riprese le sue attività, ora nell'ambito agricolo. Nel 1972 inaugurò il suo primo ufficio in territorio nazionale con sei impiegati. Il Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord (TLCAN) in primo luogo, e la scomparsa di Conasupo poi, aprirono enormi vuoti sul mercato nazionale delle granaglie che furono occupati dal gigante. Da allora, la sua presenza nell'agroindustria messicana è inarrestabile.

Il TLCAN stabilisce che le importazioni di mais statunitense possono essere soggette a determinate quote stabilite ogni anno che, in caso di superamento, richiedono il pagamento di un dazio. Tuttavia, il governo messicano ha eliminato unilateralmente questa protezione, permettendo l'entrata di maggiori volumi di granaglie senza alcun dazio. Solo tra il 1994 e 2001, le importazioni fuori quota sono ammontate a quasi 13 milioni di tonnellate. Le grandi agroindustrie come Cargill e ADM hanno venduto la maggioranza del mais che il Messico ha comperato negli Stati Uniti, avvantaggiandosi enormemente dall'importazione del cereale senza pagare dazio. Inoltre, hanno beneficiato del sussidio nascosto presente nei crediti all'esportazione che Washington concede. Ana de Ita ha documentato ampiamente queste pratiche.

Le risorse destinate ai programmi di pignoramento, magazzinaggio, movimentazione, nolo e cabotaggio perché il raccolto di mais di Sinaloa (il più importante del paese) sia trasportato in posti remoti, così come per permettere il suo ingresso sul mercato in modo scaglionato nel tempo, sono state generosamente concesse a Cargill. Quando, come successo nel 2006, la multinazionale esporta centinaia di migliaia di tonnellate del cereale in altri paesi, il governo messicano sovvenziona l'affare.

I produttori commerciali di mais bianco nel nostro paese ricevono per il suo prodotto un prezzo concordato col governo chiamato prezzo obiettivo. Questo è maggiore di quello stabilito sul mercato internazionale più i costi di nolo e di magazzinaggio dal riferimento di New Orleans fino al punto di consumo in Messico (noto come prezzo di indifferenza). Questa differenza tra prezzo obiettivo e prezzo di indifferenza può fluttuare tra 450 e 500 pesos la tonnellata che paga il governo e non le industrie che commercializzano il grano, le quali sborsano solo il prezzo di indifferenza. Cargill, come una delle più importanti accaparratrici del cereale, ottiene così, in maniera indiretta, un importante sussidio.

Nel 2002 la Commissione Federale di Competenza ha autorizzato Cargill all'uso, l'utilizzazione e lo sfruttamento di una struttura portuale specializzata a Guaymas, Sonora, insieme al Gruppo Contri, la cui attività preponderante sono silos per la raccolta, conservazione, mantenimento, immagazzinamento e commercializzazione di ogni tipo di granaglia, principalmente grano, mais e saggina. Il gigante controlla, inoltre, il porto di Veracruz, ingresso principale delle importazioni di granaglie.

Cargill ha incontrato un piccolo contrattempo in terre messicane, quando nel 2001 il Congresso approvò un'imposta speciale sulla produzione e usi (IEPS) del fruttosio (edulcorante elaborato a partire dal mais). La multinazionale importava circa 385 mila tonnellate l'anno del prodotto. La questione è finita nei tribunali commerciali internazionali. Il Messico ha perso la causa.

Denunciata come uno dei principali responsabili del rialzo del prezzo della tortilla, ha comperato ed immagazzinato 600 mila tonnellate di mais di Sinaloa a 1.650 pesos la tonnellata, che mesi dopo ha venduto a 3.500 pesos. Ora, con la liberalizzazione delle quote di importazione del cereale, si presume per abbassare i prezzi, otterrà un nuovo beneficio. Secondo Lorenzo Mejía, presidente dell'Unione Nazionale degli Industriali dei Mulini e Tortillerías, "noi dei mulini non potremo importare e cercheremo i servizi di Cargill".

L'azienda ha respinto le accuse e di fronte all'ondata di indignazione, ha negato di essere "il mais delle vostre tortillas". "Cargill ha esposto in un comunicato condiviso con consumatori, gli industriali della pasta e della tortilla, così come con l'industria dell'allevamento, la sua preoccupazione per l'alto prezzo che il mais ha raggiunto negli ultimi tempi". Ha accusato dell'aumento il libero mercato ed ha assicurato che l'acquisizione delle granaglie messicano da parte di allevatori di maiali nazionali ha provocato pressioni al rialzo.

L'esperienza messicana con Cargill dà la ragione alle dichiarazioni di Felipe Calderón a Davos. Nelle passate elezioni del 2 luglio in Messico, ha vinto il libero mercato. Ha trionfato un modello che permette la speculazione sul principale alimento della dieta popolare, che orienta i sussidi pubblici verso i profitti privati, che auspica pratiche monopolistiche, che distrugge l'economia rurale. È risultato vittorioso un modello che fa della devastazione e del lucro la sua ragion d'essere.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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