La Jornada – 26-27 settembre 2007
Offensiva contro le zone zapatiste
Espropri agli zapatisti, asse della contrainsurgencia
Blanche Petrich

Nei nove mesi di governo di Felipe Calderón, i territori indigeni del Chiapas, ed in particolare le zone dove si sono installate le giunte di buon governo zapatiste, hanno sperimentato "un'offensiva brutale" che combina un'azione combinata tra i 79 accampamenti militari permanenti installati nello stato e le autorità locali priiste, le istituzioni agrarie ed i gruppi paramilitari che si nascondono dietro sigle di organizzazioni contadine. Secondo un dettagliato studio sul campo "che ha rastrellato valle per valle, caracol per caracol, tutti i municipi autonomi", realizzato da brigate di osservazione delle basi zapatiste e dal Centro di Analisi Politica e Ricerche Sociali ed Economiche (CAPISE), migliaia di famiglie corrono il pericolo di essere private delle loro terre e beni entro breve termine. Gli sgomberi comprendono 10.544 ettari e sono giustificati da sentenze irregolari emesse dal Tribunale Unitario Agrario, sempre a favore dei gruppi contadini che nascondono dietro le loro sigle noti leader paramilitari.

CAPISE elenca 13 comunità ad alto rischio. Due sezioni dell’ejido Mukulum ed otto villaggi di Agua Azul, municipio Chilón; Ranchería El Nance, Altamirano; comunità 24 de Diciembre, municipio Margaritas; San Juan del Río, San Alfredo, Casa Blanca, Miguel Hidalgo, 20 de febrero, Nuevo Rosario, municipio autonomo La Garrucha (Ocosingo), Nueva Revolución e San Patricio, municipio Roberto Barrios.

Ernesto Ledesma, direttore del CAPISE, ha dichiarato: "È il più grande attacco visto negli ultimi nove anni", simile alle cruente tappe dei governi di Absalón Castellanos e Roberto Albores. Avrà come conseguenza l’esproprio di terre "di massa, sistematico e legalizzato a priori", ha avvertito. Il più recente lavoro di questa squadra di ricercatori, che lavora nell'area da cinque anni, è stato presentato ieri qui in conferenza stampa. Illustra come i 79 accampamenti militari disseminati sul territorio, comprese almeno quattro unità del Gruppo Aeromobile delle Forze Speciali (Gafes), hanno consolidato la militarizzazione e l'applicazione di una politica contrainsurgente nello stato.

"La ricomposizione della Segreteria della Difesa in Chiapas - ha spiegato il ricercatore - dà l'apparenza di una graduale uscita di truppe dalla regione, ma quello che succede è esattamente il contrario: è uscita la quantità di truppa e si è introdotta la qualità castrense con l'obiettivo chiaro di smantellare i municipi autonomi operando con la copertura articolata della procura, della Segreteria della Riforma Agraria, del Congresso dell'Unione, delle segreterie di Comunicazioni e Trasporti e Governo ed il governo di Juan Sabines".

Lo spiegamento di unità di "qualità castrense" in accampamenti confinanti con zone dove si trova la retroguardia dell'EZLN - come sono le vallate di La Garrucha (La Sultana), Las Tacitas e Taniperlas - include non solamente le brigate di fanteria ma altre unità d'élite, come Gafes e gruppi delle Forze Speciali e Forze di Intervento Rapido (FIR) che hanno l'equipaggiamento e la capacità di realizzare operazioni "ad alto impatto" contro "terrorismo e gruppi armati", secondo i documenti della Sedena.

Ledesma ha denunciato che la sospensione della seconda tappa dell'altra campagna, che doveva svolgersi nei prossimi tre mesi, da ottobre a dicembre, "obbedisce a questa realtà", poiché l'offensiva descritta nel documento "La embestida del Estado mexicano contra los pueblos indígenas y sus territorios" continua a considerare l'EZLN il "nemico interno" e vuole disarticolare il tessuto sociale di comunità che hanno la rappresentatività politica e sociale nelle giunte di buon governo. "Questo spiegamento contrainsurgente in Chiapas non è la lotta contro l'EPR ma contro l'EZLN e le sue basi civili", ha affermato Ledesma. Ha assicurato che l'offensiva ha a che vedere con l'efficiente funzionamento dei caracoles e delle JBG, al punto di costruire nella regione un governo alternativo che gestisce domande e necessità, agisce come interlocutore a tutti i livelli ed è perfino riconosciuto da popolazioni non zapatiste come istanza per dirimere conflitti, poiché agisce secondo gli usi e costumi e nell'interesse comunitario. "Per un gran numero di comunità che non militano direttamente nelle strutture zapatiste, diventare basi di appoggio zapatiste è l'unica copertura sulla quale contano", ha segnalato.

Lo studio, integrato con le informazioni raccolte dalle Brigadas de Observación Tierra y Territorio, documenta centinaia di espropri, attacchi, minacce, incendi di case, blocchi di strade, disboscamenti, distruzione di beni collettivi, porto illegale di armi e casi di privazione della libertà da parte di appartenenti a gruppi che, come la OPDDIC, contano tra i loro dirigenti noti paramilitari.

