La Jornada - Domenica 28 ottobre 2007
Ha armato la società civile per attaccare la società civile, afferma il vescovo di Saltillo
 Zedillo, colpevole di crimini di lesa umanità ad Acteal, dice Raúl Vera
 Gabriel León Zaragoza

Il vescovo della diocesi di Saltillo, Coahuila, Raúl Vera, ha affermato che le esecuzioni ad Acteal, Chiapas, contro la popolazione tzotzil furono crimini di lesa umanità, sui quali, a 10 anni dagli avvenimenti, resta da chiarire la responsabilità dello Stato messicano, considerato che "è più che comprovato" che ci fu una guerra di bassa intensità, realizzata dai gruppi paramilitari ed auspicata dall'Esercito Messicano che "armò la società civile per attaccare la società civile".

Il prelato ha ricordato che esiste una denuncia depositata presso la Commissione Interamericana ddi Diritti Umani (CIDH) contro lo Stato per il massacro di 45 indigeni di Acteal, ritenendo che deve essere condannato l'ex presidente Ernesto Zedillo per crimini di lesa umanità".

Nell'intervista, ha affermato che è ormai tempo che "esca la verità" sui fatti sanguinari di dieci anni fa, ed ha sollecitato il governo federale a fare luce sul massacro, ma "non per ingannare" né per "lavare la faccia dell'Esercito", come successo recentemente nel caso del villaggio di Castaños, Coahuila.

Ha assicurato che contrariamente a quanto si vuole omettere in maniera ufficiale, tra la popolazione c'è la memoria storica, per cui deve prevalere l'identità sociale".

Ha ricordato che all'epoca dei fatti era vescovo coadiutore di San Cristóbal de Las Casas, ed emise un comunicatoo nel quale denunciava che nella diocesi "stavamo documentando" il processo di paramilitarizzazione del Chiapas e la formazione di questi gruppi emanazione delle forze armate.

Ha ricordato che era tanto intensa la presenza di forze paramilitari nelle zone zapatiste che alla vigilia di Acteal lui ed il vescovo Samuel Ruiz furono aggrediti da questi gruppi. Il giorno dopo quei fatti, il fratello del prelato fu aggredito a martellate.

"I segni che si vedevano erano quelli di un attacco frontale allo zapatismo, e quello che noi avevamo ben identificato era che i paramilitari erano creati dall'Esercito Messicano. Si trattava di soldati che passavano in questi gruppi come pensionati; erano i principali istruttori e fornivano loro armi di esclusiva dotazione dell'Esercito; inoltre, venivano abbigliati in stile castrense, ma senza insegne, con capelli corti tipo militare e non usavano identificazione".

Ha affermato che Acteal "è un caso emblematico nel paese, molto significativo, perché attaccarono persone profughe che appartenevano al gruppo di Las Abejas, che era nato con la caratteristica completamente pacifista". Inoltre, per la prima volta i paramilitari ammazzavano delle persone dentro una chiesa, poiché in altri casi si limitavano a causare danni nelle cappelle.

"Il governo federale credette che seminare terrore tra la gente che riteneva ribelle avrebbe eroso le sue posizioni, ma è accaduto il contrario, commise un crimine di Stato e nacque quello che la popolazione definisce ora i martiri di Acteal", ha sottolineato Vera López.

Ha affermato che nel caso delle popolazioni delle zone di Chenalhó, la posizione ufficiale voleva dimostrare che le esecuzioni ebbero luogo a causa di un conflitto per un banco di sabbia, "ma i fatti smentiscono questo, perché ci fu tutto un processo di paramilitarizzazione nelle regioni dove c'erano basi zapatiste". Ha aggiunto che l'attacco di quasi 10 anni fa presentava "un disegno di tipo kaibilesco (gruppo terroristico di Stato in Guatemala)".

Ha spiegato che è dimostrato e documentato che le incursioni paramilitari di quel periodo "avvenivano sempre con dei pretesti", al fine di "collocare militari nelle zone zapatiste".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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