L'Esercito ha raggruppato le sue unità nel territorio indigeno del Chiapas nei due scorsi anni, dispiegando forze speciali nella modalità di raggruppamenti o grandi unità in tutte le vallate e regioni dove esiste conflittualità tra comunità zapatiste e villaggi controllati da gruppi dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), dell'Associazione Rurale di Interesse Collettivo (ARIC) e dell'Unione di Unioni, di filiazione priista o perredista, che negli ultimi anni hanno guidato la persecuzione contro i municipi autonomi e le giunte di buon governo.

La conseguenza di questa riorganizzazione, scoperta dal Centro di Analisi Politica e Ricerche Sociali ed Economiche (CAPISE) nello studio sul campo, è che al piano constrainsurgente vigente da 13 anni si è sommata una strategia di esproprio di terre contro le basi di appoggio zapatiste nelle zone della Selva, Cañadas, Altos ed il nord dello stato. In questo nuovo modo di operare si è inserito un fattore che non si era visto prima, spiega il direttore del CAPISE, Ernesto Ledesma: "C'è un'articolazione flagrante tra l'Esercito federale, la Segreteria della Riforma Agraria, la Procura Agraria ed i gruppi contadini ostili allo zapatismo". L'obiettivo principale, conclude la ricerca, è togliere alle comunità nate dalla sollevazione ribelle del 1994 tutte le terre recuperate nel periodo immediatamente successivo alla sollevazione.

La più recente ricerca del CAPISE, elaborata dalle brigate di osservazione dei coloni zapatisti e dai membri del centro di analisi, è riuscita a realizzare una mappa della zona, nel quale si vede con chiarezza che proprio nelle zone dove c'è maggiore tensione tra comunità priiste e zapatiste, sempre per conflitti per terre recuperate di cui i gruppi ostili ai ribelli vogliono appropriarsi, c'è sempre una, due e perfino tre posizioni militari. In tutti i casi si tratta di forze speciali o quartieri che alloggiano due brigate di fanteria.

Questo spiegamento è stato osservato, per esempio, a Taniperla, che è il villaggio in cui si è formata la Opddic con la direzione di Pedro Chulín, riconosciuto da anni come capo di un gruppo paramilitare, ex deputato priista, alleato dell'ex governatore Roberto Albores nella distruzione del primo tentativo di municipio autonomo realizzato in questo luogo. In questo caso, la brigata militare si trova dentro la stessa comunità.

Lo stesso spiegamento di unità d'élite si è osservato a San Caralampio, le valli di Las Tacitas e La Garrucha, e nella valle tojolabal. Salvo le brigate di fanteria dispiegate a El Eden ed Altamirano, in tutti gli altri quartieri si trovano raggruppamenti (due brigate) o gruppi aeromobili delle forze speciali.

"A partire dal contatto e dalla convivenza delle comunità con la truppa delle unità speciali rileviamo un ritmo molto accelerato della decomposizione sociale. A differenza di quello che fanno le brigate convenzionali, che installano bordelli con prostitute portate dalle città vicine, in questi villaggi sviluppano i servizi di prostituzione con la popolazione locale. Si è inoltre osservato che in ognuno dei villaggi che si rapportano con i quartieri militari, nel lasso di tempo da uno o due anni si sono acutizzate le aggressioni contro le popolazioni zapatiste. I gruppi vicini al PRI o PRD fanno pressioni per cacciare dalle comunità le basi ribelli".

I ricercatori hanno raccolto informazioni che permette di descrivere tutta una serie di metodi per ottenere l'esproprio delle terre recuperate, che include il furto di raccolti e legna, minacce, incendio di case, chiusura di strade, disboscamenti, distruzione di beni collettivi, porto di armi e, in alcuni casi, privazione della libertà delle basi zapatiste.

In ognuno dei conflitti è stato identificato il capo stesso dell'aggressione. Attualmente, presso il Tribunale Unitario Agrario ci sono centinaia di controversie da risolvere, in maggioranza sono istanze della Opddic che reclama come proprie terre degli zapatisti. Quando la Procura Agraria invia suoi visitatori o notai, in generale questi avallano assemblee irregolari. E quando la crisi minaccia di scatenare violenze, arrivano sul luogo pattuglie di Pubblica Sicurezza statale o municipale che appoggiano incondizionatamente i gruppi ostili, lasciando indifesi coloro che appartengono alle basi di appoggio zapatiste. Alle entrate dei villaggi - o perfino dentro - stazionano le truppe speciali dell'Esercito che intrattengono aperta rapporti con i leader aggressori. "La complicità è flagrante", afferma Ledesma.

Con lo spiegamento di 29 accampamenti della 39 Zona Militare nella Selva e nel nord dello stato ed altri 23 della 31 Zona nelle Cañadas e gli Altos, che comprende almeno quattro GAFES, sei compagnie di fanteria non inquadrate (CINE) ed un battaglione di comunicazioni speciali che non dipende dalla Regione Militare VII - di giurisdizione del Chiapas - ma direttamente dal Campo Militare numero uno, a Città del Messico, "si può capire che questo spiegamento militare ad alto impatto per operare contro il narcotraffico, il crimine organizzato, gruppi armati o terrorismo, come riportato nei manuali della Segreteria della Difesa Nazionale, è pronto ad eseguire un ordine ed entrare in azione", sottolinea il direttore di CAPISE.

Alla domanda se si tratti di uno scenario per entrare in azione non solo contro le basi zapatiste, ma anche contro l'EZLN, chiarisce: "Dal punto di vista tattico è pronto. Questo non vuol dire che attaccherà. Solo che può farlo in qualsiasi momento".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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